mercoledì 28 dicembre 2011

Giustizia efficiente, un fattore di crescita dell'economia

Michele Vietti, Il Sole 24 Ore, 28 dicembre 2011

Il Consiglio dei ministri del 16 dicembre ha varato alcune positive misure in tema di giustizia. Accanto a innovazioni alla normativa penitenziaria e a quella del rito penale, mi piace ricordare il decreto-legge sull'efficienza del processo civile.
(...)
Accanto alla revisione della geografia giudiziaria, per cui sta lavorando un'apposita commissione ministeriale e che già ha visto l'approvazione in prima lettura dello schema di revisione delle circoscrizioni giudiziarie del giudice di pace, sono a mio parere necessari interventi in grado di perseguire l'obiettivo che il Governo si è dato: rendere più efficiente il sistema-giustizia nella consapevolezza, condivisa in più dichiarazioni dal presidente del Consiglio, che anche la giustizia è un fattore di impulso per l'economia e, pertanto, può contribuire a far uscire il Paese dalla crisi. La ricerca dell'efficienza non può però affidarsi soltanto allo strumento processuale. Uno strumento non risolutivo, sol che si consideri che di riforme il codice di procedura civile ne ha conosciute quasi una decina in poco più di 15 anni, senza che la durata dei processi sia per nulla diminuita. Tuttavia qualcosa si può fare. Ridurre la rigidità delle regole processuali secondo una logica assiomatica: a maggiore complessità della causa corrisponde maggiore garanzia procedurale, a minore difficoltà maggiore elasticità delle forme processuali. Un intervento prima di altri: tre gradi di giudizio per ogni controversia, indipendentemente dalla sua natura e dal suo valore, sono un lusso che non possiamo più permetterci. Ma la priorità è ridurre drasticamente il flusso di controversie in entrata, che rallenta in maniera intollerabile la risposta alla domanda di giustizia. Per farlo occorre proseguire nella promozione di forme di tutela che non si risolvano nella lettura "tribunale-centrica" dell'articolo 24 della Costituzione, nell'illusione che il ricorso al giudice sia la panacea di ogni male. Un'illusione abbastanza pertinace, almeno a leggere la assai complessa disciplina sull'insolvenza del debitore civile che pure compare in altra parte dello stesso decreto.

I percorsi alternativi al processo (mediazione obbligatoria, tentativo di conciliazione, arbitrato) vanno seriamente incentivati.

Tratto dalla newsletter di FormaMed srl
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