Riporto nel mio blog l’articolo pubblicato il 6 dicembre da
Italia Oggi, poco prima della notizia della sentenza della Consulta. Articolo
comunque interessante perché riporta alcune “prospettive” sulla
situazione degli operatori della mediazione post-comunicato stampa.
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Di Antonino D’Anna, Italia Oggi, 6 dicembre 2012 –
pag. 40
Mediaconciliatori
con il fiato sospeso in attesa delle motivazioni della Consulta. Bocciati tutti
gli emendamenti proposti da varie sigle e organizzazioni per ribaltare il comunicato
stampa con cui la Corte costituzionale il 24 ottobre ha anticipato i contenuti
della sentenza che boccia le norme sulla mediaconciliazione obbligatoria per
eccesso di delega, la politica ha detto no dopo 33 giorni trascorsi tra
speranze e rivendicazioni di una categoria. Il giorno nero è stato il 27
novembre, quando la commissione industria del senato ha dichiarato
inammissibili gli emendamenti presentati al decreto legge sulla crescita che
proponevano la reintroduzione della mediazione obbligatoria, sia pure a termine
fino al 2017. Adesso è tutto in altomare. E i mediaconciliatori sembrano
essersi divisi in tre categorie.
IRRIDUCIBILI
– Sono quelli che non ci stanno a prescindere. Per loro esiste solo la
«mediazione finalizzata alla conciliazione» (guai a parlare di
«mediaconciliazione»), e dev’essere obbligatoria. Generalmente espressione di
organismi di conciliazione medio-piccoli, gli irriducibili mettono l’accento
sul fatto che lo stato li ha obbligati a sottostare a precise regole e investimenti,
che adesso sarebbero stati vanificati dall’abolizione dell’obbligatorietà della
mediaconciliazione. Questo perché hanno dovuto assumere personale all’interno
delle loro strutture e, senza alcun intervento legislativo dello stato volto a
ripristinare la mediaconciliazione, sarebbero costretti a chiudere per mancati
introiti. Sono molto critici verso l’Oua, l’Organizzazione unitaria
dell’avvocatura guidata da Maurizio de Tilla.
SPERANZOSI
– Categoria più aperturista, formata da titolari di organismi di medie
dimensioni. Questa categoria guarda con simpatia agli annunciati incentivi pro
mediaconciliazione promessi dal ministro della giustizia Paola Severino e che
al momento non si sono ancora visti (il guardasigilli ha più volte affermato
che eventuali iniziative saranno prese solo nel momento in cui saranno rese
pubbliche le motivazioni della sentenza della Consulta). Gli speranzosi, sia
pure convinti della necessità di un ripristino dell’obbligatorietà, hanno però
un approccio più imprenditoriale. Prendono atto di quanto è accaduto e sono
alla ricerca di altri organismi per tentare un dialogo e provare a federarsi
(un fenomeno osservato già il 30 ottobre scorso alla sessione romana del Forum
nazionale dei mediatori, nel corso del quale c’è stato un sostenuto scambio di
bigliettini da visita tra i vari esponenti degli organismi). Non sembrano
ancora evidenti gli effetti di questi contatti.
I
DIALOGANTI – Infine la terza categoria, al momento la più risicata. Sono quelli
che prendono atto della sconfitta e hanno capito che è ora di sedersi attorno a
un tavolo con de Tilla, l’Oua e il mondo dell’avvocatura. Almeno in principio:
che cosa vogliano proporre all’avvocatura (tenuto presente che il 70% dei
mediaconciliatori sono avvocati) non è ancora chiaro, ma in linea di principio
sono convinti che si debba dialogare e accordarsi con l’avvocatura. È una linea
faticosamente portata avanti da Lorenza Morello dell’Apm (Avvocati per la
mediazione), l’Assomediazione (che il 29 novembre ha chiesto alla Severino
l’istituzione di un tavolo) e che da qualche tempo sembra aver iniziato a farsi
strada all’interno del Forum nazionale dei mediatori.
Che cosa
succederà adesso? Non è difficile prevedere che nei prossimi mesi assisteremo a
una «selezione naturale» degli organismi di mediazione: tra chi chiuderà e chi
si fonderà con altre realtà, è prevedibile che dai quasi 1.000 registrati
presso il ministero della giustizia, si passerà a un numero ridotto. I
mediaconciliatori comunque sembrano aver compreso un principio: l’offerta dovrà
diventare di qualità, la formazione dei mediatori dovrà essere più
professionale. Come prevede il disegno di legge presentato da Mario Tocci e
Ivan Giordano il 26 novembre scorso durante la sessione milanese del Forum
nazionale dei mediatori.
Fonte: ItaliaOggi 6/12/2012
Fonte: ItaliaOggi 6/12/2012
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