venerdì 26 luglio 2013

Il Sole 24 ore - Aggiornamento professionale e formazione non sono sinonimi

24 luglio 2013

A cura dell'amica e collega Beatrice Lomaglio, formatrice e business coach - Consigliere regionale AIF (Associazione Italiana Formatori) Lazio, un articolo che offre interessanti spunti di riflessione sulla necessità, per gli appartenenti agli Ordini professionali, di avere una formazione efficace e non solo un aggiornamento.
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Il laureato in giurisprudenza si è costruito un bagaglio di conoscenze teoriche che durante l’esperienza come praticante impara a tradurre nella realtà dei procedimenti e delle aule dei Tribunali. Dalla conoscenza delle norme alla redazione di un atto o di un parere il passo può essere impegnativo. Eppure oggi sembra non bastare.
Sì, perché il ruolo dell’avvocato sta cambiando. E’ già cambiato. Lo dicono i numeri: più di 240.000 iscritti all’Albo e guadagni che si riducono progressivamente, con un reddito imponibile medio sceso secondo l’Adepp a poco più di 44.000 euro nel 2012. Lo dice la marcata femminilizzazione della professione: se all’inizio degli anni ’80 le donne superavano di poco il 5% degli iscritti agli Albo, nei primi anni del 2000 hanno raggiunto il 40%. Lo dicono i tentativi di riforma della professione forense. E se il cambiamento è ormai un dato di fatto, davanti ad esso il professionista si ritrova spesso solo: i modelli tramandati dalle precedenti generazioni fanno fatica a reggere l’urto di un mondo che cambia velocemente.

Secondo la prima indagine condotta dall’Opga (Osservatorio Permanente Giovani Avvocati) in collaborazione con Aiga (Associazione Italiana Giovani Avvocati), la principale motivazione che spinge i giovani ad intraprendere la carriera di avvocato è la “predilezione culturale per il diritto”, indicata dal 47,8% degli intervistati come ragione della propria scelta professionale. Ma le competenze specialistiche sono un punto di partenza, non di arrivo. Quello che fa la differenza è la capacità di interpretare diversamente un ruolo, anticipando le nuove tendenze e trovando nuovi spazi di mercato.

In mancanza di questa capacità di ridefinire il proprio ruolo di professionista, l’accumularsi delle frustrazioni quotidiane spinge la categoria ad elaborare strategie di sopravvivenza difensive e ad adottare comportamenti che vengono percepiti dall’esterno come puramente corporativistici (basti pensare alla travagliata questione della mediazione).

Eppure il cambiamento non è di per sé negativo, soprattutto se si possiedono gli strumenti giusti per viverlo a proprio vantaggio.  Ma come acquisire questi strumenti?

Nel 2012 il CNF ha ricevuto 854 istanze per l’accreditamento di oltre 1460 eventi formativi, di cui 1217  sono state accreditati. Ma l’aggiornamento professionale oggi non sembra più sufficiente a garantire da solo la capacità di affrontare un mercato sempre più competitivo.

Il regolamento approvato dal CNF per la formazione professionale continua da una parte all’articolo 1 fa riferimento ad una generica “attività di accrescimento delle conoscenze e delle competenze professionali”, dall’altra, nello stesso articolo, definisce l’aggiornamento come la partecipazione ad iniziative culturali in campo giuridico e forense, dimenticandosi apparentemente della formazione. Perchè la formazione è un’altra cosa.

Qui il focus non è sulle competenze specialistiche, ma sul rafforzamento delle cosiddette soft skills: quelle competenze trasversali che, a parità di preparazione, possono fare la differenza tra un avvocato in difficoltà e uno di successo. Facciamo riferimento a competenze organizzative, gestionali, relazionali.  Molti professionisti desidererebbero una maggiore efficienza nel funzionamento del proprio studio. Altri vorrebbero essere più abili nel mettere a frutto le proprie relazioni o nel crearne di nuove.  Altri ancora vorrebbero ottenere di più dai propri collaboratori. La maggior parte pensano che queste siano cose che non si possono imparare.

L’esperienza è certamente la prima (e a volte molto costosa) forma di apprendimento. La formazione interviene accelerando i processi di empowerment individuale e promuovendo lo sviluppo delle potenzialità ancora inespresse. Grazie alla formazione viene creato lo spazio per una riflessione critica sulle scelte passate, per la sperimentazione di nuovi modelli e per l’elaborazione di nuove strategie comportamentali.

Consapevolezza del ruolo, flessibilità, resilienza.  Leadership, comunicazione efficace, team management. Self marketing e pianificazione degli obiettivi di business. Sono le parole chiave di una formazione dove non ci sono vasi vuoti da riempire, ma solo porte da aprire. I temi affrontati in aula diventano allora uno stimolo per la costruzione di una nuova identità professionale, da rafforzarsi anche attraverso sessioni di coaching individuale.


Aggiornamento e formazione sono termini che non dovrebbero mai essere utilizzati come sinonimi. Si aggiornano le proprie conoscenze perché cambiano le leggi o le interpretazioni giurisprudenziali. Ci si forma come persona per poter essere un professionista migliore (ma anche viceversa).

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