Da Blog
conciliazione – 5 dicembre 2012 (link)
di Nicola
Giudice*
Segno dei
tempi 1): qualche giorno fa un
avvocato deposita, per conto di un collega, una domanda di mediazione. Noto che
è un tentativo di mediazione volontario. "Sì, certo", commenta l’avvocato, "d’altra parte la mediazione non è più obbligatoria".
Faccio osservare che in realtà la sentenza non è
ancora uscita e quindi, tecnicamente, per ora non cambia nulla. "Guardi che si sbaglia. La sentenza è
uscita. Io l’ho anche letta!".
Per sicurezza apriamo il sito della corte
costituzionale, dove non appare traccia della pronuncia. "Sì. Vabbè. Tanto comunque è
incostituzionale", commenta allora il legale.
Spiego che in realtà bisogna vedere in cosa
consiste la censura di incostituzionalità e che, comunque, la mediazione come
strumento ben difficilmente potrebbe essere considerato incostituzionale… "Tanto è una presa in giro. Se devo andare
da un santone che mi dice di fare pace, lo faccio. Mica dev’essere
obbligatorio".
Da un
santone. Per fare pace.
Segno dei
tempi 2): corso di formazione per
avvocati sul tema della deontologia. Il relatore, ad un certo punto, parla di
mediazione. In questi termini: "Che poi questo mediatore è una specie di
guru, che mica si capisce bene cosa deve fare".
Una
specie di guru.
Segno dei
tempi 3): Un avvocato deposita la
domanda di mediazione. All’atto del deposito spiega che "È una perdita
di tempo. Non raggiungeremo mai un accordo. Ci abbiamo già provato in tutti
modi, ma non se ne esce". 50 giorni dopo le parti sottoscrivono un
accordo e si stringono la mano. L’avvocato che aveva depositato la domanda,
uscendo dalla sala, si avvicina e sottovoce mi dice "Non pensavo
proprio. Ma, d’altra parte, avremmo potuto metterci d’accordo direttamente tra
noi, senza dover per forza venire qui".
Una
perdita di tempo.
Poi ci sono avvocati che ti chiamano per dirti che
loro nella mediazione ci credono e che la utilizzano perché è utile per i loro
clienti.
Poi ci
sono avvocati che, senza alcun
interesse personale diretto, inseriscono clausole di mediazione nei contratti.
Poi ci
sono avvocati che impiegano quota parte del loro tempo
per promuovere la mediazione, senza che questo faccia entrare un centesimo
nelle loro tasche.
Poi ci
sono avvocati, anche stranieri,
che chiamano e ti chiedono se conosci un buon mediatore perché ne hanno bisogno
per gestire una controversia per conto di un cliente.
Allora ti ricordi che generalizzare è sempre
sbagliato.
E continui a fare il tuo lavoro, cercando di farlo
sempre al meglio.
*
Responsabile Servizio di conciliazione – Camera Arbitrale di Milano
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