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mercoledì 22 ottobre 2014

Da nuovoeutile.it - I bias cognitivi

Dal blog a cura di Annamaria Testa, un interessante contributo sui bias cognitivi. 

Bias, termine inglese che parte tuttavia da lontano (addirittura dal greco epikarsios, obliquo) e che si riferisce ad "automatismi mentali che ci portano a prendere decisioni in fretta e senza fatica"In realtà, spesso si tratta di "decisioni sbagliate perché fondate su percezioni errate o deformate, su pregiudizi, su ideologie".

Nel suo post, l'autrice ne identifica cinque fra i più "diffusi" ed "insidiosi": 1) bias di conferma; 2) illusione di controllo; 3) eccesso di fiducia; 4) fallacia dello scommettitore; 5) punto cieco.

Contributo agile ed utile... una vera e propria "pillola" di formazione... assolutamente da leggere!

sabato 2 febbraio 2013

Video Disney - Paperman

(Data ultima consultazione: 24 gennaio 2014)

Talvolta, direi spesso, per non dire sempre, andare al cinema con i propri figli si rivela una bella esperienza, non solo per la condivisione di tempo con i propri "cuccioli", ma anche dal punto di vista degli spunti per la formazione.

Ora, a proposito di questi (e tralasciando la dimensione "privata" dello Stefano-padre), vi segnalo questa piccola "perla" che precede il film "Ralf Spaccatutto": il cortometraggio dal titolo "Paperman"

Concordo con chi dice che è molto "stile-Disney" (e meno male!), ma trovo che offra diversi spunti per chi fa formazione, in termini di creatività, resilienza, rifiuto di omologazione, con quel pizzico di "destino" che porta le persone a trovare un legame, nonostante tutto...

Io? E' vero, come tipo di formatore (e tipo di persona) resto un inguaribile ottimista...

venerdì 9 novembre 2012

L'odio


Guardate com'è sempre efficiente
come si mantiene in forma
nel nostro secolo l'odio,
con quanta facilità supera gli ostacoli
come gli è facile avventarsi, agguantare.

Non è come gli altri sentimenti,
insieme più vecchio e più giovane di loro,
da solo genera le cause
che lo fanno nascere.


Se si addormenta il suo non è mai un sonno eterno,
l'insonnia non lo indebolisce ma lo rafforza.
Religione o non religione
purché ci si inginocchi per il via
Patria o non patria
purché si scatti alla partenza

Anche la giustizia va bene all'inizio,
poi corre tutto solo,
l'odio. L'odio.

Una smorfia di estasi amorosa
gli deforma il viso.
Oh, quegli altri sentimenti
malaticci e fiacchi!

Da quando la fratellanza
può contare sulle folle?
La compassione è mai
arrivata per prima al traguardo?
Il dubbio quanti volenterosi trascina?

Lui solo trascina, che sa il fatto suo.
Capace, sveglio, molto laborioso...
Occorre dire quante canzoni ha composto?
Quante pagine ha scritto nei libri di storia?
Quanti tappeti umani ha disteso
su quante piazze, stadi?

Diciamoci la verità:
sa creare bellezza
splendidi i suoi bagliori nella notte nera
magnifiche le nubi degli scoppi nell'alba rosata
innegabile è il pathos delle rovine
e l'umorismo grasso
della colonna che vigorosa le sovrasta.

È un maestro del contrasto
tra fracasso e silenzio
tra sangue rosso e neve bianca
e soprattutto non lo annoia mai
il motivo del lindo carnefice
sopra la vittima insozzata.
In ogni istante è pronto a nuovi compiti.

Se deve aspettare aspetterà.
Lo dicono cieco. Cieco?
Ha la vista acuta del cecchino
e guarda risoluto al futuro.

Lui solo.

Wisława Szymborska (Kórnik, 2 luglio 1923 – Cracovia, 1º febbraio 2012). 
Poetessa e saggista polacca. Premiata con il Nobel nel 1996 e con numerosi altri riconoscimenti, è generalmente considerata la più importante poetessa polacca degli ultimi anni.

Ringrazio Fannj per il suggerimento...

mercoledì 24 ottobre 2012

Esplicitare la BATNA



In attesa della sentenza della Corte Costituzionale (quando avremo notizie certe, le pubblicheremo), ripassiamo la BATNA (Best Alternative To A Negotiated Agreement) attraverso questa bella scena tratta dal film Il processo di Norimberga (2000), con Alec Baldwin grande negoziatore. 

In aula fa sempre un certo effetto...

domenica 21 ottobre 2012

Guardare le cose da punti di vista diversi



Per ragionare sul cambiamento di prospettiva, propongo questa ottima scena dal film "Qualcosa di speciale" (titolo originale: Love happens, di Brandon Camp, con Jennifer Aniston, Aaron Eckhart, Martin Sheen, 109', USA/Canada/Gran Bretagna, 2009, Distribuzione:  01 Distribution). La scena è riportata anche nel mio canale Youtube (link).
Buona visione!
Stefano

ps. Ricordo che di questa, così come di altre scene, ne parlo nel mio volume "Manuale del mediatore civile", scritto insieme a Marco Marinaro ed Alessandra Passerini, pubblicato da Aracne:
- Link al post di presentazione del volume nel mio blog
- Link alla pagina della casa editrice. 

martedì 9 ottobre 2012

Sui bisogni e le esigenze primarie


Estratto di un articolo del Il Sole 24ore di ieri, riferito alla piramide dei bisogni di Maslow:

"Maslow sosteneva che saper riconoscere i bisogni dell'individuo favorisce un'assistenza centrata sulla persona. Questa scala di bisogni è suddivisa in cinque differenti livelli, dai più elementari, necessari alla sopravvivenza dell'individuo, ai più complessi, di carattere sociale. Il passaggio progressivo dell'individuo per i vari stadi determina la sua realizzazione.
I livelli di bisogno considerati da Maslow sono: 1. bisogni fisiologici, quali fame e sete; 2. bisogni di salvezza, sicurezza e protezione; 3. bisogni di appartenenza, quali affetto e identificazione; 4. bisogni di stima, di prestigio, di successo; 5. bisogni di realizzazione di sé, attraverso l’acquisizione della propria identità e la soddisfazione delle proprie aspettative, che favoriscono il raggiungimento di una posizione soddisfacente nel gruppo sociale.

Dunque, via via che si risale la piramide di Maslow, si passa da bisogni primari a bisogni che hanno implicazioni interrelazionali, agendo sulla propria autostima in relazione ai rapporti col prossimo. Nell’ottica della mediazione, si potrebbe affermare che la risoluzione del conflitto attraverso il riconoscimento e la soddisfazione dei reciproci bisogni consente agli individui di “salire” verso il vertice della piramide.

Risulta dunque evidente che questo tipo di attività, che mira a far emergere le aspettative, i bisogni, le richieste, non può svolgersi secondo schemi troppo rigidi e binari predefiniti, ma necessita della massima libertà d’azione."

Condivido in pieno il ragionamento dell’autore dell’articolo e mi permetto di integrarlo con un concetto tratto dal volume “Il negoziato emotivo” di Roger Fisher e Daniel Shapiro (vedi post), quello delle esigenze primarie. Queste, per gli autori, sono rappresentante da apprezzamento, affiliazione, autonomia, status e ruolo, ossia quel tipo di necessità umane che hanno una valenza interpersonale, poiché nascono nel contesto di ogni interazione. In questo modo, attraverso una migliore “apertura” verso i c.d. “bisogni sociali” ritengo che i conflitti, le loro cause e dinamiche possono essere descritte, e soprattutto spiegate, con maggiore chiarezza.

Ancora una volta ringrazio Stefania per il suggerimento J

sabato 6 ottobre 2012

Recensione de "Il negoziato emotivo"


Di Roger Fisher e Daniel Shapiro.

Avevo acquistato con grandi aspettative il volume (titolo originale Beyond reason: using emotions as you negotiate), dopo che questo era stato accompagnato negli USA da ottime recensioni. Una volta letto resto con una sensazione generale di soddisfazione, seppure non piena. 

Infatti, se valuto l’opera avendo in mente i grandi successi “storici” di Roger Fisher (su tutti, Getting to yes, in italiano L’arte del negoziato), rimango un po’ deluso perché sinceramente speravo di trovare in essa la stessa “magia”, starei per dire le stesse “rivelazioni”, che ha accompagnato il mio approccio alla negoziazione ormai diversi anni fa. 

Tuttavia, se valuto il volume (che ricordo è uscito postumo, in seguito alla morte di Fisher avvenuta alla fine del mese di agosto) secondo una visione “relativa”, cioè limitandomi a considerare solo gli argomenti trattati, ritengo che resti comunque valido e, almeno in Italia, rappresenti uno spunto originale e innovativo rispetto all’impatto e al ruolo delle emozioni nella negoziazione e nella mediazione.

Tra gli elementi positivi ne riassumo sinteticamente alcuni che valgono, da soli, il “prezzo del biglietto” (come si direbbe per un evento sportivo o artistico):
- L’attenzione alle c.d. esigenze primarie (apprezzamento, affiliazione, autonomia, status e ruolo), ossia le necessità umane, rilevanti pressoché per tutti e in tutte o quasi le negoziazioni. Inoltre, valutando tale elemento dal punto di vista del formatore ritengo che le esigenze primarie siano un contributo molto valido ai fini della presentazione in aula dell’impatto che queste possono avere nei confronti delle controversie, spingendomi a pensare che sia necessario integrare (e perché no anche sostituire) il più “classico”, e da molti ripreso, concetto di categorie di bisogni (da Maslow in poi). Infatti, a ben guardare, le esigenze primarie rappresentano una forma molto particolare di bisogno, quello “sociale”, che nasce nel contesto di ogni interazione.
- Il ruolo-cardine delle emozioni nelle trattative. In tal senso gli autori nel volume sviluppano specifiche tecniche per lavorare sulle emozioni positive e "disinnescare" l'impatto di quelle negative.
- I sette elementi del negoziato: relazione, comunicazione, interessi, opzioni, legittimità, BATNA (Best alternative to a negotiated agreement) ed impegno. Questi indubbiamente si candidano per emergere come un altro dei pilastri fondamentali nella “costruzione” del metodo negoziale di Harvard, che si vanno ad aggiungere a quelli già evidenziati nei lavori precedenti di Fisher. Inoltre, rispetto al loro utilizzo nel procedimento di mediazione, a mio modo di vedere, i sette elementi sono anche una buona ipotesi di check-list su cui il mediatore può lavorare per gestire la trattativa tra le parti nelle varie fasi.
- Il racconto personale dell’ex-presidente ecuadoregno Jamil Mahuad, che ha ricostruito il negoziato del 1998-1999 con il presidente peruviano Alberto Fujimori su una disputa territoriale che ha diviso per anni i due paesi. La sua testimonianza ripercorre le sessioni di trattative, le dinamiche e le difficoltà incontrate nella gestione della controversia, ma anche le ragione che hanno portato al successo della lunga e faticosa trattativa, alla quale ha partecipato anche Fisher, come consulente del presidente Mahuad.

Oltre a questi, emergono dalle pagine del volume altri aspetti interessanti, come ad es. alcune specifiche tecniche per stimolare l’empatia e la comprensione tra le parti, un ottimo esempio da usare in aula per spiegare il c.d. “dilemma del negoziatore” e i vantaggi del negoziato integrativo, ulteriori spunti sulla BATNA e alcuni consigli su come gestire la fase precedente e quella successiva alle trattative (purtroppo, troppo spesso trascurate dai negoziatori e dai mediatori) per valorizzare il rapporto tra le parti.

Infine, chiude il volume un inedito “indice ragionato” delle opere consultate. Non si tratta semplicemente di una bibliografia ampliata, ma di una vera e propria integrazione di contenuti che spiega il punto di vista degli autori rispetto alla scelta delle opere citate. Davvero un ottimo spunto di approfondimento di tutti i temi toccati dal volume.

In breve, un libro sicuramente da leggere, anche se con la consapevolezza che non tocca comunque le vette raggiunte dal pluripremiato Getting to yes. Ciononostante, rappresenta in ogni caso un contributo di gran lunga superiore alla media delle pubblicazioni disponibili sull’argomento (in lingua italiana e non solo), che spero entri a far parte della biblioteca personale di ogni negoziatore (e mediatore). 

Sul volume e su Roger Fisher vedi anche alcuni post precedenti: