martedì 3 marzo 2015

La mediazione e la scuola, come nella vita

Ogni tanto fa bene "alzare lo sguardo" ed ampliare i nostri orizzonti, nella mediazione come nella vita... ed è per questo che è stato davvero utile l'"incontro" con questo libro di Marianella Sclavi e Gabriella Giornelli, sulla scuola ed il dialogo, che riguarda tutte le sue componenti (studenti, insegnanti, genitori, ecc.). 

Il titolo del libro è La scuola e l'arte di ascoltare (Felitrinelli, 2014). La scuola ed il dialogo... argomento molto importante, perché le c.d. "life skills" (le "competenze per la vita"; come le ha definite l'Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1994) si imparano fin dalla scuola.

Dal libro (p.74), estraggo questo contributo sulla mediazione a scuola:
"Quando spiego loro [ai ragazzi] che la mediazione creativa si applica a qualsiasi tipo di conflitto e incomprensione e permette a entrambi gli antagonisti di vincere, ci credono fino a un certo punto, sospettano imbrogli di linguaggio che loro non sanno cogliere. Per questo, appena si presenta l'occasione, invece di star lì a spiegare, dimostro: agisco mettendo in pratica la mediazione.

Il mondo della mediazione creativa è una "comunità di pratica" in due sensi: primo, la si capisce solo attraverso la pratica, secondo, praticarla crea un senso di comunanza-citadinanza che nasce e si consolida nella comune moltiplicazione delle opzioni, nella trasformazione creativa dell'esistente, nel lasciare emergere una intelligenza collettiva alla quale si attinge per procedere. Non è più la comunità dei contadini al mercato di quando ero bambina, ma ricrea ugualmente un vero senso di comunità, dove non c'è bisogno di ricorrere agli avvocati o alle circolari ministeriali o ai regolamenti punitivi. Un sentimento di comunità adatto ai tempi di Internet e di Facebook, che infatti i ragazzi capiscono e apprezzano al volo".

Il mio pensiero è che la mediazione va OLTRE il sistema di sanzioni/punizioni/restrizioni, per abbracciare valori "generativi" di comunanza, relazione e incentivi. E' un'apertura agli altri, non una chiusura; una collaborazione, non chiusura; integrazione, non esclusione. 

Vado d'accordo con qualcuno se capisco che ne avrò dei benefici (di qualsiasi genere) e questo rappresenta la migliore "imposizione" possibile (l'adesione a delle regole che riguardano la composizione dei nostri interessi e bisogni). La mediazione è un mondo che va "esplorato", non ingabbiato... e tutto questo si impara fin dalla scuola. Prima lo facciamo e meglio sarà... per noi, ma anche per i nostri figli. Nella scuola, come nella vita...

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