giovedì 20 agosto 2015

Vacanze nell'era dei social

Il Castello di Neuschwanstein (Germania)
L’occasione è stata di quelle che capitano poche volte… qualche giorno di “vacanza” in un paese straniero. Anche se in un paese dell’Europa, ho fatto i conti con i costi per il collegamento internet e così ho deciso… meglio qualche giorno senza collegamento che rischiare di pagare uno sproposito. E poi chissà, magari capiterà qualche collegamento wi-fi “volante”.

Di "collegamenti", in realtà, ce ne sono stati pochi… nel paese che ho visitato più o meno la situazione del wi-fi è come in Italia. Ci sono collegamenti pubblici, ma - quando ci sono - sono molto lenti oppure, come è il caso dei collegamenti negli alberghi e/o ristoranti, la velocità non è il massimo. Insomma, era meglio pensare a stare con la famiglia che non mettermi a fare “il ricercatore di collegamenti wi-fi professionista”…


E poi, con due figli non ancora grandi e tutta la giornata fuori, a fine giornata non ho avuto granché voglia di mettermi al computer e navigare… inoltre è metà agosto e magari le “solite cose” possono anche aspettare qualche giorno, no? E così, da quello che pensavo potesse essere un problema (la mancanza di “contatti” con il mondo, il mio mondo, quello che in questi ultimi anni mi sono costruito ed amo) è diventata in realtà una “serendipica opportunità”. Il famoso “stacco” che raramente accade, be’ è arrivato e per diversi giorni non mi sono collegato (per necessità ed anche un po’ per scelta) a Facebook o a LinkedIn. 

Come è andata? Direi bene… anzi, è stato il logico e consequenziale allineamento ad una scelta ormai operata da tempo (cioè una presenza minore sui social), di cui sono più che mai convinto e che, dopo dieci giorni di “apparente” black-out, col senno di poi, mi rendo conto sia stata la scelta migliore o almeno quella che ritengo più adatta a me, in questo momento.

Resta tutto come prima, anzi no… perché questi giorni mi hanno aiutato a ricordare - nel caso ce ne fosse stato bisogno - che non si vive di soli “social”… per carità, resto convinto che restino uno strumento utile, forse anche indispensabile, per il “professionista 2.0”. Tuttavia, forse, si può vivere bene anche senza caricare sul proprio profilo la foto sull’ultimo pasto consumato e/o che ci ritrae in chissà quale luogo ameno visitato e/o con chissà chi.

In questi giorni, vedendomi nello “specchio” rappresentato dalle frotte di turisti pronti all’ultimo "selfone" davanti ad ogni tipo di bellezza, una volta tanto ho focalizzato l’attenzione sull’idea di un tempo e cioè che le foto vadano fatte per ricordare solo e non anche per mostrare. In questo senso i social hanno decisamente cambiato le nostre abitudini ed il nostro modo di “gestire i ricordi”. Io credo che sia opportuno custodire gelosamente i propri ricordi dentro la propria mente ed il proprio cuore. Ed in questo caso, anche le foto dentro il proprio smartphone o la propria macchina fotografica.

Per questo, in un mondo in cui sempre di più il privato diventa di dominio pubblico, penso che mantenere la propria privacy sia, in fondo, una “piccola” rivoluzione. Mantenere un piccolo pezzo di mondo, il proprio, “al riparo” da se stessi (prima ancora che agli altri), per fare in modo che i nostri ricordi restino fotografie della nostra sola anima.

Per carità, ora non voglio fare il “guru da strapazzo”; trovo che sia assolutamente legittimo che ognuno (anche riguardo la presenza nei social) faccia le proprie scelte e decida come comportarsi. Io non sono nessuno per indicare chissà quale strada (già il fatto che scriva questa cose nel mio blog significa che sono anche io “irrimediabilmente” votato ad una coscienza “social”). Tuttavia, dopo questi giorni, mi sento un po’ più vicino a chi, se/quando mi capita di chiedere “hai un profilo sui social?” mi guarda come se stessi parlando una lingua antica, mai sentita prima. Il “muretto” o la “piazza”, invece di Facebook; chiacchierare con la gente, invece di cercare il wi-fi.

Nessuna ostentazione (ripeto, la mia è stata un’opportunità scaturita prima di tutto da una - quasi - necessità), tuttavia, ogni tanto, un po’ di sano silenzio e riflessione, ci può far “schiarire la voce” e renderla più forte e migliore… spero solo non resti un buon proposito che sarò superato a breve dalla routine “da visibilità social” quotidiana… Ci proverò, tra i buoni propositi di (non ancora) fine estate…

Nessun commento:

Posta un commento