mercoledì 17 aprile 2013

Recensione del film "Prospettive di un delitto"


I formatori che, come me, sono amanti del cinema e ne fanno largo uso nei loro corsi, sanno bene che esistono dei film che hanno una valenza più “simbolica”, ossia che possono essere usati per intero per rappresentare nel suo complesso il tema scelto, ed altri che invece hanno un valore più “letterale”, rispetto ai quali cioè si utilizzano scene - singole o multiple che siano - estrapolate da un contesto generale, il film stesso, che sono tuttavia funzionali al tipo di riflessione che si vuole proporre al gruppo di partecipanti.

Il film “Prospettive di un delitto” (Vantage point, di Pete Travis, con Dennis Quaid, Forest Whitaker, William Hurt, Sigourney Weaver, 90’, USA, 2008, Sony Pictures) risponde sicuramente al primo tipo di utilizzo (simbolico). Infatti la sua visione è consigliata, sia perché ha una trama decisamente originale rispetto agli altri che ho visto sullo stesso tema (un attentato al presidente degli USA), sia perché, nel suo complesso, rappresenta in forma molto efficace le diverse “prospettive” che ognuno dei personaggi vive rispetto all’evento rappresentato (appunto, l’attentato). 

Per cui sarebbe inutile proporre ai partecipanti una scena piuttosto che l’altra (che darebbe solo una chiave di lettura parziale), dato che il “senso” della riflessione sul film (e il suo valore simbolico) si può cogliere solo vedendolo, appunto, per intero. Così, gli oltre 90’ minuti di film rappresentano le specifiche chiavi di lettura (della guardia del corpo del presidente USA - interpretata da Dennis Quaid; del poliziotto spagnolo “tradito” dalla fidanzata; del turista americano con la telecamera che sarà utile per dipanare alcuni dei misteri dell’attentato - interpretato da Forest Whitaker; dello stesso presidente degli Stati Uniti - interpretato da William Hurt; della banda dei terroristi - alcuni insospettabili - che ha organizzato l’attentato) che ognuno dei protagonisti ha rispetto al vissuto e lo spettatore “vive” insieme ai protagonisti oltre che la loro storia anche la sua loro “prospettiva”. 

Tanto è vero che in origine il titolo in italiano del film avrebbe dovuto essere Vantage point - Otto punti di vista, una sola verità. Alla fine il titolo scelto è stato, appunto, Prospettive di un delitto, ma questo non cambia il “senso” della pluralità che lo spettatore coglie e che gli permette di valutare su piani paralleli, ma allo stesso tempo convergenti verso la scena-madre finale, le diverse “storie” che compongono la “Storia”.

E’ evidente quindi che questo film può essere utile per “spiegare”, con un alto valore simbolico, la differenza di prospettiva - cioè i diversi “frammenti” vissuti dai parsonaggi, che convivono con pari valore e pari dignità - e l’empatia e quanto questa possa essere importante nella gestione delle controversie, anche rispetto all’eventuale intervento di un terzo (che magari ha avuto anche la possibilità di mettere ordine e mettere in ordine le diverse “fotografie” della realtà).

Per questo motivo, proprio per il suo valore “simbolico”, considero questo film come necessario nell’ideale cineteca del formatore in negoziazione e in mediazione.


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