giovedì 21 novembre 2013

La vita... come è, come la vorremmo, come la possiamo riprendere nelle nostre mani - parte 1

Proseguono le mie “storie” raccontate in radio, attraverso l’ausilio della musica… questa settimana, nel mio monologo alla fine della trasmissione GODOT PRIDE di lunedì scorso, dedicata all’”esistenza” in vita, mi sono lanciato in qualche considerazione.

Riporto di seguito il testo del "monologo", che potrete tuttavia sentire nel podcast della trasmissione (link - da 1h43'10'' a 1h48'10") da me indegnamente provato a recitare durante la trasmissione... Buon ascolto! :)
Ps Ah, dimenticavo… lunedì parlerò ancora di vita e di esistenza, sempre “riletti” attraverso la musica... la radio è una delle mie più grandi "passioni"... spero di essere capace di trasmetterlo ;)

Stasera abbiamo parlato di vita e la bellezza della canzone che sentiamo ancora in sottofondo (Hoppipolla dei Sigur Ros) sta lì a ricordarci che nella vita le parole, tutto sommato, servono a poco se non sono suffragate dai fatti e che la verità, prima o poi, viene a galla…

L’Italia è un paese strano, dove talvolta si fa carriera perché spinti dalla “corrente” o si ottengono successi perché si è mediocri e non si da fastidio o ancora perché si urla più forte rispetto a quelli che preferiscono l’ascolto, il lavoro, la competenza e l’umiltà alla spocchia, l’arroganza e l’anassertività…

Ma credo che per chi crede che nella vita l’indipendenza, soprattutto se data da una fervente fede e consapevolezza nel proprio essere e nei propri mezzi sia la migliore delle parti dove stare… e che i soli confini da rispettare sono quelli che detta la propria coscienza, ebbene, per costoro credo che ci sia sempre una possibilità… perché è sempre ad essa, la propria coscienza, che in fondo, dobbiamo rispondere…

C’è un film di qualche anno fa che a me è piaciuto tantissimo, American beauty, di Sam Mendes, del 1999, con uno straordinario Kevin Spacey. Bene questo film in qualche modo mi ha trasmesso qualcosa…

Lo sceneggiatore del film Alan Ball ha sottolineato il suo obiettivo con il film era “raccontare di come sta diventando sempre più difficile condurre un'esistenza autentica, quando viviamo in un mondo che sembra puntare i riflettori sull'apparenza. Si vedono così tante persone che si sforzano di vivere una vita costruita e quando poi raggiungono il loro obiettivo si chiedono perché non sono felici. Non mi resi conto di tutto ciò quando mi sedetti a scrivere [American Beauty], ma questi concetti sono importanti per me”…

E questi concetti sono importanti anche per il protagonista del film, appunto Kevin Spacey, che dopo aver perso il lavoro ed aver cercato un lavoro “con la minore responsabilità possibile”, con una moglie ed una figlia che non lo stimano e con una vita in cui sembra avere tutto, ma di fatto ha solo un “simulacro” di tutto, che in realtà nasconde il niente, ha il coraggio di cambiare tutto e di diventare, finalmente, sé stesso…

In punto di morte rivede la sua vita in un secondo e pronuncia, alla conclusione  del film, parole che sono destinate a rimanere in sottofondo come monito per lo spettatore, come un invito a guardarsi dentro ed a fare riflessioni sulla sua esistenza…
Premetto che il personaggio interpretato da Spacey era stato ucciso dal padre del ragazzo che frequentava sua figlia perché questi pensava che in realtà avesse una storia omosessuale proprio con Kevin Spacey

“Potrei essere piuttosto incazzato per quello che mi è successo, ma è difficile restare arrabbiati quando c’è tanta bellezza nel mondo.
A volte è come se la vedessi tutta ed è troppa.
Il cuore mi si riempie come un palloncino che sta per scoppiare e poi mi ricordo di rilassarmi e cerco di cercare di tenermela stretta.
E dopo scorre attraverso di me come pioggia e io non posso che provare gratitudine per ogni singolo momento della mia stupida vita.
Non avete idea di cosa sto parlando, ne sono sicuro, ma non preoccupatevi… un giorno l’avrete…”

Bene, secondo me nella nostra vita possono accadere fatti che ci fanno vedere le cose in modo completamente diverso e da quel giorno, da quel momento, quel piccolo/grande istante in cui la nostra vita cambia, non vedremo più la nostra vita, le persone che ci circondano e il nostro mondo nello stesso modo e in quel giorno forse saremo capaci di lasciar andare le cose, le situazioni o le persone da cui sopravvivere per abbracciare con la massima forza le cose, le situazioni o le persone che ci fanno vivere… Perché la vita non è superare le cose, magari girandoci intorno, ma attraversarle per coglierne il senso ed il significato…

Come gli altri ti trattano fa parte del loro cammino… come noi reagiamo, invece, fa parte del nostro… ed anche come noi reagiamo alle cose (positive o negative) che ci succedono… Ecco perché, secondo me, è importante conoscere e comprendere sé stessi… perché solo quando saremo capaci di farlo, saremo forse anche capaci di conoscere e comprendere gli altri… e questa cosa non la dico io, ma, cosa ben più importante, la dice Daniel Goleman che tra le competenze emozionali mette al primo posto proprio la conoscenza di sé stessi…

Questo è forse il più importante insegnamento che ho ricevuto da quel 14 novembre di 5 anni fa… piccolo magari, solo un impercettibile segnale, ma sicuramente importante per chiunque ritenga di aver ricevuto una seconda occasione e per chi crede nella vita, a cominciare dalla propria… Un proverbio giapponese recita: “Così è la vita, cadere sette volete e rialzarsi otto”… bene per quanto mi riguarda, la vita è proprio questo…

Bene, anche per stasera è proprio tutto da Radio Godot, dalla trasmissione Godot pride e dal vostro Stefano Cera, e auguro a tutti gli ascoltatori la più serena delle notti e, vi ringrazio per esserci stati, come sempre, ancora una volta... Sperando di ritrovarvi, Vi aspetto lunedì prossimo, alle 21... Un caro abbraccio... Buon proseguimento di autunno a tutti e mi raccomando “Stay hungry, stay foolish, stay GODOT PRIDE…”… Buonanotte! 

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