venerdì 19 dicembre 2014

Da la Repubblica - La mediazione del Papa tra USA e Cuba

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Una delle notizie del giorno è il disgelo tra USA e CubaIn questa, un ruolo fondamentale pare sia stato quello del Santo Padre, che ha svolto il ruolo di mediatore attraverso un contatto con i due leader (Barack Obama e Raul Castro).

Riporto allora da la Repubblica un interessante articolo sulla mediazione di Papa Francesco e sul suo ruolo ai fini della ripresa delle relazioni tra i due “grandi nemici”.
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La mediazione. La delegazione statunitense e quella cubana si sono incontrate nella Santa Sede. I “contatti” attraverso il segretario di Stato Parolin.
Le lettere ai due leader la mossa segreta del Papa che porta alla svolta
di Paolo Rodari - la Repubblica, 18 dicembre 2014.

Città del Vaticano. La riapertura dei rapporti fra Washington e L’Avana avviene sotto il segno di Papa Francesco. E attraverso il lavoro della segreteria di Stato vaticana guidata da Pietro Parolin, cardinale che conosce bene l’America Latina per essere stato dal 2009 al 2013 nunzio in Venezuela, principale alleato di Cuba. Come papa Giovanni XXIII consentì nel 1962 la soluzione della crisi missilistica a Cuba quale risultato della politica del dialogo iniziata dal suo segretario di Stato Domenico Tardini (scomparso nel ’58), così Francesco attraverso il suo primo ministro Parolin - non a caso erede della stessa scuola diplomatica che fu di Tardini e di Agostino Casaroli, capo della segretaria dal 1979 - diviene decisivo nel ripristino delle azioni diplomatiche fra i due storici nemici.

Francesco, dopo cinquanta cinque anni di tensioni tra l’isola “comunista” e gli Stati Uniti, ha agito con sapienza, spingendo i leader dei due paesi al dialogo, unica strada a suo modo di vedere sempre capace di sciogliere i nodi più controversi e apparentemente inestricabili. La sua Weltanschauung, come ha spiegato Parolin in un’intervista ad Avvenire, è volta a far comprendere che le differenze “sono una ricchezza e non una risorsa”, ma insomma un ostacolo.

Con questa sensibilità di fondo il Papa argentino ha scritto due lettere separate, all’inizio della scorsa estate, al presidente cubano Raul Castro e quello americano Barack Obama, esortando entrambi a perseguire relazioni più strette. In ottobre, poi, in assoluta riservatezza, delegazioni di Cuba e Stati Uniti sono state fatte incontrare in Vaticano, con l’obiettivo di favorire la piena normalizzazione dei rapporti. Una mediazione che ha dato i suoi frutti, con il disgelo annunciato ieri.

Il pontefice “venuto dall’altra parte del mondo”, attraverso la segreteria di Stato vaticana, ha espresso ieri “vivo compiacimento” per la “storica decisione” dei due goveni “di stabilire relazioni diplomatiche, al fine di superare, nell’interesse dei rispettivi cittadini, le difficoltà che hanno segnato la loro storia recente”. L’organismo vaticano, in una nota, ha spiegato che le lettere inviate da Jorge Mario Bergoglio avevano lo scopo di “invitare a risolvere questioni umanitarie d’interesse comune, tra le quali la situazione di alcuni detenuti, al fine di avviare una nuova fase nei rapporti tra le due parti”.

Certo, dopo Giovanni XXIII il Vaticano ha sempre lavorato su Cuba. Sia Giovanni Paolo II (1998) sia Benedetto XVI (2012) hanno visitato l’isola incontrando entrambi l’ex allievo dei gesuiti Fidel Castro. Il viaggio di Joseph Ratzinger fu preparato dal cardinale Tarcisio Bertone, che viaggiò personalmente a Cuba, e dai suoi vice in segreteria di Stato, Dominique Lamberti e il “sostituto” Angelo Becciu, che l’isola conosceva bene, essendovi stato nunzio apostolico. I contatti però non finiscono qui. Sia nell’establishment castrista che in quello americano hanno avuto e hanno rapporti importanti con il Vaticano rispettivamente Eusebio Leal Spengler, Historiador dell’Avana e cattolico, e il segretario di Stato americano John Kerry. QUest’ultimo, lo scorso gennaio, si era recato a Roma col preciso scopo di un incontro con Parolin, un meeting anch’esso decisivo per la storica svolta di ieri.

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