martedì 1 novembre 2011

Articolo di Panorama sulla mediazione

Nel numero di Panorama del 2 novembre è stato pubblicato un articolo sulla mediazione dal titolo “Chi ha paura dei mediatori?”. L’articolo offre certamente alcuni interessanti spunti di riflessione sulla situazione della mediazione nel nostro paese, ma ancora tante ombre, se consideriamo che la rivista è una delle più lette nel nostro paese e arriva sicuramente ad un largo pubblico.

Innanzitutto, spiccano cifre importanti sulla drammaticità della situazione dei tribunali italiani. Ad esempio, la durata media di una causa civile (dal primo grado alla Cassazione passando per l’appello), che è pari a 3.203 giorni, quasi nove anni. Ancora, nel 2009 il numero di cause pendenti nei tribunali era di circa 5.000.000, con "avanzi” annuali di circa 2 - 300.000 cause, che vanno ad aumentare il numero di procedimenti per l’anno successivo. Infine, l’Italia è il quarto paese in Europa per numero di contenziosi (4.768) ogni 100.000 abitanti (dopo Russia, Belgio e Lituania).

Altro dato importante è il trend positivo, che mette in evidenza una crescita del numero di mediazioni, da marzo ad oggi. Infatti, si è passati dalle 5.000 procedure a marzo-aprile alle 7.300 di luglio (dato stimato). Fabio Bartolomeo, capo dell’Ufficio statistico del Ministero di Grazia e Giustizia ha sottolineato che “da una rilevazione a campione presso alcuni tra i principali tribunali italiani si è potuta stimare una riduzione dei flussi totali nel settore civile di circa 180.000 affari in un anno, ma a regime siamo sicuri che arriveremo a 250.000 solo per le cause che prevedono la mediazione obbligatoria e a 350.000 includendo anche le cause di risarcimento danni con le assicurazioni”. Per quanto riguarda invece i mediatori, tra le professioni maggiormente coinvolte spiccano gli avvocati (il 60% del totale), i commercialisti (9%) e i laureati in giurisprudenza (5%).

Nell’articolo, purtroppo, non mancano alcuni gravi inesattezze, a partire già dal testo che accompagna il titolo, che recita: “Guadagnano dai 130 ai 18.000 euro per ogni lite” (ndr. i mediatori, confondendo i costi della procedura riportati nelle tabelle delle indennità degli organismi con quanto poi guadagnerà effettivamente il mediatore). Inoltre, secondo l’autore per fare il mediatore “basta avere una laurea in materie giuridico-economiche” (dimenticando così tutte le altre, nonché la possibilità di essere iscritti a un ordine o collegio professionale) e tale professione sarebbe la scelta di molti giovani avvocati che “si sono fatti mediatori per avere un’entrata garantita” (!). Tuttavia, tra tutte le inesattezze quelle che mi sembrano più gravi sono soprattutto due: la prima, per la conoscenza “culturale” dell’istituto, riguarda il passaggio in cui l’autore sottolinea che “il mediatore convoca le parti, esamina la lite e propone un accordo” (con buona pace di chi si sforza di dire che il primo compito del mediatore è la sua funzione di facilitatore); la seconda, alla fine, quando dice che “il cittadino può iscriversi alla mediazione pagando solo 40 euro”. Dico io, in un mondo in cui una delle frasi più usate è “a partire da...”, che ci voleva ad inserirne una di questo genere nell’articolo?

Concludendo, direi che l’articolo offre, purtroppo, più ombre che luci, a dimostrazione che ancora c’è molto da fare per una cultura sulla mediazione che si possa definire almeno accettabile.

Nessun commento:

Posta un commento