martedì 27 marzo 2012

Inferno, paradiso e gestione dei conflitti


"In un’antica leggenda giapponese si parla di un samurai che chiese ad un maestro zen di spiegarli la differenza tra inferno e paradiso.

Il maestro non solo non rispose alla domanda, ma offese il samurai, che accecato dall’ira sguainò la spada per mozzargli la testa. Ecco questo è l’inferno disse il maestro.

Il samurai capita la provocazione rimise la spada nel fodero. E questo è il paradiso continuò il maestro.
 Essere consapevoli delle emozioni significa poterle gestire e non esserne travolti"

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venerdì 23 marzo 2012

Gestiamo il conflitto con ironia


«Lo sforzo di escogitare procedure conciliative volte a evitare la tenzone giudiziaria non caratterizza soltanto le società postindustriali di oggi. Lo si riscontra anche nelle comunità primitive, e l’esempio più singolare, certamente offerto dagli Mbuti (pigmei del Congo), viene segnalato da Turmbull C. M. 1966, “Wayward servants. The two worlds of the african pigmies”.

In quelle tribù i contendenti, prima di discutere la controversia avanti al giudice, vengono accolti da uno speciale negoziatore, denominato “clown”. Tale personaggio cerca di svuotare col ridicolo il motivo della controversia mimando in maniera caricaturale le due reciproche posizioni antagoniste (da cui il suo nome), cercando di sminuirne il livore e liberarne così nell’ilarità le tensioni del momento. Il gioco è fatto quando il clown riesce a far ridere i contendenti: trattandosi evidentemente di dispute di lieve entità, le parti, se mosse al riso dall’abilità del mimo, si possono accorgere più facilmente che la loro rabbia era eccessiva e comunque sproporzionata, e così sono più inclini a passar sopra ai motivi di acredine. Si può arrivare in tal modo a una reciproca buona volontà per trovare insieme una composizione soddisfacente per entrambi.
Un risata dunque liberatoria; e nel clown, organo istituzionalmente preposto da quest’ordinamento tribale al fine di smussare gli animi e far scaricare su di sé le tensioni di dissidio e rancore, si è vista la figura di “capro espiatorio professionale”».

Domanda: cosa altro è se non la splendida applicazione della settima regola dell’arte di ascoltare di Marianella Sclavi (“Per divenire esperto nell'arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica. Ma quando hai imparato ad ascoltare, l'umorismo viene da sé”)?

Tratta da Il Sole 24 ore – Guida al diritto Mediazione civile Guida per RC auto e condominio, Marzo 2012, pag. 31.

mercoledì 21 marzo 2012

Poesia sull'ascolto


Quando ti chiedo di ascoltarmi e tu cominci a darmi consigli non fai ciò che ti chiedo

Quando ti chiedo di ascoltarmi e tu cominci a dirmi
perchè non devo sentirmi in quel modo calpesti le mie sensazioni

Quando ti chiedo di ascoltarmi e tu pensi di dover far qualcosa per risolvere i miei problemi mi deludi, anche se ti sembra strano

Se resti in silenzio e mi ascolti senza darmi consigli senza provare ad aggiustare le cose puoi semplicemente confidare in me e darmi fiducia.

Da: L.Buscaglia, La coppia amorosa, Mondadori.
Ringrazio Stefania per la "dritta" :)

martedì 20 marzo 2012

Articolo da Il Sole 24 ore - 19 marzo 2012

Tre sfide da vincere per smaltire l'arretrato
di Filippo Danovi

La mediazione diventa obbligatoria per due ulteriori macro-aree del contenzioso civile: le liti condominiali e le cause di risarcimento danni derivanti dalla circolazione di veicoli e natanti. 
La grande sfida che il sistema è chiamato a raccogliere impone una messa a punto di alcuni aspetti imprescindibili. Occorre in primo luogo completare la mappatura degli organismi di mediazione, favorendone un'omogenea distribuzione su tutto il territorio nazionale, poiché l'accesso alla giustizia (e agli strumenti ad essa alternativi) è un diritto irrinunciabile per tutti.

Inoltre, è necessario investire sulla competenza e professionalità dei soggetti chiamati a partecipare alla mediazione, affinché quest'ultima possa davvero risultare un mezzo di qualità – secondo il richiamo delle norme comunitarie – al servizio del cittadino. Sono quindi indispensabili per i mediatori una formazione e un aggiornamento più rigoroso (e secondo alcuni anche specialistico, tenuto conto dell'eterogeneità e complessità delle materie civili, si pensi ad esempio al condominio), oltre alla collaborazione con la classe forense per contribuire al buon funzionamento dell'istituto.

Infine, è fondamentale la diffusione della cultura della mediazione, con un'adeguata campagna di informazione per il pubblico, guardando all'esperienza di altri ordinamenti – in primis i sistemi di common law –, nella consapevolezza che il potenziale della mediazione dipende non tanto (o non solo) dalla difficoltà nella quale la giustizia civile continua a versare, bensì proprio dalle capacità intrinseche del mezzo e dai risultati che lo stesso può conseguire per gli interessi e bisogni delle parti. In questo senso, la fiducia nella soluzione amichevole della lite può essere uno sprone e un esempio per recuperare competitività attraverso un uso più ponderato delle risorse e l'abbandono di logiche di conflitto e rivalsa.

domenica 18 marzo 2012

Un'alternativa all'aneddoto dell'arancia?


Stamattina, verso le 7,30, ero in salone con i miei due figli, quello più grande (7 anni) e il piccolino (2 anni). Il "grande", colto da improvvisa "voglia di studiare" (insolita considerato il giorno - domenica, l'ora e il "personaggio"), mi dice che vuole fare i compiti (?) "perché così ha tutta la giornata per fare altro". Allora si mette sul tavolo con i libri e i quaderni davanti. Quello piccolo, appena vede "strani movimenti" si siede pure lui sulla sedia e comincia a dire "'piti, 'piti, 'uccio, 'uccio" (che nel suo linguaggio immagino significhi "compiti" e "astuccio"). Il grande allora dice: "Papa', a me serve l'astuccio! Senno' come faccio a fare i compiti?". Intervengo io e, cercando di affrontare la questione, dico al piccolino  "Ciccio, dai l'astuccio?". Con i gesti della sua testolina lascia ampiamente intendere "NO!". “Nemmeno se ti fai viola”, aggiunge sicuramente col pensiero. Al grande allora dico "Ti posso dare la mia penna e la mia matita?". "No, perche' mi servono ANCHE i colori!" è la sua risposta. 

Immaginate la scena... Uno da parte e uno dall'altra parte del tavolo ed entrambi che anelano a quell'unico astuccio disponibile. Già li vedo con uno che dice “Allora non faccio i compiti?!” e l’altro che inizia a piangere, senza il suo amato astuccio. Allora, ecco l'idea. Chiedo al piccolino di darmi l'astuccio e lui subito me lo passa (a suo fratello non lo avrebbe mai dato!); io lo svuoto e sistemo colori, penne e matite al centro del tavolo, così tutti e due avrebbero potuto prendere quelli che servivano. Il grande, tranquillo, comincia a fare i compiti, il piccolo prende un paio di colori (il giallo e il rosso - guarda caso...) e colora in libertà, poi dopo due minuti comincia a giocare con l'astuccio vuoto e così prosegue per un po' di tempo.

E il papà, magari vi chiederete voi? Sistemata la questione e trionfante (una volta tanto) per non aver alzato la voce, egli può finalmente tornare in cucina a godersi la meritata colazione (la sua indennità di mediatore)! Pensiero della domenica: Riconosco che sarò stato un po' valutativo (ho proposto una soluzione), ma a volte, anche i figli possono aiutare i padri a capire le dinamiche della mediazione ;)

giovedì 15 marzo 2012

Mediazione civile, Severino: nessun rinvio rispetto alla data del 21 marzo

Estratto dall'edizione odierna di Italia Oggi (pag. 39). Articolo dal titolo "Conciliazione sotto controllo".
«Mediazione civile obbligatoria anche per le liti condominiali e i risarcimenti danni da infortuni stradali a partire dal 20 marzo prossimo. Non cambia la data in cui scatta l’obbligo previsto dall’articolo 5 del decreto legislativo 28/2010. Lo ha ribadito ieri il ministro della Giustizia Paola Severino durante l’incontro con i rappresentanti dell’avvocatura. Il ministro ha dato altresì piena disponibilità ad un confronto per "verificare
eventuali criticità, attraverso un attento monitoraggio sui risultati dell’applicazione della norma"».

mercoledì 14 marzo 2012

Lettera al Ministro della Giustizia

Riporto nel mio blog la lettera inviata da Carlo Alberto Calcagno al Ministro della Giustizia e riportata in alcuni gruppi di facebook. Mi sembra molto interessante. Il carattere in grassetto è stato aggiunto da me.

"Gentilissimo Ministro della Giustizia,
ho appreso pochi minuti fa che CNF, OUA e Cassa Forense Le hanno chiesto di attivarSi per rinviare l’entrata in vigore della mediazione obbligatoria in materia di condominio e di risarcimento da responsabilità da sinistro. E ciò sulla base di motivazioni assolutamente prive di riscontro (v. amplius in nota allegata). La mediazione, la conciliazione e l’arbitrato sono stati, infatti, volontari nella storia europea solo per brevi periodi.
Hanno strumenti obbligatori peraltro ben 16 stati europei su 27: Francia, Germania, Italia, Austria, Repubblica d’Irlanda, Inghilterra, Galles, Belgio, Danimarca, Svezia, Estonia, Norvegia, Romania, Slovenia, Repubblica Ceca e Cipro. Nel resto del mondo peraltro la mediazione è obbligatoria quasi dovunque: vedasi ad esempio la mediazione in California, in Giappone, in Australia, in Argentina e l’elenco potrebbe continuare.

Il Governo non ha effettuato alcuna imposizione culturale dunque dal momento che fino all’Unità d’Italia la conciliazione è stata assolutamente obbligatoria anche da noi – salva l’eccezione del Regno delle Due Sicilie - e peraltro sino agli ’60 pure l’arbitrato era obbligatorio e dai tempi di Omero. Semmai dovremmo chiederci perché successivamente i Savoia hanno scelto di utilizzare e diffondere uno strumento volontario: la scelta fu eminentemente politica e fu effettuata, lo ricordo, dalla Monarchia sabauda (anche nei domini austriaci la conciliazione è stata obbligatoria sino al 1848).

Non vedo poi su quali basi giuridiche, economiche (e di buon senso) la Corte Costituzionale dovrebbe dichiarare incostituzionale il decreto 28/10 e ancora più ridicoli mi paiono i ricorsi alla Corte di Giustizia che peraltro sul punto si è già pronunciata e favorevolmente per ben cinque volte! 

Trovo poi molto grave il fatto che gli Avvocati si offrano solo oggi, quasi in termine di scambio, di provvedere alla “diffusione” dell’istituto, quasi che i giovani colleghi non avessero già prima il diritto comunque di poter approfondire una cultura di pace. Da collega avvocato e da mediatore civile e commerciale che opera ogni giorno in ambito pubblico, da formatore di mediatori, da responsabile scientifico ex d.m. 180/10 mi sento di dire che sarebbe un grave errore assecondare le richieste corporative dei vertici dell’Avvocatura.

Cordiali saluti e buon lavoro 
Avv. Carlo Alberto Calcagno"

sabato 10 marzo 2012

Recensione de "La promessa della mediazione"


Trovo che il volume di Baruch Bush e Folger sia decisamente interessante e metta in luce un approccio alla gestione delle controversie, il modello trasformativo, decisamente diverso da quello “tradizionale. Soprattutto se lo mettiamo in relazione al panorama editoriale di questo ultimo periodo (vale a dire dal d. lgs. 28/2010 in poi), che per quanto molto “ricco” (forse anche troppo) e con pubblicazioni sicuramente di rilievo, in realtà riporta approcci e modelli applicativi alla mediazione che sono tutti simili, poiché improntati all’approccio basato sulla soddisfazione degli interessi e dei bisogni.
Ecco quindi che l’approccio di cui ci parla “La promessa della mediazione” “spicca” proprio perché focalizza l’attenzione sulla trasformazione della relazione tra le parti in conflitto, considerandola forse ancora più importante rispetto alla stessa soluzione della controversia.
Ma l’importanza del volume non risiede solo in questo (per la verità, sarebbe già abbastanza) perché in realtà offre tanti diversi spunti di riflessione che meritano un approfondimento per gli studiosi e gli appassionati di mediazione. Solo allo scopo di fare una breve e sintetica “guida alla lettura”, ho cercato di estrapolarne qualcuno.

“Modelli” di mediazione in Italia
Uno dei primi aspetti importanti riguarda la considerazione dei curatori dell’edizione italiana (Scotto e Castoldi), i quali sottolineano (pag. 9) che nel nostro paese la mediazione appare sotto diverse forme interpretative, mancando « un unico modello […] dominante in tutti gli ambiti». Piuttosto, «in ciascun settore troviamo uno o più indirizzi o modalità di intervento applicate, come il problem-solving e l’approccio di Harvard (Nicosia 2008) (1), la mediazione umanistica sviluppata da Jacqueline Morineau (Morineau, 2004) (2), gli approcci sistemico e simbolico-relazionale nella mediazione familiare (Scabini Rossi 2008) (3), la facilitazione di processi decisionali partecipativi (4)».

Le quattro storie della mediazione
Altro aspetto importante del volume (a mio avviso uno dei migliori contributi dei due autori al “pensiero” sulla risoluzione alternativa delle controversie) riguarda le quattro forme di “narrazione” sulla mediazione, distinte e divergenti tra loro, che spiegano, secondo diverse prospettive e chiavi interpretative, cosa essa rappresenti e come si sia evoluta nel tempo.
La prima “storia” è quella della “soddisfazione” che vede nella mediazione uno strumento efficace e creativo per soddisfare i bisogni personali e per ridurre il disagio delle parti in conflitto.
La seconda, della “giustizia sociale”, considera la mediazione come uno strumento efficace per organizzare gli individui intorno ad interessi comuni, aiutando la costruzione e il consolidamento dei legami sociali e aumentando così il potere negoziale dei meno abbienti.
La terza storia è quella della “trasformazione” ed è questa che, secondo Baruch Bush e Folger, realizza la “promessa” della mediazione perché permette di trasformare la qualità dell’interazione conflittuale, dando nuovo vigore all’energia personale e alla capacità di comprensione. 
Infine la quarta storia è quella della “oppressione” (potremmo definirla “il lato oscuro della mediazione”) che vede in essa uno strumento nelle mani del potere statuale per accrescere il proprio controllo e per esercitare pressioni e manipolazioni, creando anche condizioni di iniquità per gli svantaggiati.

Empowerment e riconoscimento
Per gli autori queste sono le due dimensioni-chiave della trasformazione della controversia (che è il punto focale delle “storie” della mediazione, in particolare della terza). Empowerment (auto-capacitazione, rafforzamento) «significa il ristabilimento negli individui della percezione del proprio valore, della propria forza, della propria capacità di prendere decisioni e di gestire i problemi della vita». Riconoscimento invece «è l’evocazione di una conferma, di comprensione o di empatia nei confronti dell’altro e del suo punto di vista» (pag. 32).

Dalla risoluzione del conflitto alla trasformazione della relazione
Nel modello trasformativo uno degli aspetti certamente più interessanti è che al centro dell’attenzione dell’attività del mediatore non è tanto la “soluzione” della controversia (l’esito positivo o conciliazione) quanto la trasformazione dell’interazione tra le parti, attraverso il ristabilimento dei canali di comunicazione e di dialogo e la piena “esplorazione” nella gestione delle emozioni.
In questo sta anche la differenza con la mediazione “tradizionale”, definita dai due autori transactional, che si concretizza, a livello di procedimento, in due differenze fondamentali rispetto all’attività del mediatore: il diverso “taglio” della conversazione d’apertura e l’approccio verso gli incontri riservati.  A proposito della prima, nell’approccio trasformativo il mediatore considera l’apertura della seduta come una conversazione “negoziale” con le parti (su vari argomenti: i loro obiettivi riguardo la procedura, eventuali linee-guida, le loro aspettative sulla riservatezza, ecc.), e non come una dichiarazione formale da fare alle parti. Per quanto riguarda invece i caucus, questi si fanno nella trasformativa solo qualora le parti ne avvertano la reale necessità.

Conclusioni
Dall’idea che mi sono fatto leggendo il volume esistono a mio avviso diversi elementi in comune tra il modello trasformativo e l’approccio che si basa sulla soddisfazione degli interessi e bisogni. Certo, non si può trascurare che gli autori non considerano i due modelli integrabili, giustificando questo con il fatto che non sarebbe possibile integrare la visione del futuro (tipica nella mediazione tradizionale) con l'invito alle parti a guardare al passato (caratteristica del modello trasformativo).
Tuttavia, soprattutto se penso al ruolo del mediatore come facilitatore della comunicazione e della negoziazione fra le parti, sinceramente trovo che tanti elementi e tecniche della mediazione trasformativa potrebbero tornare davvero utili al mediatore che adotta uno stile facilitativo. Chissà allora che il modello trasformativo non possa diventare, in generale, un obiettivo cui tendere, a mio avviso non tanto per applicarlo pienamente, ma soprattutto per “arricchire” la cassetta degli attrezzi del mediatore attraverso una più ampia gamma di strumenti, tecniche e interventi.

(1) Nicosia P., Mediazione e conciliazione societaria, Ed. Carlo Amore, Roma, 2008.
(2) Morineau J., Lo spirito della mediazione, Milano, Franco Angeli, 2004.
(3) Scabini E. – Rossi G. (a cura di), Rigenerare i legami: la mediazione nelle relazioni familiari e comunitarie, V&P Università, Milano, 2004.
(4) Sclavi M., Avventure urbane. Progettare la città con gli abitanti, Eleuthera, Milano, 2002.

venerdì 9 marzo 2012

Il peso della (non) comunicazione nel conflitto

«Stavo guidando lungo la strada piena di buche che conduceva alla tenuta, quando mi ricordai di un aneddoto che ci aveva raccontato una volta una collega israeliana a proposito di una conversazione che aveva avuto con l'allora Rabbino Capo di Israele
Dopo aver ascoltato la nostra collega che illustrava il suo lavoro come mediatrice, il Rabbino l'aveva sfidata a rispondere a una domanda: "Cosa disse Caino ad Abele, o Abele a Caino, che indusse Caino all'omicidio?"
Mentre la donna si sforzava senza successo di ricordare, il Rabbino la pungolava dicendo che nella Bibbia la vicenda veniva descritta nei minimi dettagli, riportando anche esattamente chi aveva detto cosa a chi. 
Per quanto la nostra collega si impegnasse, non le tornava alla mente nulla della conversazione a cui si riferiva il Rabbino. "Non mi sorprende che lei non ricordi" escamò il Rabbino "perchè non fu detto assolutamente niente! Molto semplicemente Caino divenne geloso di Abele e lo uccise. Neanche una parola! Non vi fu alcun dialogo».
Ecco, appunto...

G. Friedman-J. Himmelstein, La mediazione attraverso la comprensione, Franco Angeli, Milano, 2012, p.39.
Ricordo che su Gary Friedman avevo pubblicato tempo fa un post scritto dalla mia amica Alessandra Passerini

mercoledì 7 marzo 2012

Il conflitto "al cinema": L'onda




Ottimo film tedesco del 2008 (titolo originale: Die welle).
Trama: Per spiegare come nasce una dittatura, un insegnante di liceo propone ai suoi studenti un “singolare” esperimento, inducendoli a forme di cameratismo attraverso l’uso della disciplina, dell’uniforme e di un gesto di riconoscimento. Inizia così un gioco di ruolo dalle tragiche conseguenze. In pochi giorni un’innocua illustrazione di concetti come disciplina e comunità si trasforma in un vero e proprio movimento: L’Onda. Quando il conflitto esplode in tutta la sua violenza, l’insegnante decide di interrompere l’esperimento. Ma è troppo tardi, l’Onda è sfuggita al suo controllo.

Dal punto di vista formativo, un “concentrato” di concetti fondamentali per comprendere la "genesi" di un regime autocratico, ma anche per approfondire le dinamiche dell’escalation dei conflitti nelle relazioni tra gruppi. Infatti, nella più “classica” delle applicazioni del modello di Friedrich Glasl, il film, fin dalle prime scene, mostra la “costruzione” dell’identità del gruppo, del sentimento di estraneità dapprima ed opposizione poi rispetto all’”altro”, la dinamica delle percezioni, la radicalizzazione delle posizioni e, infine, la polarizzazione (“o con noi, o contro di noi”).

Da vedere, per capire come percezioni e “costruzioni artificiali” possono diventare, a volte, verità assolute e, soprattutto, “reali”.

Aggiornamento (23/12/2013):
Su questo film ho scritto una recensione dal titolo "'L'Onda'... ovvero un esempio dei meccanismi (poco virtuosi) delle dinamiche del conflitto", pubblicato in "La giustizia sostenibile", vol, V, a cura di Marco Marinaro, Aracne, 2013.

lunedì 5 marzo 2012

Mediazione: situazione rinvii

In un post dello scorso 28 settembre avevo fatto una sintesi dei rinvii (alla Corte Costituzionale, alla Corte Europea, ecc.), con successivo aggiornamento  al 6 dicembre. Ora, dopo qualche tempo, ritengo utile fare un nuovo punto della situazione. Infatti, ho letto nei giorni scorsi di un altro rinvio alla Consulta da parte del Giudice di Pace di Recco, che sarà entro breve anche in Gazzetta Ufficiale. Di seguito, una rapida sintesi (sperando di non aver dimenticato nulla) sul fronte rinvii/ricorsi:

- Rinvio alla Corte Costituzionale: Ovviamente, primo fra tutti quello del TAR del Lazio della scorsa primavera, in seguito al ricorso promoso dall'OUA, su cui si attende una pronuncia entro la fine di quest'anno. Nel mese di settembre sono invece arrivati i due rinvii alla Corte, promossi rispettivamente dal Giudice di Pace di Parma e dal Giudice di Pace di Catanzaro; a questi, il 6 dicembre, si è aggiunto il Tribunale di Genova. Come detto sopra, da qualche giorno si è aggiunto anche il Giudice di Pace di Recco. Ricordiamo inoltre che, sempre nel mese di settembre, il Tribunale di Lamezia Terme si è pronunciato sulla manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale.

- Ricorsi alla Corte Europea: innanzitutto quello del Tribunale di Palermo, circa l'interpretazione della Direttiva 52/2008, su questioni che riguardano l'eccesso di delega, i limiti illegittimi all'accesso alla giustizia, l'assenza di competenza territoriale, la possibilità che il mediatore possa formulare una proposta di conciliazione in assenza del consenso delle parti, l'inadeguata formazione dei mediatori e la conoscenza della materia nel caso specifico. A seguire il ricorso di ieri di cui si parlava all'inizio che riguarda, oltre alla questione della obbligatorietà, anche le sanzioni di carattere processuale in caso di mancata partecipazione alla procedura di mediazione e l'eventuale proposta fatta dal mediatore pur in assenza di richiesta delle parti. Sempre a proposito di Europa, ricordiamo poi la Risoluzione del Parlamento europeo 2011/2026 (INI), su cui abbiamo scritto in un precedente post.
Per quanto riguarda l'udienza dinanzi alla Consulta, alcuni ipotizzano che, se non ci saranno sorprese, la fissazione della discussione potrebbe avvenire tra fine aprile o gli inizi di maggio

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