venerdì 24 febbraio 2012

Quale stile per i mediatori?


Dalla lettura del volume "La promessa della mediazione" di Baruch Bush e Folger (presto mi "lancerò" in una recensione) scaturiscono tanti aspetti interessanti, tra l'altro anche sulle differenze tra mediazione  trasformativa (focalizzata, sulla ristrutturazione della relazione tra le parti) e mediazione focalizzata sul "problem-solving" (la risoluzione della controversia) rispetto alle attività del mediatore nel corso del procedimento.

In particolare, estrapolo questa pagina, ripresa da Kolb-Kressel:
“[Per alcuni mediatori] concludere un accordo costituisce l’obiettivo principale […]. I mediatori orientati alla soluzione sono alla ricerca di un esito concreto, che assuma la forma di un ‘patto’ tra le parti […]. Inizialmente, il mediatore rivolge alle parti numerose domande, finalizzate a capire come gestire al meglio la situazione, o risolvere un problema specifico […]. Come riconoscono gli stessi mediatori, essi si pongono alla guida del processo: sanno già chiaramente che direzione dovrebbe prendere il processo e si impegnano affinché questo accada. Così, la discussione arriva spesso a un punto d’arresto; le parti rimangono bloccate e continuano a reclamare le loro pretese, incapaci di considerare altri modi di vedere la questione […]. [I mediatori orientati alla risoluzione] tendono ad adottare uno stile direttivo, finalizzano i loro interventi alla soluzione di problemi concreti [problem-solving] dando spesso suggerimenti. Molti si sentono a proprio agio nel ruolo di esperti della materia della controversia, e utilizzano tutte le loro abilità di persuasione e influenza. Questi mediatori ammettono di buon grado di esprimere giudizi di valore sugli accordi possibili e di cercare di indirizzare le parti verso soluzioni considerate ‘accettabili’. Intervengono in maniera risoluta e sono solitamente convinti che senza le loro conoscenze e competenze, le parti annasperebbero confuse intorno a un risultato irraggiungibile” (Kolb D.M. – Kressel K., When talk works: profile of mediators, San Francisco, Jossey-Bass, 1994, pp. 470-474 in Baruch Bush R.A. – Folger J.P., La promessa della mediazione, Vallecchi, Firenze, 2009, p. 208).

A mio avviso questa pagina si inserisce molto bene non solo nel dibattito tra i due tipi di mediazione, ma anche nelle riflessioni sull'"ibrido" facilitazione/valutazione con cui il mediatore deve fare quotidianamente i conti nella propria attività. A tal fine un mediatore americano era solito che “alle 9 di mattina è più facile essere facilitativi, mentre alle 6 del pomeriggio è molto più facile essere valutativi…”.

1 commento:

  1. Bella pagina Stefano, grazie.
    Potremmo riprendere un tuo precedente commento in cui ricordavi la pazienza di Giobbe tra i requisiti dei mediatori.
    Maria

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