Una delle mie letture per questa estate è Così parlò Zarathustra (di Friedrich Nietzsche), uno dei grandi classici della filosofia occidentale.
Da questo riprendo uno spunto che trovo utilissimo per chi si occupa di apprendimento e formazione.
Nella prima parte, nel capitolo intitolato Della virtù che dona (p. 97, nell’edizione BUR 2012) Zarathustra dice “Si ripaga male un maestro, se si rimane sempre e solo un discepolo.
Nella prima parte, nel capitolo intitolato Della virtù che dona (p. 97, nell’edizione BUR 2012) Zarathustra dice “Si ripaga male un maestro, se si rimane sempre e solo un discepolo.
[…] Non vi eravate ancora cercati: allora trovaste me. Così fanno tutti i credenti; perciò ogni fede è così poco importante.
Ora io vi ordino di perdere me e di trovare voi; e solo quando mi avrete tutti rinnegato ritornerò tra voi.
In verità, con altri occhi, fratelli, cercherò allora i miei discepoli perduti; con un altro amore vi amerò allora”.
Questa riflessione stimola in me alcune considerazioni; innanzitutto che la formazione e l’apprendimento comportano sempre in qualche modo un “perdersi” (cioè perdere cioè i propri riferimenti), per poi ritrovarsi, ma ad un livello superiore (la conoscenza integrata ed aumentata, frutto spesso delle proprie elaborazioni, a fronte di quello che si imparato). E questo vale non solo per i partecipanti ad un percorso di formazione, ma anche per chi è formatore. Infatti, una delle fortune del mio lavoro è proprio quella di imparare (dalle persone che abbiamo di fronte) mentre si facilita l’apprendimento di altri.
Poi, che è nell’animo di chi fa formazione “facilitare” la nascita di altri “formatori”. E’ nella natura delle cose e della nostra attività. Ovviamente, non tutti apprendono per diventare a loro volta, facilitatori dell’apprendimento, ma di sicuro è opportuno che diventino facilitatori del “loro” apprendimento. In pratica, lavoriamo affinché le persone abbiano bisogno di loro e non di noi ed imparino a tirare fuori da se le risorse di cui hanno bisogno.
Infine, il “dono” che può fare il formatore è dare se stesso (in aula, come nella vita) e trarre dalle persone con cui interagisce (a tutti i livelli) nuove risorse per rendere sempre più ricco il suo “dono”. Ancora una volta, gli altri sono per noi, allo stesso tempo “obiettivo” e “risorsa” del nostro vivere e del nostro agire.
Non possiamo fare altrimenti, per crescere noi e per facilitare la crescita di chi abbiamo di fronte…
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