venerdì 7 febbraio 2014

Da Godot Pride - Il potere ed il conformismo, attraverso un film (e un libro di George Orwell)

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Nella puntata di GODOT PRIDE di lunedì scorso (3 febbraio - link al podcast, da 1h54’50’’ fino alla fine - 10' circa - prendendo spunto dalla scena del film 1984 (riduzione cinematografica di un famoso libro di George Orwell), nelle mie consuete “note di chiusura” ho fatto qualche considerazione sul potere e sul conformismo

Riporto il testo del mio commento…. anche se, come al solito, in trasmissione, ed anche questo è il "bello della diretta", aggiungo sempre qualcosa in più :)


Stasera vi ho proposto alcune famose canzoni, relative ad alcuni film degli anni ’80… grazie all’ultima, Sex crime degli Eurythmics, possiamo fare qualche considerazione sul potere…

Intanto, riprendiamo il testo della scena, in cui Richard Burton (durante la tortura di John Hurt - autore dello psico-reato, il delitto di eterodossia che il regime combatte con la sorveglianza e con gli stravolgimenti culturali) gli chiede:

“Una domanda: come fa un uomo ad affermare il suo potere su un altro?”. “Facendolo soffrire”, risponde John Hurt. “Esatto, l’obbedienza non basta”. “Il potere è infliggere dolore e umiliazione, altrimenti non c’è certezza”. Poi Burton prosegue: “Il potere è fare a pezzi una mente umana e poi rimetterla insieme nella nuova forma che tu stesso scegli”.

E poi c’è uno dei passaggi più belli: “Il potere non è un mezzo, è un fine”. “Nel nostro mondo c’è posto solo per il trionfo e l’autoumiliazione, tutto il resto lo distruggiamo”. “Il passato è proibito, perché? Perché quando separiamo un uomo dal suo passato, lo separiamo anche dalla sua famiglia, dai suoi figli, dagli altri uomini”. “Non esiste lealtà se non quella verso il partito”. “Non esiste amore se non per il grande fratello… ogni forma di piacere la distruggiamo”. “Se vuoi avere una vision del futuro,Winston, immagina uno stivale che calpesta un volto umano in eterno…”.

Per un laureato in Scienze Politiche, “appassionato” nello studio delle dinamiche dei regimi totalitari del XX secolo questo film e, prima ancora il libro di George Orwell, ha un profondo significato… a parte che è uno dei miei libri preferiti, come dicevo anche prima, ma ha un significato profondo che travalica dall’importanza storica del film stesso.

Infatti George Orwell, pseudonimo di Eric Arthur Blair, morto nel 1950, è noto per due romanzi scritti verso la fine della sua vita, negli anni quaranta: l'allegoria politica de La fattoria degli animali e 1984, che descrive così bene i regimi totalitari dall'aver dato luogo alla nascita dell'aggettivo «orwelliano», oggi ampiamente usato per descrivere meccanismi totalitari di controllo del pensiero, di cui il film descrive molto bene i meccanismi e le dinamiche. 

Basti pensare al fatto che alla fine i due amanti protagonisti del film (interpretati da John Hurt e Suzanne Hamilton), si incontrano dopo essere stati rieducati e quasi non si conoscono, dichiarando il loro amore unicamente al partito, proprio come “profetizzato” nella scena che abbiamo ascoltato da Richard Burton.

Orwell viene ricordato soprattutto per il contributo che diede alla letteratura distopica (distopia, termine contrario alla Utopia), che utilizzò più volte nel suo impegno contro il totalitarismo. 

Da La fattoria degli animali (acuta parodia del comunismo e dell’Unione Sovietica ed ambientato in una fattoria nella quale gli animali si ribellano ad un padrone umano crudele e dispotico solo per piombare in un dominio anche peggiore guidato dai maiali, corrotti dall'avidità di potere e caratterizzato dall'icastico motto: "tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri.”)… dicevo, da quest’opera riprendo una bella frase: «Gli animali da fuori guardavano il maiale e poi l'uomo, poi l'uomo e ancora il maiale: ma era ormai impossibile dire chi era l'uno e chi l’altro».

Segno del conformismo, elemento questo che ritroviamo anche in 1984 e che rappresenta il messaggio che i libri di Orwell ci hanno lasciato in eredità, pur in un quadro internazionale così profondamente mutato rispetto agli anni della sua scrittura… conformismo che rappresenta ancora una delle “bestie” più pericolose, forse dal volto meno aggressivo, meno violento rispetto ad altre, ma più subdolo e più difficile forse da estirpare nella nostra società ancora oggi…

Quindi, anche se oggi non abbiamo più a che fare con ideologie e dittature, non dobbiamo tuttavia abbassare la guardia dal conformismo, perché in molti ambienti ancora oggi “ragionare fuori dal coro” o “fuori dagli schemi” rappresenta il segno di una grande eterodossia… 

Io invece dico solo questo: Attenzione, perché ragionare con la propria testa è assolutamente e perfettamente legale e può sì nuocere gravemente alla salute… ma solo per quelli che scelgono di non farlo e mettono il cervello all’ammasso… mai invece a quelli che lo fanno, soprattutto se vogliono continuare a guardarsi allo specchio la mattina…

Ed è con questo pensiero che voglio salutarvi stasera, ringraziandovi per esserci stati - come sempre, ancora una volta…

Bene, io vi aspetto la prossima settimana, sempre di lunedì e sempre alle 21, per un nuova puntata di GODOT PRIDE, sempre in mia compagnia… e mi raccomando anche nel mese di febbraio, “Stay hungry, stay foolish, stay GODOT PRIDE…”… Un caro abbraccio da Stefano Cera… e che l’apprendimento sia una delle leve che anima la nostra vita… Buonanotte…

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