Nei
giorni scorsi nel blog della Camera arbitrale di Milano è comparso un post
molto interessate sul “mercato” della mediazione in Italia. Uno primario, che riguarda l’offerta al pubblico
effettuata dagli Organismi di mediazione, e uno secondario, che riguarda invece
i singoli mediatori nei confronti degli organismi.
La
riflessione dell’autore è che al momento la situazione sia squilibrata, a tutto
vantaggio degli organismi, anche
se l’affermarsi di una maggiore concorrenza fra gli organismi basata, soprattutto,
sulla qualità possa portare benefici anche rispetto ad un crescente potere
contrattuale per i mediatori.
Al
momento preoccupa soprattutto la competizione tra gli organismi, che pur di avvicinare il maggior numero di
clienti possibile ricorrono, talvolta, a una politica di “sconti-comitiva” (es.
“offerte 80 euro tutto compreso” che girano nella zona di Roma – e non solo –
ormai da tempo) che vanno a detrimento della qualità (la domanda è: quale
professionista è disponibile a fornire – GRATIS - un servizio impegnativo,
faticoso e stressante come quello del mediatore?) e possono avere effetti
negativi su tutto il sistema in un periodo medio-lungo. Comprendo la necessità
di far crescer il sistema, ma non possiamo dimenticare le esigenze dei
mediatori.
Altro
discorso interessante riguarda gli accordi commerciali con i quali gli organismi di mediazione offrono a
soggetti quali ad esempio le banche o le compagnie di assicurazione, uno sconto
sulle mediazioni appoggiate presso di loro. Questa pratica potrebbe offrire
alcune criticità in merito alla percezione di terzietà e imparzialità del
mediatore di un organismo che ha un accordo commerciale con una delle parti.
Il post
si chiude con una considerazione sulla difficoltà, per i clienti, di valutare
la qualità e le caratteristiche del servizio offerto, al di là delle informazioni ricavabili dai siti
internet degli organismi. Dall’esperienza consolidata di altri paesi magari si
potrebbero riprendere alcuni esempi (es. questionari da sottoporre
preventivamente ai mediatori – anche se questa ipotesi mi sembra ancora remota
per il nostro paese, ma anche “best
practices” tra gli organismi, certificazioni di qualità, ecc.) per diventare
un “valore aggiunto” rispetto ai potenziali clienti della mediazione.
Chiudo con
una considerazione… credo che
questi discorsi, sebbene ancora un po’ pionieristici, siano destinati a
diventare di maggiore attualità, soprattutto a partire dal momento in cui,
anche attraverso un crescente numero di procedimenti, il ruolo e la figura del
mediatore sarà maggiormente consolidato. Speriamo presto, per i mediatori, per
gli organismi, per tutto il “sistema” di mediazione…
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