giovedì 30 maggio 2013

Per il Consiglio Europeo è necessario intervenire per promuovere la mediazione

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Da Mondo ADR di ieri (link) riprendo questo articolo sulla Raccomandazione del Consiglio Europeo che richiama espressamente la necessità per il nostro paese di promuovere procedure extragiudiziali per la risoluzione delle controversie.
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"Nell’ambito della decisione che abroga la procedura di infrazione 2010/286/UE sull’esistenza di un disavanzo eccessivo in Italia, il Consiglio dell’Unione europea ha deliberato una raccomandazione sul programma nazionale di riforma 2013 dell’Italia e ha formulato un parere del Consiglio sul programma di stabilità dell’Italia 2012-2017.


«Nonostante i risoluti provvedimenti adottati per migliorare l’efficienza del sistema giudiziario, permangono diverse sfide. In linea con la raccomandazione specifica del 2012, che esortava l’Italia ad attuare la prevista riorganizzazione degli organi giurisdizionali, le disposizioni attuative dell’agosto 2012 hanno avviato una revisione radicale della distribuzione territoriale degli uffici giudiziari a fini di razionalizzazione e di miglioramento dell’efficienza. Per poter produrre effetti positivi, questa riforma deve essere attuata con rigore entro settembre 2013. Questo misura fondamentale è stata integrata da interventi volti a ridurre la durata e il costo dei procedimenti e ad abbassare l’elevato livello di contenzioso, principalmente attraverso una maggiore specializzazione dei tribunali (i 21 tribunali specializzati nel diritto societario sono operativi dal settembre scorso), l’istituzione di procedure accelerate e l’introduzione di disincentivi all’uso dei servizi giudiziari. Anche le iniziative volte a modernizzare e informatizzare i servizi giudiziari contribuiscono a migliorare l’efficienza. Visto l’elevato livello di contenzioso in Italia, i meccanismi extragiudiziali di risoluzione delle controversie possono contribuire in misura considerevole ad abbreviare i procedimenti civili e ad alleggerire il carico di lavoro dei giudici e dei tribunali, come è stato sottolineato nella raccomandazione specifica per paese del 2012 e nel programma nazionale di riforma. Nell’ottobre 2012, tuttavia, la Corte costituzionale italiana ha rigettato le disposizioni che rendono la mediazione obbligatoria in diversi settori della giustizia civile».

La Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea individua nella giustiza civile uno dei settori in cui l’Italia deve intervenire urgentemente nel periodo 2013-2014. In particolare: «Per migliorare il contesto in cui operano le imprese occorre completare la riforma della giustizia civile dando rapidamente attuazione alla riorganizzazione dei tribunali, abbreviando la durata eccessiva dei procedimenti e riducendo il volume dell’arretrato e il livello di contenzioso. A seguito della sentenza della Corte costituzionale dell’ottobre 2012 sulla mediazione, è necessario intervenire per promuovere il ricorso a meccanismi extragiudiziali di risoluzione delle controversie».  

Quindi, il Consiglio: «RACCOMANDA che l’Italia adotti provvedimenti nel periodo 2013-2014 al fine di: abbreviare la durata dei procedimenti civili e ridurre l’alto livello di contenzioso civile, anche promuovendo il ricorso a procedure extragiudiziali di risoluzione delle controversie»".

mercoledì 29 maggio 2013

Articolo sulle citazioni

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Da AIF Learning news del mese di Maggio 2013 (anno VII - n. 5 - link), un contributo di Claudio Nutrito sull'uso delle citazioni (nella formazione e nella comunicazione in genere).


Tra tutte quelle riportate nell'articolo, ce n'è una in particolare che mi ha colpito e che riguarda la libertà tratta dal film Easy rider“parlano, parlano di libertà, ma quando vedono un individuo veramente libero, ne hanno paura”. Non so a voi, ma a me sono fischiate le orecchie... del resto, il film è splendido e ha segnato una generazione di persone (più o meno libere, o sedicenti tali).

E sempre a proposito di film (e di libertà) ricordo un'altra grande citazione, tratta da Così parlò Bellavista: "'a libertà, 'a libertà... pure 'o pappagallo l'ha da prova'" (gli amici napoletani perdoneranno i miei errori).

Articolo da leggere perchè in esso troverete tanti spunti di riflessione... ah... e pure tanti citazioni di pronto utilizzo! ;) 

martedì 28 maggio 2013

Formazione Futuro


Ho il piacere e l'onore di presentarvi un'iniziativa di Action Training. Pensata per i giovani professionisti interessati a creare il proprio futuro professionale attraverso una opportunità totalmente gratuita, grazie all'impegno sociale a favore dei giovani da parte dei professionisti del network (link alla pagina del sito).

Faccio mie le parole dell'amico Massimiliano Cori che mi sembrano un modo ottimo per esprimere il "senso" di un progetto (assolutamente originale nel nostro paese) nel quale mi sento molto coinvolto: "Forza giovani il futuro è vostro solo se ve lo prendete con coraggio ed entusiasmo; Action Training Network fa il tifo per voi e vi sostiene nella fase di start-up della vostra identità professionale".

Vi aspettiamo...


Per partecipare alla selezione: scrivici a segreteria@actiontraining.it o contattaci al +39 0692948285. Entro il 10 luglio 2013.

lunedì 27 maggio 2013

La matassa... ovvero, come nasce un conflitto


Scena tratta da: La matassa, di Salvatore Ficarra, Valentino Picone, Giambattista Avellino, con Salvatore Ficarra, Valentino Picone, 95', Italia, 2009, Distribuzione: Tramp Ltd. 

Un scena utile per introdurre il concetto di conflitto, che in famiglia come al lavoro, nelle vicende private come in quelle professionali, è un elemento con cui dobbiamo fare i conti tutti i giorni.

Ricordo che di questo come di altri film ne parlo nel volume Manuale del mediatore civile, scritto con Alessandra Passerini e Marco Marinaro e pubblicato da Aracne (link al post nel mio blog).

sabato 25 maggio 2013

Mia intervista pubblicata su The New Training - maggio 2013


Riporto il testo della mia intervista pubblicata sul numero di maggio 2013 della rivista The New Training. Nell'intervista parlo del ruolo del formatore, ma soprattutto di come questo, almeno secondo me, stia cambiando rispetto ad alcune sfide (personali e professionali) che il nostro ruolo deve affrontare, in un contesto profondamente diverso rispetto a quello di qualche tempo fa. 

La rivista è una nuova, felice, idea nel panorama della formazione ed è al momento disponibile nelle edicole della Lombardia.

Per una migliore lettura del testo, suggerisco di cliccare sul pulsante "View fullscreen" (quello con le 4 frecce dal centro verso l'esterno che trovate in basso sulla destra sul menu di slideshare - posto sotto il testo dell'intervista). 

Per saperne di più di The New Training, riporto di seguito alcuni link:

mercoledì 22 maggio 2013

Cambiare le parole

(Data ultima consultazione: 24 gennaio 2014)

Oggi vi propongo un breve contributo (che circola in rete già da tempo, ma di cui mi ero dimenticato) per ricordare a tutti noi (prima di tutti a me stesso) l'importanza di usare parole "diverse". Può fare davvero la differenza...

Ringrazio Simona per avermi suggerito il link...

lunedì 20 maggio 2013

Le dichiarazioni di oggi del Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri


Sono parole che inducono ad un cauto ottimismo quelle pronunciate oggi sulla mediazione dal Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri durante l’audizione in Commissione Giustizia del Senato. 

Le riporto di seguito.
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[...]

Un’ulteriore linea di azione, che mi sembra importante percorrere nell’ottica di una deflazione dei carichi giudiziari, attiene alla revisione della normativa sulla mediazione obbligatoria, tenendo conto dell’orientamento espresso dalla Corte Costituzionale, ed in esito ad un’ ampia e condivisa valutazione con tutti i principali operatori del settore.

Lo strumento della mediazione - come dimostrano esperienze europee in sistemi giudiziari simili al nostro e come ha dimostrato anche la sia pur breve sperimentazione attuata nel nostro Paese nelle forme della obbligatorietà - si è rivelato di grande efficacia sotto il profilo dell’abbattimento del contenzioso civile, con un positivo effetto anche sul piano della composizione dei conflitti tra le parti, per circa la metà dei quali è stato raggiunto l’ accordo.

È uno strumento che evidentemente necessita di una metabolizzazione sul piano culturale; quindi, quanto più si riuscirà a sensibilizzare l’opinione pubblica sui positivi risultati indotti dall’adesione a tale meccanismo, tanto più ne trarrà giovamento la macchina dell’Amministrazione della giustizia civile.

Ovviamente, la diffusione di tale strumento dovrà essere accompagnata da regole deontologiche e di incompatibilità serie e rigorose, dal rispetto di un principio di competenza, da una adeguata professionalità dei mediatori.

[...]
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L’ottimismo riguarda il fatto che finalmente, dopo che il Ministro precedente si era un po' "defilato" sulla vicenda, la Cancellieri si è pronunciata chiaramente sulla mediazione (e sulla obbligatorietà); resto tuttavia cauto perché sarà necessario vedere cosa, nel concreto, intende il Ministro con le dichiarazioni evidenziate in grassetto. 

Fonte: link

venerdì 17 maggio 2013

La prevenzione, la gestione e la risoluzione dei conflitti interpersonali - Frosinone - 24 e 31 maggio 2013

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Per gli amici della zona di Frosinone (e non solo), segnalo un’iniziativa che mi vedrà coinvolto i due prossimi venerdì (24 e 31 maggio - dalle 9 alle 14)

Di seguito tutte le info... Vi aspetto!
Stefano
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INNOVA Azienda Speciale Servizi e Formazione della Camera di Commercio di Frosinone, nell’ambito del programma di attività 2013, organizza il corso di formazione:

“LA PREVENZIONE, LA GESTIONE E LA RISOLUZIONE DEI CONFLITTI INTERPERSONALI”

Sala Convegni "Mario Papetti"  Camera di Commercio
Viale Roma snc - Frosinone

24 e 31 MAGGIO 2013, ORE 9.00-14.00
10 ore di formazione - docente Dott. Stefano Cera

Il corso è nato in collaborazione con La Kitchen, un teamwork di professionisti esperti che propongono agli imprenditori del territorio un programma di formazione rivolto al Management e al Personale con funzioni direttive.

Obiettivo del corso: Discernere tra contrasto e conflitto e conoscere le tecniche esistenti per la gestione del conflitto. La lettura del conflitto come processo esclusivamente negativo è infatti superata dalla consapevolezza di potere adottare modalità e tecniche per gestire adeguatamente i conflitti in ambito aziendale. 

Il corso è completamente gratuito.

Per motivi organizzativi Vi preghiamo di confermare la Vostra partecipazione rinviando il presente invito al numero di fax 0775/823583 o e-mails.ceccarelli@innova.fr.it.Per eventuali informazioni è possibile contattare Simonetta Ceccarelli al numero 0775/824193

Link alla scheda di adesione

mercoledì 15 maggio 2013

Mediazione: statistiche aggiornate al 31 dicembre 2012

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Il ministero ha pubblicato nei giorni scorsi gli ultimi rilevamenti statistici sull’andamento e la diffusione dell’istituto della mediazione civile in Italia. I dati riguardano il periodo dal marzo 2011 al 31 dicembre 2012. Il numero totale di iscrizioni è oltre 215.000.

Dalla rilevazione emerge:
  
- Un drastico calo delle domande (4.600 a novembre e 2.500 a dicembre). Segno che la sentenza della Corte Costituzionale (e prima ancora il “famigerato” comunicato-stampa del 24 ottobre) ha avuto, purtroppo, effetti dirompenti (confermati anche dalla percezione relativa all’andamento dei primi mesi di quest’anno). Il timore è che gli effetti positivi ingenerati nel 2012 dalla condizione di procedibilità (nel mese di luglio oltre 22.200 istanze di mediazione presentate), siano pressoché azzerati.

- La materia che ha riscosso maggior successo è il risarcimento per danni prodotti da veicoli e natanti (il 20,5% delle domande totali). A seguire, i diritti reali (14%), locazione (11%), contratti bancari (7,5%) e contratti assicurativi (7%). Oltre il 16% delle domande riguarda invece controversie di altra natura.

- La mediazione si risolve positivamente nel 44% dei casi in cui la parte invitata accetta di partecipare (il 27% dei casi). 

- Nel numero totale di mediazioni, comunque, è stata la condizione di procedibilità a favorire lo sviluppo e la diffusione dell’istituto. Infatti complessivamente l‘83,5% delle mediazioni nasce grazie alle previsioni dell’art.5 del d.lgs. 28/2010. La mediazione volontaria riguarda il 13,3% dei casi; quella demandata dal giudice quasi il 3% dei casi ed infine quella che avviene in seguito a clausola contrattuale ha riguardato solo lo 0,3% dei casi.

- Nella mediazione volontariasi raggiunge l'accordo nel 62% dei casi in cui l’aderente compare. Per quella delegata la soluzione positiva arriva nel 29% dei casi, mentre in quella obbligatoria nel 43%. Il tasso di definizione è più alto nelle Camere di commercio (48,6%) e negli Organismi privati (46,4%), mentre presso gli organismi istituiti da parte degli Ordini degli Avvocati è solo il 33,6%. Riguardo la percentuale di aderenti comparsi, invece, il numero più alto si registra nelle Camere di Commercio (34,4%).

- Per quanto riguarda la distribuzione geografica delle mediazioni è l’Italia meridionale a guidare la classifica con circa il 29% di mediazioni totali.

- Gli avvocati hanno assistito proponenti ed aderenti in oltre l'80% dei casi.

- La mediazione, quando si risolve positivamente, concludono i dati ministeriali, ha una durata media di poco superiore ai due mesi (65 giorni), che salgono invece a 77 quando l’accordo non viene raggiunto. Nulla a che fare con i 1.066 giorni in media necessari in tribunale (dati del 2010).

Link alla pagina del Ministero

martedì 14 maggio 2013

Evento AIF Lazio - Play to learn: giocare per apprendere ad apprendere


Roma, 16 maggio 2013 - ore 9.30 - 13.00 - c/o Outdoor in Villa ADA - entrata da Via di Villa Ada incrocio con Via Salaria




Focus

All’interno delle metodologie di formazione esperienziali è stato creato quello che viene chiamato “gioco formativo”. La definizione che permette di comprendere meglio il significato di “gioco formativo” è tratta da uno scritto di Spartaco Albertarelli: “Il gioco è un'attività libera, fine a se stessa e praticabile da chiunque, nella quale ciascuno cerca di raggiungere un obiettivo, accettando precisi limiti imposti da regole che chiedono di essere rispettate”. Le caratteristiche più evidenti del gioco sono quindi quelle legate all'inclusione e alla partecipazione attiva e personale di ciascuno e alla disponibilità di sottostare in maniera consapevole alle regole. 

L’efficacia del “gioco formativo” è data infatti dalla possibilità del partecipante di vivere una esperienza formativa destrutturata, al di fuori del proprio contesto organizzativo, vivendo però una metafora che ne contiene tutte le variabili e tutte le criticità. Questo consente al formatore di poter attivare profonde riflessioni sui comportamenti non funzionali che, in altri contesti, potrebbero creare “resistenze” nell’essere discussi ed affrontati.


Relatori: Alessandro Ammonti - Massimiliano Cori
Coordinatori: Maria Buccolo, Stefano Cera, Massimiliano Cori

INCONTRO GRATUITO PER I SOCI AIF
PER I NON SOCI è PREVISTA UNA QUOTA DI ADESIONE PARI A € 60,50 (€ 50+IVA)

INFORMAZIONIinfo.aiflazio@gmail.com

Link per scaricare la locandina

domenica 12 maggio 2013

Articolo da Mediare senza confini - Lapalisse


Dal blog di Carlo Alberto Calcagno, (link) riporto un bel post che mi permette di ricordare a tutti quelli che vogliono "processualizzare" la mediazione che essa è cosa ben diversa dal processo...
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Se disegno delle linee che si incrociano posso chiamarle "linee che si incrociano" oppure rettangolo, chiave inglese oppure bastone da passeggio. Ma una volta che le ho chiamate, che le ho definite non posso più tornare indietro. 

Se scrivo delle parole su un pezzo di carta e le chiamo processo, non posso dire che si tratti di una chiave inglese. Parimenti se le chiamo mediazione, non posso dire che siano un processo, perché diversamente le avrei chiamate processo.

Gli uomini hanno una così grande urgenza di definire tutto perché in questo modo sono vanamente convinti di salvare qualcosa dalla precarietà, ma non si rendono conto di imporsi dei limiti.

Certo le convenzioni servono in una vita associata perché diversamente non riusciremmo a comunicare, ma allora cerchiamo di essere precisi una volta che ci siamo indotti a dare una definizione: il dado è tratto.

Un'altra strada potrebbe essere quella del Giappone dove il termine chotei si usa in cinque diversi sensi, senza che ci sia la minima confusione: esso indica l'istituzione o l'intero sistema di mediazione, la procedura di mediazione, l'atto di mediazione stessa, la sostanza del contratto o compromesso sancito in forma scritta ed in ultimo l'incontro dei consensi.

Ma noi non viviamo in Giappone e non crediamo nell'etica del vago. E dunque non applichiamo alla mediazione le caratteristiche del processo, perché perlomeno per coerenza logica dovremmo applicare al processo le caratteristiche della mediazione. E sarebbe una grande confusione. Teniamoli distinti.

venerdì 10 maggio 2013

Articolo da L’Altra pagina - I pericoli delle “etichette”


Da L’Altra Pagina (del 9 maggio 2013 - link), riporto un bell’articolo di Salvatore Primiceri sulla pericolosità delle etichette in tutte le situazioni... l’articolo si riferisce in particolare alla mediazione ed alla “presunta” automaticità delle attitudini e competenze riguardo il ruolo del mediatore.

Potrei citare decine di commenti (favorevoli o contrari, sulle appartenenze di categoria) che ho raccolto durante i corsi ed i vari confronti con colleghi; mi limito a ribadire un mio vecchio “pallino”... se parliamo di iniziative per far crescere la “cultura” della mediazione, dobbiamo ampliare gli ambiti in cui si parla di gestione costruttiva delle controversie. Se invece continuiamo, sulla base di “mere” presunzioni, a considerare la mediazione il “patrimonio riservato” (se non esclusivo) di una, o di poche “categorie” ci sarà uno sviluppo, nella migliore delle ipotesi, “carente”.

Come ha giustamente ricordato un amico su Facebook,  William Ury (non credo abbia bisogno di presentazioni) è un antropologo; di mio aggiungo che molti dei riferimenti dottrinari mondiali sulla gestione costruttiva delle controversie sono scritti da persone che hanno una cultura diversa da quella giuridica.
Buona lettura...
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Sono un Mediatore ma non sono un Avvocato

(di Salvatore Primiceri) - Sono un esperto di musica ma non sono un musicista; sono un esperto di fumetti ma non so tenere in mano una matita; sono un mediatore ma non sono un avvocato… Vi renderete conto che si tratta di affermazioni che contengono un grave errore di fondo. L’esperto di musica o fumetti non c’entra a nulla con il musicista o il fumettista. Egli é un ascoltatore o un lettore. Quindi il suo mestiere potrebbe essere piuttosto quello del giornalista, ad esempio, ma non quello del musicista o del disegnatore.
La formazione dei mestieri in questione é diversa. Per fare il giornalista non imparo a suonare la chitarra, così come non imparo a disegnare Dylan Dog o Topolino.

Così quindi, per fare il mediatore occorre una formazione diversa dall’avvocato. Sono due mestieri totalmente diversi e la facoltà di giurisprudenza, così come é oggi impostata, é parzialmente sufficiente per formare un buon avvocato ma quasi totalmente insufficiente per formare un buon mediatore.

Dire che la mediazione deve essere materia di avvocati significa ripetere l’errore che si fece con l’informatica nei primi anni 80. Veniva fatta insegnare ai docenti di matematica. Qualcuno era infatti convinto che in quanto materia tecnica fosse automatico che l’insegnante di matematica avesse più capacità e facilità nell’insegnare anche l’informatica. Fu un disastro. Gli insegnanti di matematica dovettero mettersi a studiare una nuova materia completamente da capo e, spesso, non riuscivano a insegnarla adeguatamente agli studenti.

Idem con la mediazione. Far svolgere il ruolo di mediatore ad un avvocato, in modo automatico, solo perché questo avrebbe una cultura “predisposta” che si individua nella formazione giuridica, é un’assurdità cosmica. Se un avvocato é anche un bravo mediatore lo si deve alla sua capacità di appassionarsi e studiare due materie e mestieri differenti. Non é automatico che tutti siano capaci di farlo. E’ quindi possibile, anzi molto facile, che i mediatori bravi non siano necessariamente avvocati ma persone che hanno scelto un percorso diverso affrontando approfonditi studi col massimo impegno.

L’equivoco in tutto questo nasce dal fatto che la mediazione é un sistema alternativo al giudizio. Essendo l’anticamera di accesso al sistema giudiziario, ecco che una buona parte di soggetti é convinta che i protagonisti della gestione dei sistemi adr debbano essere gli stessi della fase processualistica. Niente di più sbagliato.

La mediazione é uno spazio a dimensione umana dove persone cercano di porre rimedio ad una controversia usando le proprie capacità di relazionarsi con gli altri. Entrano in gioco capacità comunicative, di ascolto, psicologiche, che necessitano della massima “indipendenza” per poter essere applicate correttamente. Ecco perché un avvocato particolarmente abituato alle aule giudiziarie potrebbe male adattarsi al ruolo di “facilitatore del consenso”, richiesto ai mediatori professionisti.

D’altronde, ricordiamo ancora una volta, che é stato uno stesso tribunale ad affermare chel’avvocato é uomo di parte e il mediatore é uomo di pace. Ruoli diversi, mestieri diversi e ambiti di applicazione diversi obbligano ad una formazione che può avere sì punti in comune ma deve essere necessariamente diversificata. Il dibattito é aperto.

mercoledì 8 maggio 2013

La brochure di Action Training Network



Ho il piacere di presentarvi la brochure istituzionale di Actiong Training Network, una rete di professionisti di cui ho il piacere di far parte, insieme a tanti amici e colleghi che stimo (personalmente e professionalmente) e con i quali condivido la passione e l'entusiasmo di "essere" una delle cose più belle al mondo, "formatori".

martedì 7 maggio 2013

Recensione del film "I Croods"

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Su L'Altra Pagina di ieri (link) è stata pubblicata la mia recensione sul film I Croods, un film che ho visto domenica e che trovo utilissimo per apprendere alcune tematiche legate alla creatività ed alla capacità di cogliere le opportunità legate al cambiamento.

La riporto di seguito...
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Al cinema con "I Croods" per imparare a formare e mediare (L'Altra pagina - 6 maggio 2013)
(di Stefano Cera) 

I formatori che, come me, sono amanti del cinema e ne fanno largo uso nei loro corsi, sanno bene che esistono dei film che hanno una valenza più “simbolica”, ossia che possono essere usati per intero per rappresentare nel suo complesso il tema scelto, ed altri che invece hanno un valore più “letterale”, rispetto ai quali cioè si utilizzano scene – singole o multiple che siano – estrapolate da un contesto generale, il film stesso, che sono tuttavia funzionali al tipo di riflessione che si vuole proporre al gruppo di partecipanti. A proposito del primo tipo, ce n’è uno, molto particolare e divertente, che ho visto ieri e che mi ha colpito molto. Sto parlando de I Croods, il nuovo film d’animazione della DreamWorks Animation, ricco di gag e, soprattutto, di spunti interessanti per chi si occupa di formazione e di mediazione.

Il film inizia con una “situazione” relativa ad una famiglia preistorica (padre – Grug, madre – Ugga, due figli adolescenti – Thunk ed Eep, una piccola “pestifera” e nonna al seguito) che tuttava è ben lontana dall’essere quella (decisamente più evoluta) che abbiamo conosciuto anni fa con i cartoni sui Flintstones. Infatti i Croods sono una famiglia di “cavernicoli” che corrono (talvolta) ancora a quattro zampe, trascorrono la loro esistenza perlopiù all’interno della loro casa-caverna e che stanno fuori solo per il tempo necessario a rimediare il cibo.

Ma la famiglia non si rende conto che sta sull’orlo di una precipizio, rappresentato dalla fine di un’era rispetto alla quale soprattutto il padre, Grug, sembra non essere in grado di fare fronte, preso dalle proprie regole, disegnate tra le comode mura della caverna e che ripete in continuazione anche attraverso le storie che racconta la sera (rigorosamente mai a lieto fine). Regole che, se fino ad ora, hanno permesso di sopravvivere (all’inizio del film infatti si citano altre famiglie che non ce l’hanno per motivi diversi – per il freddo, perchè schiacciate da un mammut o mangiate da serpenti giganti) in questo momento non sembrano garantire un futuro.

Tanto più che all’interno della famiglia non tutti la pensano come il padre; ad es. la figlia Eep, a cui invece la vita di caverna improntata al comandamento “Le novità sono un pericolo; dovete sempre paura, perché è la paura che ci tiene in vita”, spesso citata dal padre, va sempre più stretta, spinta dalla curiosità e dalla voglia di vivere, esplorare e conoscere.

Così, quando la casa-caverna viene distrutta da un terremoto (peraltro, come anticipato da Guy, giovane sapiens errante ed astuto senza famiglia in cui una notte si imbatte Eep, incuriosita dal fuoco che vedeva fuori dalla caverna) la famiglia si trova, per la prima volta, a dover fronteggiare un mondo che non conosce e che non aveva nemmeno mai immaginato; un mondo abitato da creature fantastiche e pericolose, in cui i Croods non riescono ad orientarsi, presi (soprattutto il padre) dalla continua ricerca di una casa-caverna sostitutiva.


Poco a poco nel corso del film emerge la rivalità tra Grug (che rappresenta la “tradizione” e la comoda “àncora” del passato) e Guy (“il nuovo che avanza” o perlomeno che prova ad avanzare in un mondo rispetto al quale le vecchie coordinate non bastano più); anzi a a dire la verità la rivalità è vissuta soprattutto da Grug che nel “vantarsi” di non avere idee (che poi non è neanche vero, considerata la sua bravura nella pittura e nella creatività che essa esprime), si vanta anche di avere una grande forza che è quella che, nel vecchio mondo, ha tenuto in vita la famiglia (e questo è comunque un “fatto“).
Ed è proprio grazie a Guy che i Croods fanno nuove importanti scoperte: il fuoco, nuovi metodi per cacciare, l’uso di utensili e di alcune “protezioni” (ad es. quella delle scarpe, la cui scena è una delle più divertenti del film). Ed è sempre grazie a Guy che la famiglia avrà un obiettivo, anzi potremmo definirlo una “vision”, ossia seguire la luce ed andare verso il domani. Ma è anche grazie a Grug, il padre della famiglia, inizialmente “sordo” all’evidenza della necessità di “pensare in modo nuovo”, che la figlia Eep capisce che “chiunque può cambiare le regole”, ossia il proprio modo di pensare.

Per concludere alcune riflessioni sul film secondo le tecniche di negoziazione e mediazione:
1) l’ambiente e le situazioni in cui viviamo sono profondamente mutevoli per cui ragionare esclusivamente secondo la logica della propria “posizione” non sembra essere una strategia vantaggiosa. Infatti, ragionare sugli “interessi” (che magari potrebbero essere rimodellati sulla base dell’adattamento alle nuove situazioni) potrebbe essere molto più efficace perché ci può permettere di raggiungere risultati inaspettati.
2) E’ fondamentale ragionare secondo idee che siano innovative, oltre che flessibili rispetto ai detti mutamenti. In questo senso il film rappresenta una splendida esemplificazione dell’adagio secondo cui non ci sarà mai vera innovazione se continueremo ad affrontare i problemi con lo stesso modo di pensare che li ha prodotti.
3) C’è una profonda diversità tra la realtà e le percezioni che abbiamo su di essa… vedendo il film e pensando alla casa-caverna dei Croods non può non venire in mente il famoso “mito della caverna” di Platone, peraltro esplicitamente richiamato in più di una scena del film.


Da un bel post di Giovanni Lucarelli (link) sullo stesso film, prendo una bella citazione da William Mc Donough (architetto, designer ed autore noto per il suo lavoro sulla sostenibilità) che sintetizza in maniera efficace il “senso” del film: “L’età della pietra non è finita perchè erano esaurite le pietre, ma perchè era giunto il momento di pensare ad un nuovo modo di vivere“. 

lunedì 6 maggio 2013

Articolo su Blog Conciliazione - Nuovo Ministro, nuova mediazione?


Da Blog Conciliazione (5 maggio 2013 - link), un bel post per fare il punto della situazione sulla mediazione. 

Ribadisco in questa sede ciò che dico da diverso tempo, ossia che auspico caldamente che si metta mano al "sistema mediazione" nel suo complesso per "ripensarlo", anche alla luce dell'esperienza di questo biennio. Tuttavia ritengo che tali riflessioni non vadano nel senso di rendere la mediazione "una riserva limitata" solo ad alcune professionalità o ai soli enti pubblici.
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L’Italia ha finalmente un governo e conseguentemente un nuovo Ministro della Giustizia. Da parte del mondo della mediazione l’attesa è tanta; la sentenza 272/2012 della Corte Costituzionale ha lasciato le cose a metà, consegnando alla storia un’esperienza di mediazione obbligatoria sui cui esiti ancora si discute. Nel frattempo, oltre a circolare proposte e suggerimenti di vario tipo, si sono espressi i Saggi.

Cosa succederà adesso? La saggezza popolare suggerisce che occorre guardare al passato per capire cosa ci attende nel futuro e, in questo caso, è al passato prossimo che puntiamo lo sguardo. Infatti, diverse azioni propulsive provenienti dall’UE, da associazioni di categoria e, non da ultimo, dagli apporti degli “addetti ai lavori” del settore giustizia, hanno “seminato” il campo con idee favorevoli all’ampliamento dell’utilizzo degli strumenti alternativi al giudizio e, in particolare, con l’utilizzo della mediazione civile.

Per citarne alcuni, pensiamo all’Audizione del Vicepresidente di Confindustria, Aurelio Regina, sul d.l. 18 ottobre 2012, n. 179 (c.d. decreto crescita) nella quale aveva persino risaltato gli effetti positivi dell’obbligatorietà quale mezzo utile a “diffondere la conoscenza degli strumenti ADR” sottolineando come, nonostante la breve applicazione della stessa, i risultati raggiunti fossero degni di nota. Infatti, per le mediazioni avviate nel periodo intercorrente tra marzo 2011 e ottobre 2012, il 77% è stata frutto di questo obbligo e la metà di questi procedimenti ha avuto esito positivo. Lo stesso Vicepresidente aveva poi sottolineato come un maggiore utilizzo degli strumenti ADR avrebbe portato al deflazionamento del numero delle controversie che subiscono i tribunali e che ciò avrebbe comportato notevoli conseguenti benefici per la competitività del Paese.

Altra spinta orientata in tale direzione è avvenuta dapprima con il quadro di valutazione UE della giustizia, strumento della Commissione UE che si occupa di promuovere una giustizia effettiva e la crescita, nel quale è stato osservato e sottolineato come l’utilizzo di strumenti ADR comporterebbero una “rapida risoluzione del contenzioso tra le parti”, riducendo così il numero delle cause pendenti e, conseguentemente, il carico di lavoro dei tribunali.
Sempre sul fronte internazionale, è da sottolineare, come già riportato in questo blog, che il 12/3/2013 sono state approvate dal Parlamento Europeo la Direttiva sulla risoluzione alternativa delle controversie per i consumatori (Alternative Dispute Resolution o ADR) e il Regolamento relativo alla risoluzione alternativa delle controversie per i consumatori (Online Dispute Resolution o ODR) di cui la prima ha imposto agli Stati membri di prevedere organismi ADR per tutti i settori di attività e il secondo ha predisposto l’adozione di una piattaforma web che smisterà i complaints agli organismi che offrono ADR a livello nazionale.

Infine, per quanto riguarda l’apporto di soggetti autorevoli vi è da sottolineare quello del Vicepresidente del CSM, Dott. Michele Vietti, che nel suo libro “Facciamo giustizia” (UBE 2013,) pone particolare attenzione ai riti alternativi quali strumenti da adottare per alleggerire l’enorme mole di domande che affluiscono in Tribunale ed evitare così l’effetto “ingolfamento”. Nello specifico, con uno sguardo al sistema nordamericano, occorre secondo lo stesso autore, effettuare una valutazione costi/benefici nella scelta dei casi da portare in Tribunale, lasciando alla mediazione quelli per i quali si potrebbero ottenere risultati in tempi molto più celeri e con costi nettamente inferiori in termini di risorse economiche, umane e organizzative.

Da ultimo il più recente intervento, riportato in un articolo del Sole24ore, di Giovanni Maria Flick (magistrato, avvocato e professore), il quale aveva già affrontato problemi inerenti l’inefficienza del giudizio civile nell sua veste di Ministro della Giustizia del governo Prodi negli anni ’90. In particolare, anch’egli evidenziava come il miglior modo di far fronte ad una risposta inadeguata, rispetto all’eccessiva domanda giudiziaria e all’inadeguata offerta di giustizia all’interno dei tribunali, era quella di incrementare e promuovere l’adozione di strumenti ADR come la mediazione.

Tutte queste attività, dunque, rappresentano un “tracciato” che porta in una direzione sia nazionale che transnazionale orientata ad un implemento dello strumento della mediazione, sebbene rivisitato, e non resta che aspettare di vedere le intenzioni del nuovo Ministro.

sabato 4 maggio 2013

Per Letta è fondamentale il ripristino della mediazione civile

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Da vocenuova.tv del 30 aprile scorso (link) “rimbalza” una notizia che sembra interessante sul futuro della mediazione nel nostro paese e segue le buone notizie apparse anche nei giorni scorsi...
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"Il Presidente del consiglio, Enrico Letta, ha presentato i punti sui quali fondare il programma di governo. Punti che  non potranno prescindere da quanto raccomandato dai saggi nominati dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Per quanto riguarda la giustizia civile, nell’ottica della riduzione dei tempi della giustizia e al fine di snellire il carico del contenzioso civile, sarà necessario promuovere l’utilizzo di misure alternative di risoluzione delle cause, mediante il ripristino di forme obbligatorie di mediazione.

Contestualmente il neo premier abbraccia anche la politica di potenziamento delle strutture giudiziarie, e, soprattutto, la promozione del principio di moralizzazione della vita pubblica.

Secondo Letta bisogna dunque primariamente combattere la corruzione. Anche sul fronte emergenza-carceri il recente programma ripercorre le indicazioni tracciate dai saggi, e cioè la depenalizzazione e l’utilizzo costante, ove possibile, di misure alternative alla detenzione".

Ringrazio Ilaria per il suggerimento...

Sulla notizia riporto anche l'articolo pubblicato oggi su L'Altra Pagina (link).

venerdì 3 maggio 2013

Articolo sulla "gestione a vista"

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Da AIF Learning news del mese di Aprile 2013 (anno VII - n. 4 - link), uno splendido contributo di Umberto Santucci sull’importanza di “gestire a vista” in diverse situazioni. 

Riporto di seguito le considerazioni che fa l’autore sulla capacità di “gestire a vista” nella formazione...

"Per il formatore la gestione a vista è fondamentale. Mostrare immagini durante la lezione frontale serve come chiarimento e rinforzo di ciò che si dice. Strumenti come Power Point, Impress Open Office, Prezi, [Apple Keynote,  SC] permettono di creare supporti visivi come sequenze di slide o mappe dinamiche multimediali.
L’aula stessa va gestita a vista, dalla disposizione del docente e dei partecipanti, al contatto visivo con gli allievi che il docente deve tenere durante la sua lezione. E’ utile cambiare le modalità; presentazione di slide col videoproiettore o, se si vuole dare l’idea di un intervento ad hoc non predisposto, uso di una lavagna tradizionale; lezione frontale con supporto visivo o lavoro di gruppo, fino alle esperienze outdoor, nelle quali l’elemento visivo è altrettanto forte ma si combina con sensazioni cinestetiche e ambientali.
Uno strumento di visualizzazione molto utile sia al docente sia al discente è la mappa mentale, che rappresenta processi di pensiero e strutture di contenuti in forma gerarchica e associativa. 
Uno strumento molto stimolante per creare presentazioni e usarle al posto delle solite slide è Prezi, con cui si costruisce una mappa grande quanto si vuole con tutti i contenuti che si vogliono trattare, e si crea un percorso diacronico che mostra i vari contenuti (testi, immagini, link, video) seguendo lo sviluppo stesso della presentazione. Prezi esiste nella versione desktop per usarlo off line, e cloud per usarlo on line da qualsiasi computer, tavoletta o smartphone accedendo con password ad un proprio spazio riservato".

Mi preme fare qualche inciso... 
1) “gestire a vista” significa quindi lavorare sul senso della vista mentre si fa qualcosa, e nella formazione ciò significa facilitare l’apprendimento attraverso lo strumento visivo (d’altra parte la PNL ci dice che statisticamente i visivi sono più degli uditivi e dei cinegetici). Può anche significa in qualche modo “navigare a vista” (termine caro alla mia amica e collega Alessandra), ma non si confonde totalmente con esso.
2) Questo articolo secondo me ha “senso” anche nella mediazione; infatti, come sappiamo, il mediatore, oltre che grande ascoltatore, deve essere anche grande osservatore e lavorare anch’egli sul “visivo”.
3) Come ogni osservazione che si rispetti, l’attenzione deve essere data alla diversità di prospettiva e questo, ancora una volta, comporta la capacità di ragionare secondo diversi livelli.

Ancora una volta, formazione e mediazione hanno più di qualcosa in comune.
ps Sul tema della formazione efficace, ricordo il post sul seminario “NO .PPT” (condotto con l’amico e collega Michele Cardone lo scorso ottobre), del quale, il prossimo novembre, faremo la versione 2.0... per quei pochissimi che ancora non sanno cosa sia, ecco il link