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Torno ad occuparmi di conflitto di coppia attraverso un post di Giuliana Proietti, tratto dal blog Il sesso e l’amore.
Infatti, secondo una ricerca che sarà a breve pubblicata “quando siamo coinvolti in prima persona in un conflitto di coppia non riusciamo più a guardare le cose lucidamente. Questa situazione l’hanno definita ‘Paradosso di Salomone’ in quanto il re, sebbene conosciuto per la sua saggezza ogni volta che doveva decidere per gli altri, non riusciva mai a prendere decisioni quando era coinvolto direttamente in un problema”.
Come dire, quando siamo coinvolti emotivamente “guardare le cose dall’esterno” non è mai una cosa semplice… né l’età sembrerebbe aiutare a diventare più saggi nelle vicende sentimentali.
Ora, considerato che ho sempre detto che a 50 anni diventerò guru e che prima mi accontenterò di essere un “para-guru”, non è che devo abbandonare la speranza di diventare guru (e rimanere pertanto un para-guru a vita)? ;)
Come cantava Battisti, "lo scopriremo solo vivendo...".
Paradosso di Salomone nel rapporto di coppia
di Giuliana Proietti in Vita di coppia
In una ricerca che verrà a breve pubblicata su Psychological Science, una rivista della Association for Psychological Science e condotta da Igor Grossman, dell’Università di Waterloo in Canada, quando siamo coinvolti in prima persona in un conflitto di coppia non riusciamo più a guardare le cose lucidamente. Questa situazione l’hanno definita “Paradosso di Salomone” in quanto il re, sebbene conosciuto per la sua saggezza ogni volta che doveva decidere per gli altri, non riusciva mai a prendere decisioni quando era coinvolto direttamente in un problema.
Grossmann ed Ethan Kross all’Università del Michigan hanno chiesto ai partecipanti allo studio, i quali erano tutti impegnati in relazioni sentimentali monogame, di riflettere su un conflitto in un rapporto di coppia. Essi sono stati invitati a immaginare vividamente uno scenario in cui o il/la loro partner o il/la partner di un amico erano stati infedeli e poi sono stati invitati a rispondere ad una serie di domande sullo scenario delineato.
Le domande sono state progettate per capire lo stile del ragionamento utilizzato, quali la capacità di riconoscere i limiti delle proprie conoscenze, cercare un compromesso, considerare le prospettive degli altri e riconoscere i possibili modi in cui potrebbe spiegarsi la situazione esaminata.
I risultati degli esperimenti hanno indicato che i partecipanti invitati a ragionare sul conflitto di coppia dell’amico hanno dato risposte più sagge rispetto a coloro che erano stati invitati a ragionare circa il proprio conflitto di coppia.
In un secondo esperimento, Grossmann e Kross hanno indagato se la distanza personale dalla situazione poteva fare la differenza. La procedura era simile al primo esperimento, ma questa volta è stato chiesto esplicitamente ai partecipanti di guardare le cose in prima persona (“Mettiti in questa situazione”) oppure assumere la prospettiva di una terza persona (“Mettiti nei panni di un amico”) per ragionare sul conflitto.
I risultati supportano quelli del primo esperimento: i partecipanti che hanno esaminato il conflitto da una prospettiva in prima persona hanno mostrato uno stile di ragionamento meno saggio rispetto a chi ha pensato al conflitto di coppia dell’amico.
È interessante notare che un terzo esperimento similare ha messo a confronto i dati relativi ai giovani adulti (età 20-40) e quelli degli adulti più anziani (età 60-80) indicando che, contrariamente a quanto si dice sulla saggezza degli anziani, questi ultimi non si sono mostrati affatto più saggi nel ragionare sul proprio conflitto di coppia, rispetto alle loro controparti più giovani.
Insieme, questi risultati suggeriscono che se sapessimo allontanarci da un problema personale e vederlo come se fossimo persone esterne, riusciremmo ad essere molto più saggi.
“Siamo i primi a dimostrare che quando riflettiamo su un conflitto di coppia che ci riguarda, c’è un modo semplice per eliminare la distorsione nel ragionamento, se parliamo di noi stessi in terza persona, utilizzando il nostro nome,” ha detto il Professor Grossmann. “Quando ci avvaliamo di questa strategia, siamo più propensi a pensare saggiamente al problema.”
ps Ringrazio Lucia per la “dritta” :)
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