Enzo Ferrari diceva che “la passione non si può spiegare, si può solo vivere”. Ed è con questo pensiero che leggo l’articolo di Daniela Cipolloni pubblicato sul numero di Focus di settembre 2014 (n. 263, pagg. 17-22) dal titolo “Fuori controllo” e dedicato proprio alle “passioni”. Il richiamo dell’articolo è che esse “possono essere il propulsore di una vita lunga e felice. Basta”, tuttavia, “non farle diventare un’ossessione”.
Secondo Helen Fisher, antropologa della Rutgers University (USA), la passione provoca “una vera e propria dipendenza, al pari di alcol, fumo, cocaina, eroina”. Mentre Emmanuele Jannini sessuologo e docente di endocrinologia all’Università di Roma - Tor Vergata, da parte sua sottolinea che “sebbene quella amorosa sia la più studiata, dal punto di vista bio-chimico tutte le passioni - per l’arte, la politica o il bricolage - condividono gli stessi meccanismi”.
Non entro nel dettaglio delle reazioni chimiche (che peraltro l’articolo spiega molto bene); quello che mi interessa è soprattutto quella che le passioni provocano negli esseri umani. Infatti, “si ama, si studia, si lavora per passione perché ci da piacere. Che, a sua volta, chiama piacere, nel costante inseguimento di un appagamento che si sposta sempre un passo più in là, sempre in quella direzione”.
Le passioni, prosegue l’autrice dell’articolo, ci fanno sentire vivi ed è in esse che spesso troviamo il senso della nostra vita. Del resto, lo stesso filosofo tedesco Hegel sosteneva che “nel mondo nulla di grande è stato fatto senza passione”. Tuttavia, attenzione, perché se le passioni “armoniose” rappresentano la nostra linfa vitale, la chiave per una vita appagante e felice, all’opposto le passioni “ossessive” - ossia quelle sentite come un’”oppressione” - possono rappresentare una patologia. Il troppo stroppia, come recita un famoso proverbio…
Altro aspetto importante: la passioni richiedono sempre una vita “al massimo”? La risposta è semplice. No! Perché anche esse si evolvono, col tempo si trasformano, perdono di “violenza”, ma non di intensità. E questo accade non soltanto nella passione amorosa. Infatti, “la foga iniziale che si mette in un’attività entusiasmante, per esempio imparare a recitare, evolve pian piano per un interesse sempre forte ma più razionale, conciliabile con gli altri impegni della vita”.
Ancora, nell’articolo si fa riferimento ad un aspetto purtroppo attuale nella nostra società, ossia la mancanza di esse. Infatti, secondo un sondaggio condotto da Edge (forum internazionale di pensatori e scienziati), solo meno di una persona su quattro svolge il proprio lavoro con passione. E questo è davvero un peccato perché è dimostrato che un maggior coinvolgimento professionale migliora la vita, non solo perché aumenta la nostra produttività, ma soprattutto aumenta la nostra autostima e, con essa, la nostra soddisfazione.
E questo, alla fine, ha un significato sul “senso” della nostra esistenza, ma anche sulla sua durata; infatti, secondo Howard Friedman dell’Università della California “chi è felice di spendersi nel proprio mestiere vive in media cinque anni in più rispetto a chi è demotivato e distaccato”.
A questo punto, sorge - direbbe qualcuno spontanea - una domanda: come si può fare per trovare una passione? Non è certo il frutto di un’ispirazione, quanto quello di una probabilità. Più ci apriamo al mondo, infatti, e più è facile trovare qualcosa che possa diventare una nostra passione. Per questo, conclude l’articolo è fondamentale “incoraggiare i ragazzi a sperimentare, dar loro un’educazione artistica, musicale, culturale che ampli il più possibile lo sguardo sul mondo”. Perché “solo se si ammette il rischio, la possibilità di provare e di sbagliare, si può scoprire la passione”. Quindi, apriamoci alla vita ed essa, come sempre, ci ricompenserà…
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