venerdì 23 marzo 2012

Gestiamo il conflitto con ironia


«Lo sforzo di escogitare procedure conciliative volte a evitare la tenzone giudiziaria non caratterizza soltanto le società postindustriali di oggi. Lo si riscontra anche nelle comunità primitive, e l’esempio più singolare, certamente offerto dagli Mbuti (pigmei del Congo), viene segnalato da Turmbull C. M. 1966, “Wayward servants. The two worlds of the african pigmies”.

In quelle tribù i contendenti, prima di discutere la controversia avanti al giudice, vengono accolti da uno speciale negoziatore, denominato “clown”. Tale personaggio cerca di svuotare col ridicolo il motivo della controversia mimando in maniera caricaturale le due reciproche posizioni antagoniste (da cui il suo nome), cercando di sminuirne il livore e liberarne così nell’ilarità le tensioni del momento. Il gioco è fatto quando il clown riesce a far ridere i contendenti: trattandosi evidentemente di dispute di lieve entità, le parti, se mosse al riso dall’abilità del mimo, si possono accorgere più facilmente che la loro rabbia era eccessiva e comunque sproporzionata, e così sono più inclini a passar sopra ai motivi di acredine. Si può arrivare in tal modo a una reciproca buona volontà per trovare insieme una composizione soddisfacente per entrambi.
Un risata dunque liberatoria; e nel clown, organo istituzionalmente preposto da quest’ordinamento tribale al fine di smussare gli animi e far scaricare su di sé le tensioni di dissidio e rancore, si è vista la figura di “capro espiatorio professionale”».

Domanda: cosa altro è se non la splendida applicazione della settima regola dell’arte di ascoltare di Marianella Sclavi (“Per divenire esperto nell'arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica. Ma quando hai imparato ad ascoltare, l'umorismo viene da sé”)?

Tratta da Il Sole 24 ore – Guida al diritto Mediazione civile Guida per RC auto e condominio, Marzo 2012, pag. 31.

Nessun commento:

Posta un commento