mercoledì 27 febbraio 2013

Un Re siliente...


Da l’AltraPagina.it del 24 febbraio 2013 (link), riporto un interessante spunto di riflessione dalla collega Patrizia Bonaca sulla resilienza, caratteristica fondamentale per diversi profili professionali.
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E tu... quanto sei resiliente?
(di Patrizia Bonaca)

La pillola di questa settimana prende spunto da un interrogativo appartenente al sociologo Antonovsky e cioè: Come mai numerosi lavoratori si ammalano sotto i colpi e i dardi di una sorte crudele al lavoro o al di fuori di esso, mentre altri restano sani o godono persino di ottima salute?

Secondo Antonovsky, una delle numerose spiegazioni del fenomeno risiede nel diverso senso di coerenza dei lavoratori e quindi, dico io,  nella diversa  padronanza di buon senso da parte di quest’ultimi.

Il counseling si occupa proprio di questo e cioè di infondere un senso di coerenza e competenza per la vita integrando le competenze proprie della persona con competenze trasversali derivanti dalla psicologia, filosofia, sociologia, antropologia e letteratura. L’aumento del senso di coerenza serve da punto di svolta nella gestione degli eventi negativi. L’acquisizione di tali competenze, a qualsiasi età, e il loro utilizzo nel corso della vita consente all’individuo di far fronte più efficacemente alla maggior parte dei fattori di stress ai quali può essere sottoposto, contribuendo ad aumentare la sua resilienza.

Intendendo per resilienza la capacità dell’individuo di affrontare le avversità della vita, di superarle e di uscirne rinforzato e addirittura trasformato positivamente.

Tramite il counseling si permette all’individuo di tracciare un ponte tra il passato e il futuro,  rielaborando positivamente le esperienze fatte, dandogli la possibilità di mettere a frutto la potenzialità rinnovatrice che è dentro ognuno di noi. L’obiettivo non è risolvere i problemi ma rafforzare le competenze necessarie per affrontare nuove sfide..

L’esercizio che propongo è quello di provare a misurare la propria resilienza…da uno a dieci quanto avete resistito di fronte alle esperienze difficili della vostra vita?…quanto avete aspettato prima di dire: va bene accetto le sue condizioni,  basta che finisce!

Concludo riportando una frase di Hemingway in Addio alle Armi “Il mondo ci spezza tutti quanti, ma solo alcuni diventano più forti la dove sono spezzati”.

lunedì 25 febbraio 2013

Evento AIF Lazio 26 febbraio 2013 - Il Cartel: un dispositivo per lavorare il sapere

Ho il piacere di presentarvi il primo evento organizzato da AIF Lazio per l'anno 2013. 
Il titolo è Il cartel: un dispositivo per lavorare il sapere, che si terrà domani, 26 febbraio 2013 a Roma c/o lo studio dell'Avv. Locasciulli (P.za della Maddalena 6, zona Pantheon), dalle 15,30 alle 18,30.

Focus

Il cartel lacaniano può essere definito come un metodo di lavoro per piccoli gruppi impegnati nell'apprendimento e nella ricerca. Il metodo è orientato alla valorizzazione del contributo dei singoli e intende "proteggere" il lavoro individuale da possibili effetti negativi del gruppo, quali ad esempio l’omologazione e l’appiattimento sulle posizioni del leader.

Il metodo viene studiato e rigorosamente applicato dalle Scuole di Psicoanalisi Lacaniane di tutto il mondo. Ma l’obiettivo del seminario non è tanto quello di proporne l’adozione tout court ai formatori, quanto quello di favorire un’appropriazione e una rielaborazione di quegli elementi chiave che possono essere utili all’attività associativa. L’innovazione, infatti, si nutre di dialogo e contaminazioni.

Relatori:

- Emilia Cancellaro, responsabile della formazione di Ar Net, psicologa del lavoro e psicoterapeuta, è membro del Forum Psicanalitico Lacaniano di Roma.
- Beatrice Lomaglio, formatrice e coach, è consigliere del Direttivo Regionale AIF Lazio e Presidente dell’Associazione Fabricamente, impegnata per l’innovazione in formazione.

Sul nostro sito (link) trovate tutte le informazioni per l'iscrizione al seminario.


venerdì 22 febbraio 2013

Mio articolo su AIF Learning News


Sulla rivista on-line dell’AIF - Associazione Italiana Formatori, nel numero di febbraio 2013 - anno VII, n.2 è stato pubblicato un mio articolo dal titolo “NO Powerpoint... ovvero si può essere formatori (e comunicatori efficaci) andando oltre le slide”. Per leggerlo, andate al seguente link.

L’articolo, scritto in collaborazione con il mio caro amico e collega Michele Cardone, riporta una sintesi delle attività svolte nell’omonimo seminario, tenuto da noi per la Delegazione Regionale di AIF Lazio (del quale, dal 2012, sono Consigliere del Direttivo) l’8 ottobre scorso. Sul seminario si può consultare anche il relativo post, in cui ho riportato i materiali utilizzati ed alcuni riferimenti bibliografici.

Senza alcun tipo di chiusura “di principio” verso i vari software di presentation design presenti sul mercato, citando l’introduzione dell’articolo, “‘NO Powerpoint’ [...] vuole essere soprattutto un’espressione ironica e provocatoria, per sollevare l’attenzione su quello che da oltre 20 anni è uno stereotipo di formatore, il cui mestiere, purtroppo, è troppo spesso quello di limitarsi a commentare delle slide. Stiamo forse dando troppa importanza allo strumento e meno a chi lo utilizza? La formazione è Powerpoint? La chirurgia è forse il bisturi? Tali domande sono state il nostro riferimento durante le attività del seminario”

Concludo che in considerazione degli ottimi riscontri avuti sia in aula che on-line con Michele abbiamo deciso di “mettere in cantiere” una versione “2.0” (che “andrà in scena” il 26 novembre prossimo a Roma) e, chissà, anche una futura pubblicazione... infatti, parafrasando una famosa frase, le vie del formatore sono infinite, soprattutto quando servono a rendere più efficace l’apprendimento.

Buona nettura!
Stefano

giovedì 21 febbraio 2013

Situazione in Sudan

Ieri (20 febbraio 2013), in occasione della presentazione del rapporto 2013 sul Sudan (vedi post), organizzato dall'associazione Italians for Darfur, al termine del convegno sono stato intervistato da Radio Radicale e da Area News sulle prosettive di pace nel Sudan.

Riporto di seguito i link alle tracce audio delle interviste: 

Inoltre, nello specifico sulle relazioni tra Nord e Sud Sudan, trovate di seguito le slide che ho preparato per la lezione al master in Peacekeeping and Security Studies a Roma Tre.


Buon ascolto e buona lettura!
Stefano


martedì 19 febbraio 2013

Roma - 20 febbraio 2013 - Presentazione rapporto 2013 sul Sudan


Riporto la locandina e, di seguito, il comunicato-stampa dell'ANSA, sull'evento di domani (dal titolo: Sudan, una terra in fiamme), che si svolgerà a Roma, presso la Biblioteca del Senato, ore 12. Io farà un intervento sulla missione di pace UNAMID e sulla recente risoluzione ONU sui rapporti tra Nord e Sud Sudan. Oltre a me, ci saranno poi importanti relatori su diversi temi legati al conflitto nel Darfur e alla situazione nel Sudan.

SENATO: CONVEGNO E MOSTRA FOTOGRAFICA SU DARFUR IL 20/02
(ANSA) - ROMA, 15 FEB
La Sala Atti parlamentari della Biblioteca del Senato ospitera' mercoledi' 20 febbraio, alle ore 12, l'incontro ''Sudan, una terra in fiamme'' in occasione dell'inaugurazione della mostra fotografica ''Volti e colori del Darfur''. All'incontro, riferisce una nota del Senato,  interverranno il senatore Pietro Marcenaro, presidente della Commissione Diritti Umani, Abdel Wahid al Nur, fondatore del ''Sudan Liberation Movement'', Stefano Cera, docente di mediazione interculturale e religiosa all'Università Pontificia Salesiana, Antonella Napoli, presidente di ''Italians for Darfur'' e Alessandra Mancuso, portavoce di GIULIA (Giornaliste Unite Libere Autonome). 
La mostra fotografica potra' essere visitata dal pubblico fino a venerdi' 22 febbraio, negli orari di apertura della Biblioteca. (ANSA).

lunedì 18 febbraio 2013

La pace... secondo Moni Ovadia


Dal documentario Le finestre di Beslan (2006), di Igor d’India e Martino Lo Cascio - sul tragico sequestro della scuola della città dell'Ossezia del Nord (settembre 2004), che si è conclusa con la morte di oltre 400 persone - estrapolo questa bella definizione di pace, data da Moni Ovadia (grande attore teatrale italiano).

“La pace è la più difficile delle guerre… perché la pace è la guerra che fai contro te stesso. 
In che senso? Che per avere una vera pace tu devi avere posto per accogliere l'identità dell'altro… e scavare dentro sé stessi fa male”.

sabato 16 febbraio 2013

"Segni" di leadership

(Data ultima consultazione: 24 maggio 2014)

Oltre alla gestione delle controversie, un altro dei miei argomenti “preferiti” è sicuramente quello della leadership (d’altra parte trovo che i temi siano strettamente collegati - non a caso il titolo di uno dei testi più importanti sulla negoziazione è The manager as negotiator di David Lax e James Sebenius, 1986). 

Su questa troviamo su youtube una scena molto interessante, tratta dal film Sister act - Una svitata in abito da suora (1992), che ho riportato nel mio blog in modalità embedded. E’ una delle scene più importanti, quella in cui Suor Maria Claretta (Whoopi Goldberg) prende le redini del coro, mostrando grandissime capacità di leadership.

Secondo Gian Piero Quaglino (curatore, insieme a Claudia Piccardo, di un volume fondamentale nell’uso del cinema nella formazione, Scene di leadership, 2006) da questa scena si possono “estrarre” diversi segni caratteristici della leadership: accettare la sfida; andare al centro della “scena”; cedere il potere; conoscere le persone; dare valore all’errore; usare l’ironia; dare attenzione alle persone; stabilire un contatto con esse; motivare le persone; prendere un impegno; riconoscere la leadership precedente.

Il mio invito quindi è vedere questa scena (purtroppo è solo una parte, ma non ne ho trovato altre versioni on-line) cercando di “rintracciare” questi segni, anzi di trovarne degli altri per arricchire i suggerimenti di Quaglino.

Concludo riportando un passo da un saggio dello stesso Quaglino (tratto da Il mondo, che sta nel cinema, che sta nel mondo, 2003, p. 105) che riassume, a mio avviso, splendidamente il concetto di leadership, sempre più “arte della guida” e sempre meno “arte del comando”:
“Se molti dei frequentatori delle aule di formazione manageriale sono ancora affezionati all’idea che la leadership sia l’arte del comando io subito tendo a dire che la leadership è l’arte della guida e non l’arte del comando. La leadership è l’arte di perdere il potere, non di conquistarlo e neanche di mantenerlo. Soltanto quelli che sanno cederlo, trasferirlo ad altri, rappresentano il massimo della leadership. Per questo motivo voglio farvi vedere un piccolo brano di un film. Sei minuti, non di più, che per me rappresentano un compendio di leadership, quello che potrei dire a voi in sessanta ore probabilmente”. La scena in questione è, ovviamente, quella tratta da Sister act

"Che la leadership sia con voi!", sempre a proposito di film “famosi” (e di "ambienti sacri")...
Stefano

mercoledì 13 febbraio 2013

Ascoltare per mediare


Mi fa molto piacere ospitare nel mio blog contributi esterni “di qualità” (almeno, quelli che secondo me lo sono!). Stavolta ospito volentieri la tesina di Raffaela Corrias che ho conosciuto al “Master in Mediazione culturale e religiosa”, organizzato dall’ASUS - Accademia di Scienze Umane e Sociali e dalla Facoltà di Filosofia dell’Università Salesiana. 

Oltre alla frequenza del master, Raffaela collabora, a livello locale e internazionale, con Associazione Mondo 2000 e Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico in progetti di formazione, di interculturalità e di promozione della cultura del volontariato. La tesina riguarda il modulo “Mediazione e gestione interculturale dei conflitti”, da me tenuto. 
Buona lettura! :)
Stefano
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L’ascoltatore fino e puro deve immergersi con la concentrazione fino a cogliere il senso profondo del discorso e la reale disposizione d’animo di chi parla.(Plutarco)

Soffermarsi sulla centralità di un buon ascolto capace di favorire il riconoscimento degli interlocutori e, di conseguenza, uno scambio, un dialogo, volto alla trasformazione di un conflitto e/o al raggiungimento di un obiettivo vincente per le parti in causa, significa cominciare a comprendere quale sia il ruolo di un mediatore.

La filosofia stessa, attraverso la nascita del cosiddetto “movimento del pensiero dialogico” nel XX secolo, fornisce degli spunti estremamente interessanti in questa direzione. Il movimento del pensiero dialogico ebbe, infatti, come propria peculiarità il passaggio “dall'egotismo all'alterità”: l’io è, si scopre, si conosce e si rivela grazie al tu. Il dialogo, nell’ascolto reciproco, è l’incontro tra due esistenze che si impegnano ad esplorare insieme la verità di ciò che sono e sentono.
Questo aspetto si riscontra con evidenza nella Bibbia, terreno di incontro e scontro linguistico, dove Dio e l’uomo si cercano, si perdono, rilanciano, si ascoltano, attraversano il deserto del silenzio, si capiscono e vivono il dramma dell’incomprensione. L’apertura dialogica è autentica solo quando l’esito del dialogo non è conosciuto a priori. La novità può germogliare da un sincero ascolto e scambio con l’altro che completa e trasforma realmente. Dio stesso non possiede la totalità delle risposte e si rivolge all’uomo per modellare insieme a lui la Storia e le storie. La parola, davar, ha una vocazione dialogica, creatrice. La parola ebraica è già creazione in sé (diversamente dal nostro detto “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”). Se si riduce la parola a cosa tout-court, la si degrada a chiacchiera incapace di promuovere un incontro vero tra un io e un tu.  Il dialogo ha bisogno dell’ascolto, del silenzio e della rinuncia e deve essere capace di misurarsi con la precarietà. Come sottolinea André Neher, si instaura la relazione solo quando si accetta l’universo dell’altro mediante il sacrificio del proprio. L’altro non è colui che va convinto, ma colui che va accolto. La mediazione e gestione dei conflitti, dunque, sono possibili ed efficaci solo se orientate da un reale e profondo ascolto.

Il dizionario online Sabatini Coletti definisce il verbo ascoltare come “stare intenzionalmente ad udire qualcosa o qualcuno”. Da questa definizione emergono due aspetti centrali: l’intenzionalità e, quindi, la scelta dell’ascolto, e il fatto che oltre ad udire qualcuno si possa anche udire qualcosa, il che richiama a un’attenzione a  360 gradi capace di cogliere aspetti legati non solo al verbale, ma anche al paraverbale e all’ambiente in cui avviene l’ascolto.

Molti disagi sono generati da una mancanza di ascolto del proprio sé e dell’altro. Così anche molti conflitti, tra persone, comunità, gruppi etnici, nazioni, si sviluppano e si incancreniscono per mancanza di ascolto. In un mondo e in una società come la nostra, dove emergono situazioni che indicano una incapacità all’ascolto, le “professioni di ascolto” assumono un ruolo di particolare rilevanza.
La figura stessa del mediatore rientra, per alcuni aspetti, in questa categoria. Il mediatore, infatti, non può essere tale a prescindere dallo sviluppo di una capacità di ascolto articolata e paziente. Per mediare e, quindi, rendere compatibili punti di vista diversi, è innanzitutto fondamentale essere consapevoli dell’esistenza di tali punti di vista. Per esserne consapevoli è necessario, appunto, ascoltare.

Ascoltare è funzionale al capire ed è un’attività chiamata ad attraversare diversi livelli di profondità. Molto interessante, a questo proposito, è il TED Talk di Ernesto Sirolli (http://www.youtube.com/watch?v=chXsLtHqfdM) “Want to help? Shut up and listen!”Ernesto Sirolli racconta, infatti, dei sui primi anni di lavoro nella cooperazione italiana in Africa costellati da una serie di insuccessi e condivide, nello specifico, la storia di un progetto realizzato e fallito in Zambia: la volontà di promuovere l’agricoltura in un determinato territorio fallì proprio per mancanza di ascolto delle persone locali.

Come può, dunque, il mediatore mettersi in ascolto? È, innanzitutto, importante definire alcuni aspetti che devono essere coltivati dal mediatore ai fini di un buon ascolto: 
- mantenere il contatto oculare con i propri interlocutori
- lasciar finire di parlare l’interlocutore
- approfondire la comunicazione con domande mirate
- controllare la comunicazione non verbale
- rimandare all’interlocutore riconoscimenti positivi
- sospendere il giudizio
- rimanere obiettivo

Partendo dal presupposto che esiste una dispersione del messaggio nel suo passaggio da emittente a ricevente, è fondamentale per il mediatore ascoltare per capire e parlare per farsi capire anche in relazione al contesto culturale (tale relazione al contesto rappresenta, essa stessa, una importante forma di ascolto).

Ascoltare, per il mediatore, significa impegnarsi per raccogliere il maggior numero possibile di informazioni. Questa attività sarà possibile se esisterà un equilibrio efficace tra il tempo dedicato all’ascolto vero e proprio, a quello dedicato a fare domande, a quello destinato a verificare la propria comprensione e, infine, al tempo investito per fare una sintesi delle argomentazioni presentate dall’interlocutore. Sarà importante ascoltare attentamente ciò che la persona dice (significato oggettivo) e come lo dice (significato soggettivo). Per “ascolto attivo”, dunque,  non si intende che il mediatore dica cosa fare, prestando attenzione unicamente al “contenuto razionale” del consiglio e fornendo soluzioni sensate, ma piuttosto che sia mosso dall’empatia ossia dello sforzo reale alla comprensione e dalla manifestazione sensibile della propria partecipazione.

Il processo di ascolto è, quindi, articolato (è necessario prestare attenzione a quello che la persona dice e a come lo dice cogliendo eventuali “incongruenze” per far emergere il cuore del problema e del conflitto) e al tempo stesso paziente (può, infatti, essere un processo lungo e laborioso).

Prestare attenzione all’interlocutore significa, da una parte, metterlo a proprio agio e, dall’altra, mettersi nella condizione di massimo ascolto in modo da poter seguire, anche, i movimenti del corpo, le espressioni del viso, gli stati emotivi. Chi ascolta, inoltre, dovrà prestare attenzione alla posizione assunta nella mediazione (giusta vicinanza/distanza, contatto oculare, piegarsi in avanti verso l’interlocutore, …).

Fare, poi, domande è centrale per due ragioni: permette al mediatore di facilitare e approfondire la propria comprensione, e aiuta l’interlocutore stesso in un processo di chiarificazione personale. Le sei “tracce di domanda” - chi, come, cosa, quando, dove, perché - sono chiave. Inoltre, occorre un lavoro accurato di preparazione alla mediazione per definire con se stessi quali siano le informazioni che si vorrebbero raccogliere e quali le modalità per raccoglierle.
L’improvvisazione è a rischio di generare un insuccesso in tal senso. Le domande vanno poste con cognizione di causa secondo una sorta di “strategia” valida ai fini dell’ascolto a favore della mediazione.

Le domande, quindi, vanno poste in relazione al tipo di risposta che si desidera esplorare. Esistono domande chiuse che favoriscono un campo di risposta delimitato (la risposta sarà un sì o un no); domande aperte che mirano a risposte articolate, allargando il campo di azione; risposte ipotetiche che permettono all’interlocutore di intravvedere scenari ipotetici (“immagina di …, come ti vedi …?”); domande circolari il cui obiettivo è quello di aiutare le persone a percepirsi in relazione agli altri (chiedere all’interlocutore qualcosa su un’altra persona); domande alternative la cui finalità è mettere l’interlocutore davanti alle diverse alternative possibili; domande multiple che permettono di porre una serie di quesiti in un’unica domanda.

Il mediatore dovrà evitare ogni domanda di tipo tendenzioso volta ad ottenere dall’interlocutore una risposta determinata. Nel porre domande, il mediatore dovrà evitare un gergo settoriale e dovrà “mettersi al livello” dei propri interlocutori ossia dovrà adattarsi al loro “stile”. Dovrà, inoltre, favorire una comunicazione non violenta capace di mettere in relazione i propri bisogni e i sentimenti con i bisogni e i sentimenti altrui.

L’ascolto aiuterà il mediatore nel raggiungimento di un obiettivo fondamentale ai fini della trasformazione e/o risoluzione di un conflitto: la distinzione delle posizioni (quello che l’interlocutore dice di volere) dagli interessi (quello che l’interlocutore desidera in realtà) delle parti in causa. Lavorare sugli interessi significa lavorare al cuore del conflitto e permette il consolidamento del riconoscimento dell’altro, del suo sguardo sul problema, del suo intendere e del suo volere reali. 

A livello di conflitti internazionali, dove la tendenza è quella di rifiutare e/o rinnegare l’altro, il suo bagaglio, il suo modo di leggere il passato e il futuro e i suoi desideri, il riconoscimento reale delle parti è un presupposto fondamentale. Il riconoscimento, infatti, permette di far entrare in gioco anche quelle parti che rifiutano ogni regola (si pensi al caso del riconoscimento della RENAMO da parte della Comunità di sant’Egidio nella mediazione volta a risolvere il conflitto in atto in Mozambico).

L’ascolto rappresenta, dunque, una caratteristica fondante delle società inclusive e ha la capacità di contribuire a prevenire e a risolvere conflitti grazie alla ricerca e promozione del riconoscimento delle parti, all’elaborazione di obiettivi comuni, alla riconciliazione derivante dalla costruzione di una fiducia sociale, alla trasformazione delle mentalità. L’ascolto evita l’isolamento delle parti ed aiuta a superare una logica per cui non possano esistere alternative alla lotta armata per risolvere un conflitto.

Ascoltare significa, per il mediatore, realizzare buona parte del suo lavoro. Per questo una buona formazione ai vari livelli di mediazione, non dovrebbe mai prescindere dal favorire lo sviluppo dell’arte dell’ascolto.

lunedì 11 febbraio 2013

Recensione di “Formare con il cinema”


Formare con il cinema. Questioni di teoria e di metodo. A cura di Sergio Di Giorgi e Dario Forti, Franco Angeli, Milano, 2011.
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In preparazione del mio prossimo progetto editoriale, ho letto con grande interesse e passione il volume citato, nella speranza di trovare utili spunti di riflessione in vista dell’approfondimento, in generale, dell’uso del cinema nell’apprendimento degli adulti.

Il commento “a caldo“ è decisamente positivo perché il volume rappresenta sicuramente un punto di riferimento per tutti i formatori “cinefili”, non tanto in termini di “ispirazioni” rispetto a spezzoni “pronto-utilizzo” da mostrare in aula (anche se, segretamente, la speranza era anche un po’ quella…), quanto nei termini di avere dei riferimenti “scientifici” sul ruolo che il cinema ha nei confronti dell’apprendimento su tematiche diverse.

Come dicevo, il volume mi è piaciuto perché ha dato importanti e utili risposte a tutta una serie di domande che, nel corso degli anni, mi sono posto durante l’utilizzo in aula di scene di film. Domande di carattere soprattutto teorico, volte a trovare il “bandolo della matassa” circa il corretto utilizzo di uno strumento così potente, le cui risposte sono fondamentali per arricchire e “dare anima” a un utilizzo pratico dello strumento-cinema, risorsa unica per chi, come me, ha nei suoi confronti una grande passione, prima ancora che pensarlo come strumento professionale.

Gli spunti, come dicevo, sono tanti. Direi che su tutti prevale la categorizzazione delle diverse tipologie di utilizzo (cercare di controllare il “senso”, ad es., attraverso la visione di una singola scena – magari dopo aver trattato uno specifico argomento a mo’ di suo rinforzo - oppure “aprire ai partecipanti” per approfondire i terreni – a volte anche non del tutto esplorati dallo stesso formatore - che essa può suggerire ai diversi osservatori?), ma anche il “ruolo” e le competenze richieste per il formatore cinefilo (metodologiche e tecnologiche); gli aspetti “storici” legati al connubio cinema e formazione (molto simpatici sono ad es. gli aneddoti riguardo i primi utilizzi di film come “La parola ai giurati” – diventato negli anni un vero e proprio “cult” anche per l’apprendimento, tra gli altri argomenti, anche della negoziazione), così come le riflessioni sull’importanza delle immagini.

In breve, un ottimo volume (a tratti, forse, un po’ troppo “di deriva” rispetto a temi pedagogici piuttosto che filosofici – ma questo dipende, con ogni probabilità, anche dalla mia “prospettiva”, più che da un connotato intrinseco del volume), con interessanti elementi sulla formazione per gli adulti e sulle sfide che il cinema pone per tutti noi, formatori che amano arricchire i propri interventi in aula con questo, affascinante, appassionante e infinitamente “unico”, strumento.

domenica 10 febbraio 2013

Scadenza prorogata al 28 febbraio...

... per il Master in mediazione interculturale e interreligiosa (vedi post) ed il Corso universitario in Comunicazione e Mediazione interculturale (vedi post), organizzati dall'Università Pontificia Salesiana e ASUS - Accademia di Scienze Umane e Sociali.

Come si dice in questi casi... ultimi posti disponibili!

Tutte le informazioni (presentazione, moduli, programmi, ecc.) le trovate nei relativi link.

venerdì 8 febbraio 2013

La mediazione... a fumetti


Da laltrapagina.it - 8 febbraio 2013 (link)

Fullcomics & Games, l’associazione culturale RegolaKreativa, in collaborazione con Connect24 Consulting e Primiceri Editore é lieta di presentare e proporre il progetto “La Mediazione spiegata a fumetti“. La finalità del contest é quella di divulgare la cultura della mediazione attraverso un media linguaggio facilitatore della conoscenza come é appunto il fumetto, perfetta fusione di parole e disegni.

Il contest prevede due percorsi. Il primo é rivolto agli ADR e/o ai mediatori che vogliano cimentarsi con la scrittura. Essi sono chiamati a scrivere delle brevi sceneggiature (storie) in cui é protagonista la mediazione come metodo alternativo di risoluzione delle controversie. Alle sceneggiature presentate verranno poi abbinati dei disegnatori, selezionati con il secondo percorso rivolto appunto ai fumettisti.

Le migliori sceneggiature verranno disegnate dai fumettisti partecipanti al contest e raccolte in un volume edito da PE Editore e che potrà diventare un vero e proprio veicolo di divulgazione. Ogni ADR, infatti, potrà partecipare al progetto garantendo un minimo di acquisto di copie personalizzabili col proprio marchio e utilizzare il volume anche per promuovere il proprio Organismo di Mediazione.

Le tavole verranno presentate durante la nona edizione di “Fullcomics & Games“, la prima convention italiana dedicata alle professioni nelle arti grafiche che si svolgerà a Milano dal 24 al 26 maggio 2013, col patrocinio del Comune di Milano. Nel corso della convention verrà inoltre svolto il seminario “Imprese creative e risoluzione delle controversie. L’Importanza della Mediazione”.
[...]

giovedì 7 febbraio 2013

I sei cappelli... per mediare!

In questi giorni sto riprendendo il tema dei "sei cappelli per pensare" di Edward De Bono (classificazione delle modalità che caratterizzano il nostro modo di leggere e interpretare le situazioni). 

Il tema è a me molto caro, tanto da parlarne in tutti (o quasi) i corsi per mediatori (sia base che di aggiornamento).

Per questo motivo, ho riletto un bel contributo di Claudio Nutrito, pubblicato su AIF Learning News di qualche tempo fa (anno V - n. 9 - Settembre 2011 - link)

Mi fa piacere postarlo anche nel blog perchè offre interessanti spunti di riflessione per chi si occupa di problem-solving (e di formazione).

mercoledì 6 febbraio 2013

Mio articolo su ADR Magazine sulla formazione dei mediatori


Ho scoperto oggi che ad ottobre (lo so, brillo per tempestività...) è stato pubblicato (a pagina 3) nella rivista ADR Magazine un mio articolo, dal titolo "Quale formazione per i mediatori"

Avviso ai lettori: l'articolo l'ho scritto a luglio, diversi mesi prima del famoso (famigerato?) comunicato-stampa della Corte costituzionale.


Ecco il link per scaricare la rivista in formato .pdf: http://www.adrmagazine.it/wp-content/uploads/2012/10/ADRmagazine_03_file-minimo2.pdf

Buona lettura! 
Stefano

martedì 5 febbraio 2013

Qualcosa sta cambiando?

Stamattina vengo con grande piacere a sapere che la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento di Funzione pubblica, ha messo on-line (link) una pagina sull'ascolto attivo.

In essa, tra le altre, vengono menzionate le "famose" sette regole elencate qualche anno fa da Marianella Sclavi (sullo stesso argomento vedi i seguenti post - sempre tratti dal mio blog: "Le sette regole dell'arte di ascoltare" e "Recensione di 'Arte di ascoltare e mondi possibili").

Sinceramente, ne sono stato molto colpito perché pensavo (e sono lieto di essermi sbagliato) che certi argomenti fossero destinati a rimanere forse "confinati" nella "riserva" dei c.d. "addetti ai lavori". 

Bene, quando si parla di comunicazione efficace (soprattutto nella Pubblica Amministrazione) è sempre una buona notizia.

Ringrazio Stefania per il suggerimento...

lunedì 4 febbraio 2013

AIF Lazio - Programma seminari 2013

E' finalmente on-line il programma degli eventi per il 2013 della Delegazione Regionale del Lazio dell'Associazione Italiana Formatori (AIF - link). 

Dal titolo "La cassetta degli attrezzi per il formatore", è un programma intenso (un evento al mese) e molto interessante, con diversi argomenti, dalla formazione esperienziale alla PNL, dallo storytelling alla formazione "NO .PPT" (2.0). Inoltre, nello stesso link troverete anche il programma delle comunità di pratica per il 2013, sempre su iniziativa di AIF Lazio (vedi post del 30 gennaio scorso).

Vi aspettiamo!
Stefano

sabato 2 febbraio 2013

Video Disney - Paperman

(Data ultima consultazione: 24 gennaio 2014)

Talvolta, direi spesso, per non dire sempre, andare al cinema con i propri figli si rivela una bella esperienza, non solo per la condivisione di tempo con i propri "cuccioli", ma anche dal punto di vista degli spunti per la formazione.

Ora, a proposito di questi (e tralasciando la dimensione "privata" dello Stefano-padre), vi segnalo questa piccola "perla" che precede il film "Ralf Spaccatutto": il cortometraggio dal titolo "Paperman"

Concordo con chi dice che è molto "stile-Disney" (e meno male!), ma trovo che offra diversi spunti per chi fa formazione, in termini di creatività, resilienza, rifiuto di omologazione, con quel pizzico di "destino" che porta le persone a trovare un legame, nonostante tutto...

Io? E' vero, come tipo di formatore (e tipo di persona) resto un inguaribile ottimista...

venerdì 1 febbraio 2013

FormaMediAzione - Newsletter 1/2013


Buongiorno, sperando di farVi cosa gradita, Vi propongo i migliori post del mese di gennaio:
(Una variante a) Il "classico" di William Ury… Una “rilettura” del classico aneddoto proposto da William Ury.
I dieci cattivi ascoltatori. Un bel contributo di Jill Geisler sui “resistenti” all’ascolto.
La responsabilità di educatori e formatori. Uno splendido pensiero sul nostro “ruolo” dell’amico e collega Ferdinando dell’Agli.
Recensione di “Mediare le conflittualità”. Una mia recensione di un volume molto interessante.
“Duri con il problema e morbidi con le persone”… con la non violenza. Lo splendido video targato-TED di Scilla Elworthy.

Buon proseguimento insieme…
Stefano
ps Se volete segnalarmi risorse, temi, domande, scrivetemi!