lunedì 9 luglio 2012

Il "mercato" della mediazione


Nei giorni scorsi nel blog della Camera arbitrale di Milano è comparso un post molto interessate sul “mercato” della mediazione in Italia. Uno primario, che riguarda l’offerta al pubblico effettuata dagli Organismi di mediazione, e uno secondario, che riguarda invece i singoli mediatori nei confronti degli organismi.

La riflessione dell’autore è che al momento la situazione sia squilibrata, a tutto vantaggio degli organismi, anche se l’affermarsi di una maggiore concorrenza fra gli organismi basata, soprattutto, sulla qualità possa portare benefici anche rispetto ad un crescente potere contrattuale per i mediatori.

Al momento preoccupa soprattutto la competizione tra gli organismi, che pur di avvicinare il maggior numero di clienti possibile ricorrono, talvolta, a una politica di “sconti-comitiva” (es. “offerte 80 euro tutto compreso” che girano nella zona di Roma – e non solo – ormai da tempo) che vanno a detrimento della qualità (la domanda è: quale professionista è disponibile a fornire – GRATIS - un servizio impegnativo, faticoso e stressante come quello del mediatore?) e possono avere effetti negativi su tutto il sistema in un periodo medio-lungo. Comprendo la necessità di far crescer il sistema, ma non possiamo dimenticare le esigenze dei mediatori.

Altro discorso interessante riguarda gli accordi commerciali con i quali gli organismi di mediazione offrono a soggetti quali ad esempio le banche o le compagnie di assicurazione, uno sconto sulle mediazioni appoggiate presso di loro. Questa pratica potrebbe offrire alcune criticità in merito alla percezione di terzietà e imparzialità del mediatore di un organismo che ha un accordo commerciale con una delle parti.

Il post si chiude con una considerazione sulla difficoltà, per i clienti, di valutare la qualità e le caratteristiche del servizio offerto, al di là delle informazioni ricavabili dai siti internet degli organismi. Dall’esperienza consolidata di altri paesi magari si potrebbero riprendere alcuni esempi (es. questionari da sottoporre preventivamente ai mediatori – anche se questa ipotesi mi sembra ancora remota per il nostro paese, ma anche “best practices” tra gli organismi, certificazioni di qualità, ecc.) per diventare un “valore aggiunto” rispetto ai potenziali clienti della mediazione.

Chiudo con una considerazione… credo che questi discorsi, sebbene ancora un po’ pionieristici, siano destinati a diventare di maggiore attualità, soprattutto a partire dal momento in cui, anche attraverso un crescente numero di procedimenti, il ruolo e la figura del mediatore sarà maggiormente consolidato. Speriamo presto, per i mediatori, per gli organismi, per tutto il “sistema” di mediazione…

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