Riprendo da Blogconciliazione.com
Proponiamo di seguito
l’abstract dell’articolo di Caterina Rinaldi “Negoziazione e
mediazione, strumenti ADR a confronto” pubblicato su “Diritto 24” de “Il Sole24ore”.
Il termine negoziazione deriva dal latino nec otium, ossia ”negazione
dell’ozio” e può trovare definizione nel “complesso di trattative che precedono
la stipulazione di un accordo, di un contratto, di un patto” (Dizionario
Treccani). Risulta evidente che, nella negoziazione, le parti in contrasto, o
con interessi confliggenti, gestiscono direttamente la trattativa per la
risoluzione della controversia e il processo decisionale è affidato ad esse in
via esclusiva e senza l’intervento di terzi (il “terzo neutrale”) con il
conseguente massimo controllo sulla procedura e sul risultato. Le insidie,
tuttavia, sono molte. Molto spesso, anche i negoziatori più esperti possono
danneggiare le relazioni lasciando che la controversia assuma dimensioni
spropositate oppure che la soluzione trovata non sia consona alla
massimizzazione del risultato.
Il professor James K. Sebenius (“The Six Habits of Merely Effective
Negotiators”, Harvard Business Review, Aprile 2001) individua sei
errori piuttosto comuni che impediscono di gestire al meglio
una negoziazione:
1 trascurare i
problemi della controparte
2 lasciare che
l’interesse economico sovrasti gli altri interessi
3 focalizzare
l’attenzione sulle posizioni invece che sugli interessi,
4 insistere nel
cercare una base comune
5 ignorare le migliori
alternative all’accordo negoziato (MANN)
6 non riconoscere
percezioni soggettive (pregiudizi di ruolo) ed errori di attribuzione
(valutazione della controparte)
L’intervento di un terzo neutrale, che entra in
gioco nella procedura di mediazione, consente di superare gran parte degli
ostacoli
sopra evidenziati e di spostare la naturale predisposizione al negoziato
competitivo verso il negoziato collaborativo.
Da numerosi studi realizzati dal Program on Negotiation della Harvard Law
School, emerge con evidenza che spesso la negoziazione porta ad un accordo,
ma ancora più spesso l’accordo non porta alla massimizzazione del risultato
ottenibile proprio perché si riscontra una difficoltà nello scambio di
informazioni rilevanti sui reali interessi delle parti. E’ interessante
soffermarsi ad esaminare anche il caso in cui la negoziazione non porti ad un
accordo soddisfacente ed il disaccordo negoziale conduca al possibile avvio di
un’azione legale. Tuttavia, proprio il rischio di avvio di un contenzioso, con
relativi costi e tempi non certo favorevoli all’economicità complessiva
dell’accordo, potrebbe rappresentare l’incentivo alla ricerca di soluzioni
negoziate alle liti, soprattutto nel settore business to business.
In conclusione, si può
ritenere che la mediazione può essere valutata come un potenziamento
delle capacità negoziali delle parti, che hanno così l’opportunità, con
l’intervento del terzo imparziale, di guardare oltre la lite e di individuare
nuovi elementi, in termini di informazioni, di bisogni, di interessi e di
soluzioni, che possano consentire l’apertura di nuovi canali di comunicazione,
una ripresa delle relazioni e, auspicabilmente una loro prosecuzione nel tempo,
grazie ad un accordo vantaggioso per tutti gli interessati.
Nessun commento:
Posta un commento