martedì 12 marzo 2013

Rinvio alla Corte Costituzionale della mediazione fiscale


Su Il Sole 24 ore di ieri la notizia che la Commissione tributaria provinciale di Perugia ha emesso un'ordinanza di rinvio della mediazione fiscale alla Corte costituzionale.
Riporto di seguito l’articolo completo...
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La mediazione alla Consulta 
(Il Sole 24 ore - lunedì, 11 marzo 2013) (link)
Mancanza di un organo terzo, limitazione del diritto di difesa e discriminazione per l'applicabilità solo alle contestazioni dell'agenzia delle Entrate (tra l'altro fino alla soglia di 20mila euro). Sono i quattro motivi che hanno spinto i giudici della Commissione tributaria provinciale di Perugia a emettere un'ordinanza di rinvio della mediazione fiscale alla Corte costituzionale. Un'ordinanza depositata da pochi giorni di cui ha dato notizia «Il Sole 24 Ore» di lunedì 11 marzo 2013.
Toccherà ora alla Consulta, quindi, decidere sulla legittimità della procedura obbligatoria, che nei primi otto mesi di vita ha permesso di evitare già 12mila liti (circa il 50% di quelle esaminate).


L'ordinanza del collegio perugino intravede conflitti con ben tre articoli della Costituzione e rimarca un utilizzo dell'istituto «in modo erroneo e illogico».
Il primo problema è che l'organo chiamato a decidere fa comunque parte della stessa amministrazione, mentre «deve essere estraneo alle parti - spiega il provvedimento -: in sostanza non può essere mediatore una delle parti, anche se costituito in ufficio autonomo».

L'altra questione rilevante è che l'obbligatorietà dell'iter finisce per comprimere il diritto di difesa del contribuente, che può rivolgersi al giudice solo dopo 90 giorni. Una tempistica non sincronizzata - come fa notare la Ctp alla Corte costituzionale - con i nuovi accertamenti, che diventano titoli esecutivi dopo 60 giorni dal mancato pagamento. 


Gli altri due effetti distorsivi sono connessi all'ambito di applicazione. La limitazione alle sole pretese avanzate all'agenzia delle Entrate fa sì che i destinatari di contestazioni da altri enti finiscano con l'«avere una maggiore tutela giuridica». Così come quelli a cui le Entrate contestano una presunta evasione oltre i 20mila euro: possono rivolgersi direttamente alla giustizia tributaria e sfruttare la chance della sospensiva degli effetti dell'accertamento.

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