sabato 28 gennaio 2012

Negoziare con i figli

Laura e Luca Varvelli in un loro volume dal titolo Saper negoziare. Come diventare bravi negoziatori in qualsiasi situazione (Il Sole 24 ore, 2004) hanno scritto che i bambini sarebbero i migliori negoziatori per una serie di motivi, tra cui il fatto che raggiungono sempre quello che vogliono, appena raggiunto un obiettivo ne perseguono subito un altro e sono bravissimi nel creare alleanze (con il papà “contro” la mamma, ecc.). 
Ora, sarà che ho due bambini piccoli e quindi sono molto sensibile all’argomento, ma sono rimasto “attratto” da questo interessante post di Scott Warren pubblicato nel blog del PON qualche tempo fa. E così, come pensiero per il fine settimana, ho pensato di riportare questo piccolo spunto di approfondimento che, spero, possa interessare i miei lettori, almeno quelli che, come me, condividono la "sorte" di avere bambini piccoli.

Warren, uno dei fondatori dell’Harvard Negotiation Project, è padre di quattro bambini e, nel suo contributo, suggerisce che esiste, nei contrasti con i propri figli, una via alternativa rispetto a quella di lasciar perdere o adottare un atteggiamento dittatoriale (a seconda del nostro grado di irritazione,   stanchezza, stress, ecc.). Infatti, nel suo volume How to Negotiate with Kids... Even When You Think You Shouldn’t (Viking, 2003) mette in evidenza alcune tecniche che possono essere utilizzate in modo efficace con i figli, anche con quelli adolescenti (anche se sono “personalizzate” per bambini dell’età da 2 a 12 anni).

Ecco pronti tre principi che potranno tornare utili nel tentativo di diventare “genitori persuasivi”:
- Gestiamo innanzitutto le nostre emozioni
I sentimenti che ci guidano durante i momenti di stress bloccano il pensiero razionale e portano a reazioni che peggiorano la situazione. Questo vale in generale ed a maggior ragione con i figli. Ciò tuttavia non significa che dobbiamo nascondere loro le nostre emozioni quando siamo irritati. Il “trucco” è che dobbiamo acquisire la capacità di bilanciare le emozioni con la ragione. Come accade nelle negoziazioni “tra grandi”, la preparazione è la prima regola. Ciò significa decidere prima quali sono i punti importanti dell’interazione e quali concessioni possano essere strategiche. Inoltre, dice Warren, se necessario, per evitare che la situazione degeneri, prendersi una pausa e recuperare lo “spirito” (“contare fino a dieci,” diremmo noi...).

- Gestiamo le loro emozioni
Poi consideriamo la situazione dal punto di vista del figlio. Se cerchiamo di entrare nel suo modo di pensare (magari potrebbe aver avuto una brutta giornata a scuola o altre cose che l’hanno comunque colpito), riusciremo forse ad essere più empatici e con ciò essere maggiormente in grado di gestire la situazione, scrive Warren. Anche perché i ragazzi, in generale, tendono ad essere più emotivi degli adulti e quando “sentono” che rispondiamo alle loro emozioni in modo in modo freddo e “logico,” provano soprattutto rabbia e non si sentono compresi. Questo peggiora fatalmente la situazione. Proviamo quindi a condividere il suo stato d’animo. Dice Warren: “Supponiamo che nostra figlia cominci ad urlare perché suo fratello più grande resta alzato fino a tardi e lei no. Probabilmente non sarà soddisfatta dalla nostra spiegazione che anche lei resterà alzata di più di lì a pochi anni”. Quindi, se andare a letto è un problema, potrebbe essere più efficace restare vicino a lei per un po’ e magari leggerle qualcosa.

- Ascoltare per imparare
Il valore dell’ascolto attivo è uno dei temi che ritorna spesso quando si parla di negoziazione, perché quando ascolti impari molte cose sul tuo interlocutore, sui suoi bisogni ed interessi. Sfortunatamente molti genitori non ascoltano granchè [sinceramente mi domando anche io la stessa cosa, nda]. Magari sono, giustamente per carità, talmente presi da tante cose che il “multitasking” sembra essere la sola opzione praticabile. Ma questo serve a poco se non porta ad ascoltare attentamente, per essere consapevoli di cosa passa nella mente dei nostri figli. Giocando con la lingua inglese forse dovremmo passare dal “multi-tasking” al “multi-asking”.

Crescere ed educare i propri figli non è mai una cosa semplice... tuttavia ritengo che accrescere le proprie competenze negoziali possa essere un modo, tra l’altro, di farci vivere meglio anche le situazioni di conflitto con i nostri figli (tanto non ne mancano mai, più volte al giorno). Questo magari potrebbe essere anche un modo per non dipendere solo dal nostro (e dal loro) stato d’animo. Allora, perché non cominciare a provare?

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