mercoledì 21 settembre 2011

Non c’è modo di vedere finchè il tuo cuore, la tua anima e il tuo spirito sono coperti dal conflitto…


Questa è una delle frasi più belle di un’intervista ad Eric Galton (noto mediatore americano e vero e proprio “pioniere” nel campo delle Alternative Dispute Resolution), riportata in Blog Conciliazione. La lettura, al tempo stesso motivante (penso all’entusiasmo che susciterà negli appassionati della materia) e sfidante (“non si finisce mai di imparare” potrebbe essere il suo motto), rappresenta un piccolo compendio di cultura negoziale, oltre che di principi e tecniche di mediazione.
A mio avviso, i temi principali dell’intervista sono tre:
  • Fasi della procedura
All’inizio della sua carriera Galton temeva la sessione congiunta iniziale, soprattutto perché non si sentiva preparato a gestirla, anche per paura che le parti potessero dire qualcosa che allontanasse dalla soluzione. Con l’esperienza invece ha imparato ad apprezzare l’utilità di tale sessione poiché permette alle parti di apprezzare i benefici della mediazione e il ruolo del mediatore, mentre per il mediatore è utile, tra l’altro, per comprendere meglio la relazione tra parte ed avvocato.
  • Il mediatore
Per Galton non deve smettere mai di formarsi (“dopo 6.000 mediazioni sto ancora imparando” è il suo commento), così come deve impegnarsi a una grande condotta etica. Per quanto riguarda l’attività del mediatore nella procedura Galton sottolinea di sentirsi, alle volte, come un “vigile che dirige il traffico”, fornendo alle persone suggerimenti su ciò che potrebbe rendere la negoziazione più efficace. Le parti restano al centro della procedura. Tuttavia anche il mediatore può fare molto aiutandole nella loro negoziazione attraverso una preparazione molto dettagliata sulla controversia (che permette peraltro di minimizzare i rischi di un eventuale stallo), l’ascolto attento alle esigenze delle parti e la capacità di essere pazienti e “reattivi” rispetto a ciò che accade nella procedura per cogliere le opportunità che questa offre. Sullo stile, per Galton non ha senso chiedersi quale sia quello più efficace. Infatti, i mediatori devono essere dei “camaleonti”, capaci di adattare il proprio stile alla situazione e allo specifico contesto.  In breve, a chi desidera sapere se predilige una mediazione facilitativa o valutativa la sua risposta è: né troppo direttivi, né troppo passivi…
  • La gestione del conflitto
Galton considera il suo passato da avvocato come un momento importante nella formazione del suo ruolo come mediatore; tuttavia ora, rispetto al passato, Galton comprende molto meglio il conflitto e le conseguenze nefaste che provoca nelle persone coinvolte. Infatti, queste, che si trovano in mezzo a un vero e proprio “tunnel”, sono incapaci di pensare ad altro, di guardare ad altro, di vivere altro che il conflitto e le emozioni negative che esso causa. Per questo la mediazione rappresenta uno strumento fondamentale nella gestione costruttiva delle controversie, proprio per la sua capacità di “lavorare in profondità” con le parti e insieme alle parti nella gestione delle dinamiche de-escalative del conflitto attraverso le sue leve emotive. E questo, per Galton, è possibile soprattutto perché l’esperienza come mediatore lo ha fatto diventare “qualcos’altro” rispetto all’avvocato.

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