giovedì 8 gennaio 2015

Dal PON - La mediazione di Papa Francesco nel "disgelo" tra USA e Cuba

Il 17 dicembre scorso il mondo ha appreso la notizia della ripresa delle relazioni tra USA e Cuba, avvenuta anche grazie ai buoni uffici del Santo Padre, che ha svolto un importante ruolo di mediatore attraverso un contatto con i due leader (Barack Obama e Raul Castro).

Un post di ieri del PON (Program on Negotiation dell'Harvard Law School), ha ricostruito le modalità attraverso cui si è svolta la mediazione. 


I contatti sono iniziati nel marzo dello scorso anno, quando il presidente Obama ha fatto visita a Papa Francesco. Da lì in poi ci sono stati intensi contatti epistolari con i due leader, nei quali il Santo Padre ha chiesto ai due leader la ripresa delle relazioni. Successivamente, nel mese di ottobre, il Vaticano ha ospitato il dialogo tra la delegazione americana e quella cubana. In quella sede si è discusso del rilascio di Alan Gross, rimasto detenuto per oltre 15 anni in carcere a Cuba, e degli elementi su cui lavorare per la nuova politica commerciale di Washington nei confronti de L’Avana.

La ripresa delle relazioni non ha trovato tutti d'accordo negli USA; ad es. i repubblicani hanno duramente criticato Obama, sottolineando che l’accordo non farebbe che puntellare il traballante regime di Castro e indebolirebbe le pressioni su L’Avana sul tema dei rispetti dei diritti umani e della democrazia.

Il PON sottolinea che l’accordo rappresenta un ottimo esempio di negoziazione win-win nel quale Papa Francesco ha agito come mediatore “ideale”. Come dimostra il commento di uno dei componenti della delegazione USA, che ha dichiarato al New York Times che il ruolo del Papa è stato vissuto dalle parti come un grande elemento di fiducia, anche per la presenza (all’interno della Segreteria del Vaticano) di persone che conoscono molto bene il contesto latino-americano, in particolare la situazione di Cuba. Infatti, il Vaticano sta guardando con attenzione a L’Avana ormai da tempo (ricordiamo anche il viaggio di Giovanni Paolo II nel 1998), esprimendo sovente preoccupazione per gli effetti di lungo periodo delle sanzioni economiche di Washington, sia per preoccupazioni di carattere "umanitario" (le conseguenze nei confronti della popolazione cubana), sia per questioni più prettamente "politiche" (perché le sanzioni riducevano gli spazi per il dialogo con il regime).

Alcuni osservatori ipotizzano che, in virtù di tale accordo, Cuba permetterà al Vaticano di inviare nell’isola un buon numero di preti e suore per aumentare la presenza della Chiesa Cattolica. Al momento, infatti, si calcola non siano più di 200 i preti presenti sull’isola, nonostante tra il 60 ed il 70% della popolazione cubana sia di religione cattolica.

In breve... un buon risultato per tutti gli attori coinvolti (Cuba, USA e Vaticano), quindi, in perfetta armonia con i principi del negoziato integrativo, una volta tanto…

Nessun commento:

Posta un commento