martedì 4 febbraio 2014

Per una possibile definizione di formatore e formazione

Dal libro di Maria Martello [1], di cui ho già riportato nel mio blog diversi passi, riprendo oggi uno spunto molto interessante per “inquadrare” una possibile definizione di formazione e formatore (pp. 130-132). 

Utile per riflettere su un’attività, rispetto alla quale molti pensano, superficialmente, di sapere cosa sia e anche di poterci mettere (o aprire) bocca (soprattutto per dargli fiato... tipo "c’ho l’amico de mi cugino del fratello de mi zio che m’ha detto…"). In fin dei conti, un po’ come accade per la mediazione… .
Sono curioso di sapere quali altre “chicche” (temo qualcuna anche sulla formazione) ci regalerà il nuovo decreto ministeriale, che ritengo arriverà a breve (?!)…

Concordo su tutte le parole della Martello, che peraltro riprende Riccardo Massa (filosofo dell'educazione e pedagogista). Solo su un punto mi permetto di aggiungere che più che “forgiare”, sarebbe a mio avviso opportuno che il formatore “accompagnasse”, “facilitasse” lo sviluppo delle persone, ciascuno diverso nel suo divenire perché ciascuno E’ diverso…

Prima di lasciarvi alla lettura di questo splendido contributo della Martello, segnalo che su questo stesso tema ho avuto l’onore di pubblicare due saggi: il primo in ordine di tempo sulla rivista Mediares n. 20/2013 (vedi post) e il secondo pubblicato nella rivista ADR Italia (vedi post).
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“Formazione e formatore sono termini che possiamo comprendere attingendo alla ricerca pedagogica: Riccardo Massa così delineò le differenze di significato fra termini come educare, istruire e formare, la cui specificità non sempre risulta evidente [2]. «Il termine educazione designa un processo di strutturazione complessiva della personalità: il termine istruzione demarca invece l’acquisizione di nozioni e di tratti comportamentali, cognitivi e affettivi determinati. Il termine formazione sembra ricomprenderli entrambi». Colui che educa, colui che istruisce, nel ciclo di studi istituzionale docet, ovvero lascia dei segni, nel bene e nel male. Anche il formatore lascia dei segni, positivi o negativi, e non meno importanti. Se non è all’altezza del compito non soltanto non forma, ma purtroppo de-forma, producendo danni di qualche gravità”.

“La figura del formatore appare pertanto più complessa nelle sue funzioni e caratteristiche rispetto a quella del docente “scolastico”: il formatore compendia in sé diversi compiti. Non solo insegna, ma stimola, istruendo in una determinata materia, la crescita integrata della persona in formazione. Non si tratta solo di addestramento, anche se pure questo è necessario: la formazione va ben oltre”.

La formazione favorisce, invece, la maturazione globale dell’individuo dovuta allo studio, all’esperienza, all’ambiente. Il concetto di formazione non esclude, tuttavia, quello di addestramento, ma va molto oltre, in quanto prefigura un agire competente maggiormente autonomo e creativo.
Si potrebbe, anzi, aggiungere che il formatore - stimolando la crescita della persona - ne provoca anche la capacità di autoformazione continua, rendendola protagonista del suo cammino di sviluppo professionale che, inevitabilmente, diviene anche personale”.

Di grande ampiezza devono essere i saperi del formatore: dalle scienze della formazione alla pedagogia, alla sociologia, alla psicologia, alla biologia dei processi di apprendimento, alle tecnologie dell’istruzione, alle varie metodologie della progettazione formativa di derivazione aziendale. Saperi molteplici ed eterogenei afferenti ambiti disciplinari diversi.
Saperi della formazione che possono essere utilizzati di volta in volta dando senso agli interventi che si vogliono realizzare. Formare non è solo educere o instruere. E’ un forgiare le persone nell’assoluto rispetto della originalità di ciascuno. Richiede umiltà e forte apertura alla continua riflessione critica sul proprio operato, un’attenzione al percorso dei formandi come gruppo e come individui nell’acquisizione di competenze che conducono al cambiamento del senso di accrescimento della qualità delle competenze e non solco della quantità di conoscenze o abilità.
Questo è il formatore cui Riccardo Massa pensava molti anni or sono, e questo è ancora oggi il profilo di un professionista della formazione riflessivo, critico, progettuale e creativo. Questo è quello di cui ha bisogno la mediazione”. 


[1] M. MARTELLO, La formazione del mediatore, UTET Giuridica, Torino, 2014.
[2] R.MASSA, Cambiare la scuola. Educare o istruire?, Bari, 2000.

La foto è tratta dall'album su Flickr del mio amico Cesare Rossi, che ringrazio per la disponibilità.

4 commenti:

  1. Questo libro dovrebbe contribuire ad approfondire la riflessione dei mediatori sull'importanza di una formazione filosofico umanistica così come la propone Maria Martello. Poco tempo fa l'autrice ha inviato 12 domande molto significative in merito al problema della Mediazione e della formazione dei mediatori al Ministro Cancellieri. Chissà se le avrà lette qualcuno... Sembra che si voglia ignorare quanto sia impegnativa la formazione ben condotta, a favore delle scorciatoie

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  2. Credo che comunque vadano le cose ( mi riferisco alle chicche in arrivo dal ministero) sarà utile ai mediatori approfondire gli aspetti umanistico filosofici di una formazione destinata a professionisti di altissima qualità, così ben delineati nel libro di Maria Martello.

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    1. Buonasera Giovanna, ritengo che il libro di Maria Martello sia molto interessante (come d'altra parte altri suoi che avevo letto in precedenza) ed offra diversi spunti di riflessione (alcuni dei quali li ho riportati e li riporterò nel blog). Il mio personale "taglio" alla formazione riguarda soprattutto il confronto tra il formatore ed il mediatore in termini di "facilitazione". Su questo, e su modalità che utilizzano i filmati, video e modalità interattive, si basa il mio metodo di formazione, che cerca di integrare le metodologie di mediazione (facilitativa, valutativa, umanistica), i principi della cultura negoziale e le tecniche di gestione delle controversie. Il tutto, ovviamente, compatibilmente con il tempo a disposizione (50 ore sono davvero poche). Inoltre, come Associazione Italiana Formatori - Delegazione regionale del Lazio (di cui sono membro del Consiglio Direttivo) abbiamo anche iniziato da un anno una Comunità di pratica tra formatori di professionisti (avvocati, commercialisti, medici, ecc.), che sta producendo i primi risultati. Direi, buon lavoro a tutti noi, che parliamo di "formazione" e non di "attività nata come opportunità emersa dal d.lgs. 28 e D.m. 180" ... Stefano Cera

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  3. Penso che il libro della Martello, per le riflessioni in esso contenute, sia consigliabile a tutti quei mediatori e professionisti in genere che intendano farne per se stessi materia di stimolo all'autoformazione, per così dire "ricaricare le batterie" per dare un nuovo significato al proprio lavoro. Infatti l'autrice si rivolge non tanto al "tecnico", ma piuttosto alla "persona".

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