venerdì 2 dicembre 2011

Formazione come metafora della mediazione

Prosegue la lettura del libro di Cesare Vaccà e Maria Martello e, in una pagina di quest'ultima, trovo un'altra bella citazione sulla metodologia di formazione. Citazione che sento profondamente mia, perchè riflette molto bene, credo, il mio stile, concentrato sui comportamenti e le motivazioni.

La vorrei proporre ai colleghi formatori sulla mediazione, ma anche ai tanti mediatori che hanno incontrato, nel loro percorso formativo, docenti che hanno puntato sulla "costruzione del gruppo" e sulla personalizzazione dei contenuti, in vista della formazione delle potenzialità "empatiche" e "creative" degli aspiranti mediatori. La normativa e le tecniche (come da programmi ministeriali) nei corsi contano, certo, ma senza questa sensibilità e questa formazione all'apertura all'altro, credetemi restano solo sterili nozioni.

"Il percorso di formazione prosegue parallelamente alla 'nascita di un gruppo di lavoro' in cui presto dal 'lei' si passa al 'tu' come espressione che ci si sta relazionando non da ruolo a ruolo, ma da persona a persona, al di là delle professioni e delle responsabilità del momento. Similarmente si incomincia a valutare la riuscita della seduta di mediazione dalla uscita dai ruoli iniziali - colpevole/innocente, aggressore/vittima, accusato/accusatore - condizione per fare intravedere la soluzione del conflitto".

Tratto da C. Vaccà – M. Martello, La mediazione delle controversie, IPSOA, Milanofiori Assago (MI), 2010, pp. 346.

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