Riprendo dall’amica Lucia un bel contributo su come i bambini vivono l’esperienza del litigio.
A quanto pare, in maniera leggermente diversa da come lo intendono gli adulti…
Da leggere...
Da "Come insegnare ai bambini a gestire i conflitti", di Daniele Novara, in "Litigare bene", "Psicologia contemporanea" (244, 54-59).
"Ascoltando e raccogliendo numerosi racconti che i bambini e le bambine stessi fanno delle loro esperienze di litigio, un dato salta subito all’occhio: la percezione adulta dei litigi infantili e quella dei bambini non coincidono affatto.
Per i bambini e le bambine il litigio è un’esperienza naturale: normale, fisiologica, carica certo di emotività, ma facilmente riletta a posteriori come priva di significati diversi da quelli vissuti in quel momento. È piuttosto la reazione adulta al litigio dei bambini che disorienta: finisce per attribuire contenuti presunti e spesso errati a episodi in sé marginali, modificando inevitabilmente la percezione e il valore dell’evento. Le ricerche di psicologia dello sviluppo sull’argomento hanno contribuito a confermare alcune caratteristiche della litigiosità infantile, che possono essere spiegate solo interpretando la litigiosità come un evento fisiologico, un modus vivendi, una parte quasi inevitabile del giocare assieme. (...)
Il metodo rivolto a genitori e insegnanti, che ho chiamato “Litigare Bene”, è frutto di un lungo lavoro di esplorazione sulla possibilità di insegnare a litigare. L’ipotesi di partenza, confermata dalla ricerca, è che i bambini, per tutta l’infanzia, hanno grandi capacità di autoregolarsi nei loro litigi. (…)
In cosa consiste? In due passi indietro e due passi avanti.
Il primo passo indietro: non cercate il colpevole perché non c’è.
Il secondo passo indietro: non imponente la soluzione. Non esiste la risposta esatta, ma la capacità di gestire la situazione.
Il primo passo avanti: fateli parlare fra loro del litigio.
Il secondo passo avanti: favorite l'accordo fra di loro".
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