Nei giorni scorsi Roberto Bordone, Direttore dell’Harvard
Negotiation and Mediation Clinical Program ha “disegnato” nelle pagine “virtuali”
del PON un bel ritratto di Roger Fisher, di cui è stato ex-studente (link).
Ne emerge
un ritratto “originale” di un uomo che ha creduto profondamente nel dialogo e
nella capacità di trovare soluzioni efficienti, anche nelle circostanze più
difficili. Non sempre gli è riuscito, ma
sempre ci ha provato…
Dall’articolo di Bordone estrapolo alcuni concetti,
a mio modo di vedere fondamentali per comprendere il pensiero e l’azione di
Fisher.
- "Sebbene
abbia assistito alle conseguenze dei massacri e dei conflitti violenti, Roger
in qualche modo ha scelto di vedere, impegnarsi e suscitare il meglio del
potenziale umano".
- "Per
Roger, l’obiettivo del cambiamento di prospettiva non è stato mai di
giustificare il male. Piuttosto, è stato il modo di scoprire nuovi approcci
alla diplomazia, alla persuasione e alla comprensione dell’altro".
- “'La questione', diceva Roger, 'non è trovare
una soluzione. Tante persone brillanti scoprono spesso ottime soluzioni. La questione
è trovare un modo per arrivarci'”.
- “'Scegli
di aiutare'. In altre parole: non limitarti a fare bene il tuo lavoro, ma sii
attento; trova modalità per utilizzare la tua influenza per fare una differenza
positiva ogni volta che puoi”.
- "Le sue
energie sono sempre state focalizzate al capire come cose che sembravano
improbabili potessero diventare realtà. In questo modo, involontariamente,
Roger ha finito per esporre se stesso al rischio di essere tacciato di 'idealismo', non consapevole delle difficoltà di un mondo pieno di male e
malevolenza".
Un paio di passaggi riguardano anche la metodologia didattica seguita da Fisher durante i suoi corsi:
- "Lo
storytelling è stato uno degli aspetti in cui Roger ha mostrato il suo più
raffinato talento. Il senso del 'timing', l’inflessione della sua voce e il suo
sorriso smagliante sembravano essere perfettamente calibrati al suo “pubblico”,
che fossero studenti di legge, diplomatici, militari o mediatori".
- "Ha
sperimentato nuovi metodi di insegnamento, l’uso di simulazioni, di video e di
feedback intensivi e personalizzati. Ha guardato fuori i confini del diritto
per integrare il lavoro di studiosi come Chris Argyris e Howard Raiffa".
Particolarmente significative mi sembrano le conclusioni dell'articolo:
"In una
professione in cui le critiche tendono a prevalere sulle nuove idee e in un
mondo in cui le minacce sembrano eclissare le voci del coinvolgimento e del
dialogo, i contributi di Roger – la sua dottrina, le sue storie, il suo esempio
e la sua continua attitudine a 'scegliere di aiutare' – sono per me una fonte
continua di ispirazione. E io confido che rimarranno vivi nel cuore di questo
studenti - ed in quello di tanti altri – per gli anni a venire".
Su Roger Fisher si vedano anche altri contributi precedenti:
- Recensione de "Il negoziato emotivo" (scritto da Daniel Shapiro)
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