giovedì 29 settembre 2011

Indagine sugli organismi di mediazione


Il compito di chi si occupa per professione di mediazione deve, o almeno dovrebbe, essere anche quello di fare della ricerca, sulla procedura, sulle tecniche, sul ruolo del mediatore e sulla formazione (argomenti che sinceramente prediligo), ma anche sulla normativa e sugli organismi che gestiscono materialmente, logisticamente e organizzativamente le procedure di mediazione. 

Allora, ieri sera, facendo un rapido giro nella “giungla virtual-mediativa” di siti e blog che si occupano della nostra materia mi sono imbattuto in una ricerca del tutto originale (almeno per me) e, ritengo, molto interessante per tutti gli oepratori del settore, perché offre utili spunti di riflessione. Mi riferisco a un’indagine telefonica fatta su tutto il territorio nazionale sulle modalità operative dei quasi 470 organismi di mediazione civile e commerciale accreditati presso il Ministero.

L’indagine, svolta dalla Gestmed srl, ha focalizzato l’attenzione su alcuni aspetti: la reperibilità dell’organismo, la disponibilità a effettuare una revisione finale formale dell’istanza di mediazione prima del deposito, l’imparzialità dell’Organismo, il rispetto dei 15 giorni di tempo entro cui fissare il primo incontro, i costi per l’utenza, l’accoglienza e la preparazione del personale.

Da questa emergono elementi davvero interessanti. Infatti sembrerebbe che gli Organismi con personale meno competente e di difficile reperibilità sono, udite udite, quelli delle Camere di Commercio (!) – elemento paradossale se pensiamo che il sistema camerale rappresenta un cardine della mediazione e conciliazione in Italia fin dall’inizio degli anni ‘90. Altro dato interessante riguarda la mancanza di risposta in oltre il 40% dei casi (nonostante siano stati fatti dagli intervistatori - che si sono finti potenziali utenti per una procedura su una materia obbligatoria - fino a tre tentativi, tutti in orari di ufficio) o il fatto che per il 17,5% degli organismi il numero di telefono risulta addirittura  inesistente! Nel 4% dei casi invece il numero è errato o l’organismo non attivo (cosa peraltro rilevata anche da diversi partecipanti ai miei corsi, che hanno più volte segnalato la difficoltà di un contatto con alcuni organismi – soprattutto nelle sedi secondarie). 

Alcuni poi fanno confusione tra materie obbligatorie e facoltative, non fornendo in qualche caso neanche chiarimenti ai potenziali utenti (della serie: vuoi fare la mediazione? Devi nascere “imparato”!); altri, soprattutto Organismi formati presso Ordini degli Avvocati, prevedono l’assistenza tecnica obbligatoria.  Per quanto riguarda invece il rispetto dei 15 giorni di tempo entro cui fissare il primo incontro i dati raccolti sembrerebbero incoraggianti (la media riscontrata è di poco superiore ai 20 giorni).

Per carità, probabilmente nessuno, tra gli operatori del settore, pensava davvero che dopo un anno e mezzo dal “varo” della riforma sulla mediazione e dopo sei mesi dall’entrata in vigore della obbligatorietà per alcune materie, tutti gli organismi accreditati fossero REALMENTE operativi. Tuttavia, a leggere i risultati dell’indagine, questi ci sembrano francamente sorprendenti, ben oltre quello che era lecito attendersi. Dipende tutto solo da un “difetto di gioventù” dell’istituto della mediazione, tale da richiedere una capacità di consolidamento di tutto il sistema? Oppure i risultati non potrebbero dipendere in qualche modo anche dall’abitudine, ormai consolidata nel nostro paese, di reinventarsi mestieri, competenze e professionalità a seconda della (vera o presunta che sia) convenienza?

Una cosa è certa: nella mia esperienza di formatore ho incontrato diversi enti di formazione e organismi di mediazione seri, competenti, motivati e ben organizzati e in questo momento penso soprattutto a loro, oltre, ovviamente, ai mediatori e formatori che ne fanno parte.  Infatti, sono proprio questi che hanno molto da perdere, in termini di immagine e non solo, se si afferma presso il pubblico l’idea di superficialità, pressapochismo e impreparazione da parte degli organismi. Al tempo stesso hanno anche molto da guadagnare in caso di controlli e monitoraggi efficaci da parte del Ministero. Certe cose non possono passare inosservate. Se lo spirito del DM 145 va verso quest’ultima direzione, ritengo che ne abbia da guadagnare tutto il sistema, primi fra tutti gli organismi di mediazione (e mediatori) e gli enti di formazione (e formatori) VERI e, in ultima analisi, l’istituto stesso della mediazione che potrebbe così svilupparsi (si spera) senza clamorosi autogol provocati proprio da alcuni, che invece ne dovrebbe rappresentare (e tutelare) gli interessi.

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