sabato 27 ottobre 2012

Mediazione, un addio da 490 milioni


Da economiaweb.it (link)

di Nicola Di Molfetta
L'istituto obbligatorio ha evitato che 12mila cause finissero in Tribunale.

Circa 4mila posti di lavoro a rischio. Oltre 900 organismi di mediazione e conciliazione destinati alla chiusura. E un conto da 480 milioni di euro per cittadini e imprese.
 La sentenza con cui il 24 ottobre la Corte Costituzionale ha “bocciato” l’obbligatorietà del tentativo di conciliazione previsto dalla legge 28/2010 come condizione di procedibilità della domanda giudiziale, è deflagrata come una bomba su un settore che nell’ultimo anno aveva creato occupazione e reddito contribuendo ad alleggerire in certa misura il carico di lavoro dei Tribunali italiani.
Le conseguenze della decisione della consulta saranno letali per il settore che va incontro a un drastico ridimensionamento.


RISULTATI ATTESI E RAGGIUNTI. Per comprendere gli effetti reali del provvedimento della Corte Costituzionale si può partire dall’analisi dei risultati raggiunti attraverso questo istituto. Quando il governo Berlusconi introdusse l’obbligo, l’allora guardasigilli, Angelino Alfano, indicò in 600mila istanze di mediazione il target da raggiungere già nel primo anno di vigenza della legge. Alla prova dei fatti, i risultati sono stati ben diversi. Le istanze proposte, infatti, sono state poco più di 90mila. Il che significa, che rispetto all’obiettivo, si è realizzato un risultato inferiore dell’85%.


EVITATI 11.500 CONTENZIOSI IN TRIBUNALE. Detto questo, però, bisogna anche guardare gli effetti concreti di questo primo anno di applicazione dell’obbligo. Nel 35% circa delle 90mila istanze sopraindicate c’è stata un’effettiva partecipazione di entrambe le parti. Il 48% di questo 35%, inoltre, si è risolto con esito positivo della mediazione. In valore assoluto, questa percentuale corrisponde a quasi 12mila contenziosi (11.500) che anziché transitare per le aule di tribunale e galleggiare per 4-5 anni in attesa di una sentenza di primo grado, hanno trovato soluzione in 50 giorni lavorativi (47 secondo Unioncamere).


LO STATO CI PERDE ALMENO 10 MILIONI. Nel suo “piccolo”, l’attività svolta dagli organismi di conciliazione, nel primo anno di attività, ha prodotto un giro d’affari diretto stimabile attorno ai 60-65 milioni di euro. Considerata l’Iva applicata alle transazioni, si può desumere che il mancato introito per le casse dello Stato, dovuto alla soppressione dell’obbligatorietà, sia di circa 10 milioni di euro. Ma questo sarebbe il meno. Infatti, Unioncamere, lo scorso 9 ottobre ha stimato il risparmio complessivamente realizzato (da cittadini e imprese che hanno usato questo istituto) in 480 milioni di euro. Insomma, il conto della soppressione della mediaconciliazione obbligatoria, appare assai salato: mezzo miliardo di euro e una quantità di almeno 12mila cause che da questo momento in poi torneranno a ingolfare le cancellerie dei tribunali.


OSTACOLI ALLA MEDIAZIONE. Certo, in molti, a cominciare dal presidente dell’Oua, Maurizio De Tilla, hanno sottolineato che l’istituto da questo momento in avanti non è che venga soppresso. Sarà utilizzabile da lo vorrà. Su base volontaria. Ma per capire quali siano le potenzialità della mediaconciliazione su base volontaria è sufficiente guardare quale sia la percentuale di mediazioni attivate volontariamente. I dati parlano chiaro: meno del 20% (19,7%, fonte ministero della Giustizia). Quindi è difficile pensare che, senza l’imposizione per legge, ci possa essere una domanda spontanea dei cittadini e delle imprese per risolvere stragiudizialmente eventuali controversie.

PARLAMENTO ERUOPEO E COMMISSIONE: L’OBBLIGO SERVE. In più, a sottolineare l’utilità dell’obbligo previsto dalla legge italiana erano stati anche il Parlamento europeo (a settembre 2011) e la Commissione (ad aprile 2012). Il Parlamento aveva riconosciuto una sorta di anomalia italiana in merito all’obbligatorietà, ma l’aveva anche assolta come necessaria per smaltire i 6 milioni di cause in arretrato in sede civile. Sul punto, poi, la Commissione era tornata definendo la mediazione obbligatoria, misura idonea a perseguire gli obiettivi di efficienza dell’amministrazione pubblica.


UN AUTOGOL DEGLI AVVOCATI? Va detto che tra le ragioni della necessità dell’obbligatorietà c’era anche la necessità di superare l’ostruzionismo degli avvocati. Non è un caso se prima del decreto legislativo 28/2010, gli organismi espressione degli ordini fossero solo 18. Per di più non si può dimenticare che proprio l’Oua, dopo l’entrata in vigore dell’obbligò si attivò per diffondere tra gli avvocati una sorta di memorandum su come aggirare l’imposizione prevista dalla legge. Eppure, se si va a guardare l’identikit dei mediatori italiani elaborato da Unioncamere, si nota che quasi il 60% proviene dall’avvocatura. Insomma, gli avvocati, che a livello istituzionale sono stati i primi detrattori della mediaconciliazione obbligatoria, sul piano individuale si erano rivelati tra i maggiori beneficiari delle opportunità di lavoro che essa offriva.

1 commento:

  1. Classico esempio di disinformazione e poca conoscenza del diritto.
    Evidentemente non è un cittadino qualunque con un problema da risolvere ricorrendo alla giustizia che lo ha scritto ma un mediatore sbocciato con il decreto 28.... a dir poco di parte eh !
    Vorrei ricordare che la mediazione non è stata abolita ma solo corretta nella sua maggiore distorsione, l'obbligatorietà per il cittadino di cui sopra.
    Luigi De Valeri

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