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venerdì 24 ottobre 2014

Daniel Pennac: “Insegnare significa spiegare agli alunni che esiste un futuro”

Photo credits
Riporto nel mio blog una bella intervista (da la Repubblica del 20 ottobre) di Ezio Mauro allo scrittore francese Daniel Pennac. 

Un bel dialogo sul ruolo che l'educazione ha nei confronti dei giovani e, ampliando lo sguardo alla formazione per gli adulti, sull’apprendimento e di come esso comporti un “inguaribile” ottimismo, non vuoto e basato solo su una generica "speranza" ma consapevole, circa il futuro e le sue opportunità. 

Una riflessione che può essere utile per capire non solo dove siamo manche cosa è possibile ed opportuno fare per “alzare la testa, oltre che lo sguardo”…

sabato 5 gennaio 2013

Le domande non sono mai stupide... le risposte, talvolta, lo sono



Dal volume Mediare la conflittualità di I. Buccioni - A.M. Palma - I. Venturi, Franco Angeli, Milano, 2012, p. 115 riprendo un ottimo spunto sulla comunicazione di Daniel Pennac.
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... dal canto mio, non ho mai lasciato che Igor mi soffocasse sotto i ‘perché’. Mentre Tatiana si imbarcava con una pazienza sospetta nella catena senza fine di ‘perché’? Perché... ma perché? Perché...?’, io ho subito messo sotto accusa le risposte causali. ‘I bambini se ne fregano delle cause, Tatiana! Quello che gli interessa è solo lo scopo’.

Che è pura verità. Se uno sbarbato ti chiede: ‘perché piove?’, la risposta peggiore che tu possa dare concerne le ‘nuvole...’, risposta che provoca immediatamente ‘Perché le nuvole...?’, ed eccovi imbarcati nella complessa analisi delle ‘precipitazioni atmosferiche’. ‘Perché le precipitazioni?’ con il loro codazzo di anticicloni ‘e perché vengono dalle Azzorre’... Folle spirale in cui ben presto vai a sbattere contro le pareti della tua incompetenza, cosa che ti costringe al ceffone liberatorio, o, peggio, alla bugia.

No. Questa età esige risposte finalistiche.
Un esempio di risposta finalistica? ‘Perché piove?’ chiedeva invariabilmente Igor quando passavamo le nostre domeniche in campagna.
‘Eh, perché piove?’.
‘Affinché i fiori crescano, Igor’.

Non che Igor amasse particolarmente i fiori, ma la loro necessità era fuori discussione, visto che li aveva sotto gli occhi, lì, sul ciglio del sentiero dove sguazzavano in famiglia.
‘Affinché i fiori crescano’.

La risposta finalistica concede cinque minuti buoni di tranquillità. Provarla significa adottarla. Tatiana ovviamente era contraria. Sosteneva che a voler ‘finalizzare’ tutto (l’espressione è sua) avrei fatto di Igor un cinico, un amputato della nostalgia, forse addirittura un uomo politico. Io affermavo che le madri ‘causaliste’ (l’espressione è mia) fabbricavano cavillatori senza prospettive, dissettori di poesie, medici legali del sogno.

‘Perché litigate?’
‘Affinché tu venga su bene...’”.

da Daniel Pennac, Signori bambini, Feltrinelli, Milano, 2008.