lunedì 14 luglio 2014

Parlare in modo efficace


Sono sempre stato interessato alla voce e, soprattutto da quando ho iniziato la mia esperienza in radio, ho iniziato ad approfondire il suo studio e, soprattutto, gli effetti che questa ha sulla comunicazione umana. 

In questo video TED, Julian Treasure, sound consultant inglese, ci spiega come la voce può aiutare a rendere la comunicazione efficace.

Nel suo intervento, parte dalla parte negativa, ossia da quelli che chiama “i sette peccati capitali” del nostro eloquio:
  1. Gossip. Sparlare di qualcuno che non è presente.
  2. Giudicare. E’ difficile ascoltare qualcuno se sapete che vi sta giudicando e vi giudica male allo stesso tempo.
  3. Negatività.
  4. Lamentele. È difficile ascoltare qualcuno che è negativo o che si lamenta sempre.
  5. Scuse. E’ difficile ascoltare qualcuno che da sempre la colpa agli altri per quello che gli succede e che non si prende la responsabilità delle proprie azioni.
  6. Esagerazione. Rappresenta comunque una forma di bugia e non ci piace ascoltare persone che mentono.
  7. Fare confusione tra fatti ed opinioni. E’ difficile ascoltare qualcuno che ci bombarda di opinioni come se fossero fatti veri.

In contrasto ai “peccati capitali”, Treasure identifica invece quattro “pilastri” che permettono alla nostra voce di fare la “differenza” nella comunicazione. Questi quattro pilastri possono essere riassunti con l’acronimo “hail” (grandine, in inglese), dalle iniziali dei quattro elementi: 
  • H, honesty (onestà). Essere sinceri quando si parla, essere chiari e diretti;
  • A, authenticity (autenticità). Essere se stessi;
  • I, integrity (integrità). Identificarsi con le parole, cioè in pratica dire una cosa e farla, ed essere persone affidabili;
  • L, love (amore). Augurare il meglio alle persone.

Treasure, inoltre, sottolinea che, gli elementi che compongono quella che definiamo “voce”, sono:
  • Il registro. Per spiegare il suo impatto, Treasure riporta un esempio, per cui le persone tenderebbero a votare i politici con la voce bassa perché associamo la profondità con il potere e l’autorità.
  • Il timbro. Ossia la sensazione associata alla voce. Studi dimostrano che tendiamo a preferire voci ricche, morbide e calde, come la cioccolata calda. Questo può essere migliorato con esercizi per il respiro e la postura.
  • La prosodia. E’ la “cantilena”, il metalinguaggio che usiamo per comunicare il significato delle parole. Le persone che parlano sempre con lo stesso tono di voce sono davvero difficili da stare a sentire se non usano la prosodia. È da qui che deriva la parola monotonia, o monotono.
  • Il ritmo. Riguardo questo, sottolinea Treasure, può essere utile, talvolta, usare qualche pausa, qualche attimo di silenzio.
  • Il tono. Da associare al ritmo.
  • Il volume. 

Infine, nel suo intervento, Treasure suggerisce alcuni esercizi per riscaldare la voce prima di parlare in pubblico (conferenza, lezione, ecc.): alzare le braccia e respirare profondamente; pronunciare “ba” ripetutamente, o “brrrrrrrr” (proprio come facevamo da piccoli), per riscaldare le labbra; pronunciare “la” ripetutamente o “rrrrrrrr”, per sciogliere la lingua; infine, la sirena, ossia "we" e "aw" "We" è alto, "aw" è basso. Perciò facciamo weeeaawww, weeeaawww.

Questo video rappresenta un piccolo “trattato” sulla voce, sulle sue caratteristiche e sugli elementi che la rendono unica. Senza entrare in troppi dettagli (che lascia ai tecnici), Treasure ci spiega perché è importante lavorare sulla propria voce e come questa, alle volte, possa cambiarci la vita.

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