Estratto di un articolo del Il Sole 24ore di ieri,
riferito alla piramide dei bisogni di
Maslow:
"Maslow
sosteneva che saper riconoscere i bisogni dell'individuo favorisce
un'assistenza centrata sulla persona. Questa scala di bisogni è suddivisa
in cinque differenti livelli, dai più elementari, necessari alla sopravvivenza
dell'individuo, ai più complessi, di carattere sociale. Il passaggio
progressivo dell'individuo per i vari stadi determina la sua realizzazione.
I livelli
di bisogno considerati da Maslow sono:
1. bisogni fisiologici, quali fame e sete; 2. bisogni di salvezza, sicurezza e
protezione; 3. bisogni di appartenenza, quali affetto e identificazione; 4. bisogni
di stima, di prestigio, di successo; 5. bisogni di realizzazione di sé,
attraverso l’acquisizione della propria identità e la soddisfazione delle
proprie aspettative, che favoriscono il raggiungimento di una posizione
soddisfacente nel gruppo sociale.
Dunque, via
via che si risale la piramide di Maslow, si passa da bisogni primari a
bisogni che hanno implicazioni interrelazionali, agendo sulla propria autostima
in relazione ai rapporti col prossimo. Nell’ottica
della mediazione, si potrebbe affermare che la risoluzione del conflitto
attraverso il riconoscimento e la soddisfazione dei reciproci bisogni consente
agli individui di “salire” verso il vertice della piramide.
Risulta dunque evidente che questo tipo di attività, che mira a far emergere le
aspettative, i bisogni, le richieste, non può svolgersi secondo schemi troppo
rigidi e binari predefiniti, ma necessita
della massima libertà d’azione."
Condivido in pieno il ragionamento dell’autore dell’articolo
e mi permetto di integrarlo con un
concetto tratto dal volume “Il negoziato emotivo” di Roger Fisher e Daniel
Shapiro (vedi post), quello delle esigenze primarie. Queste, per gli
autori, sono rappresentante da apprezzamento, affiliazione, autonomia, status e
ruolo, ossia quel tipo di necessità umane che hanno una valenza interpersonale,
poiché nascono nel contesto di ogni interazione. In questo modo, attraverso una
migliore “apertura” verso i c.d. “bisogni sociali” ritengo che i conflitti, le
loro cause e dinamiche possono essere descritte, e soprattutto spiegate, con
maggiore chiarezza.
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