venerdì 16 dicembre 2011

Prove di de-escalation in una pagina...

"Dave e Tigo fanno parte di due bande rivali, in perenne lotta per il controllo del territorio. Una guerra logorante, e allora, dopo l'ultima offesa, si è deciso di cambiare strategia: niente ritorsioni, basta con le azioni di forza che attirano le sgradite attenzioni della polizia; meglio un confronto tra due ragazzi scelti dalle gang. Solo Dave e Tigo, e in mezzo a loro, sul tavolo, una Smith & Wesson Police Special calibro 38.

Un proiettile, un rapido giro al tamburo e poi la canna puntata alla tempia, per risolvere la questione in quel gioco folle chiamato roulette russa. I due ragazzi sono nemici, e hanno deciso di mostrare il proprio coraggio: se gli altri hanno scelto di chiuderla in quel modo, a loro sta bene, perchè il gruppo è ciò che conta di più

Il problema è che le cose non stanno proprio così, e a ogni colpo andato a vuoto Dave e Tigo si scoprono sempre più spaventati e sempre meno nemici. Parlano della famiglia, delle ragazze, progettano perfino di farsi una gita in barca insieme. Intanto le pallottole nel caricatore diventano due, poi tre. 'A domenica, allora', disse Dave. Sorrise a Tigo, che ricambiò e premette in grilletto. L'esplosione scosse lo scantinato dalle fondamenta, e portò via metà testa di Dave, rendendolo irriconoscibile. Tigo si lasciò sfuggire un grido strozzato, mentre nei suoi occhi appariva un'espressione incredula, sconvolta. Poi appoggiò la testa sul tavolo e cominciò a piangere.

Ciò che più colpisce nel racconto - merito della maestria del narratore - è la decostruzione progressiva del rapporto che lega i due ragazzi. All'inizio sono nemici, e alla fine soltanto due povere vittime, ostaggi delle bande cui appartengono, di una soluzione scelta da altri: ostaggi del destino. Così, fino all'ultima riga, il lettore tende a 'tifare' per loro, a sperare che si ribellino alle scelte del gruppo e trovino una via d'uscita".

Purtroppo non ci riusciranno, per questo parlo nel titolo di "prove di de-escalation". Perchè la de-umanizzazione dovuta all'appartenenza a gruppi nemici è, nel racconto, qualcosa che si dimostra più grande dell'umanizzazione reciproca, che avviene quando i due ragazzi sono l'uno di fronte all'altro, si parlano, si ascoltano, si comprendono, forse per la prima volta.

Mi (e vi) chiederete... e questo cosa c'entra con la mediazione? Ovviamente tanto, perchè il lavoro del mediatore è proprio quello di lavorare con e per le parti per togliere questo strato (alle volte molto spesso) che impedisce di guardare al "problema", perchè il problema sono le "persone". Ascolto e comprensione reciproca sono strumenti molto potenti per trasformare i conflitti, che tuttavia non sono sufficienti se non c'è la volontà di prendersi le proprie responsabilità nella loro gestione.

Il racconto è The last spin, di Ed Mc Cain (1956); il testo è di Massimo Picozzi ed è contenuto nella prefazione del volume La scienza della negoziazione, di George Kohlrieser, Sperling & Kupfer, 2011, p. IX-X. Il commento, in corsivo, è mio... SC

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