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mercoledì 28 gennaio 2015

Lettera aperta a Renzi ed Orlando (da L'Altrapagina)

Manuale del Mediatore civile
La recente sentenza del TAR ha determinato una situazione particolare all’interno del settore della mediazione civile e commerciale (vedi post), che, a partire dal 2010, sta vivendo periodi di alti e bassi, anche in seguito a ricorsi respinti, sentenze dai risvolti “spiazzanti”, circolari che invece di chiarire fanno ancora più confusione, interpretazioni “creative”, ecc. ecc.

sabato 9 novembre 2013

“Di Passaggio” ovvero la dinamica del tempo e del cambiamento nella musica di Franco Battiato


Questa splendida canzone di Franco Battiato mi ha ispirato un riflessione sul tempo e sul cambiamento. Riflessione di cui parlerò anche lunedì 11 novembre prossimo, durante la mia trasmissione GODOT PRIDE, in onda su www.radiogodot.net, dalle 21 alle 22,45, dedicata proprio al concetto del "tempo" e del suo trascorrere. Il contributo è stato pubblicato anche su L'Altra pagina.it.
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domenica 20 ottobre 2013

Come talk to me… ovvero come parlare della difficoltà di comunicare attraverso la splendida canzone di Peter Gabriel


Questa splendida canzone di Peter Gabriel mi ha "ispirato" una riflessione sulla difficoltà di comunicare. Forse è solo un delirio da sabato pomeriggio o forse è un modo per guardare alle relazioni interpersonali (e per guardarsi dentro) e cercare di capirne un po' di più sulla capacità di comunicare ricorrendo a un "intreccio" tra spunti per la formazione, la musica e i video...

Della canzone ne ho parlato lunedì 21 ottobre, durante la mia trasmissione GODOT PRIDE, in onda su www.radiogodot.net (link per ascoltare il podcast - della canzone ne parlo da 1.45.15 a 1.55.00). Il mio contributo è stato anche pubblicato su L'Altra pagina...

venerdì 10 maggio 2013

Articolo da L’Altra pagina - I pericoli delle “etichette”


Da L’Altra Pagina (del 9 maggio 2013 - link), riporto un bell’articolo di Salvatore Primiceri sulla pericolosità delle etichette in tutte le situazioni... l’articolo si riferisce in particolare alla mediazione ed alla “presunta” automaticità delle attitudini e competenze riguardo il ruolo del mediatore.

Potrei citare decine di commenti (favorevoli o contrari, sulle appartenenze di categoria) che ho raccolto durante i corsi ed i vari confronti con colleghi; mi limito a ribadire un mio vecchio “pallino”... se parliamo di iniziative per far crescere la “cultura” della mediazione, dobbiamo ampliare gli ambiti in cui si parla di gestione costruttiva delle controversie. Se invece continuiamo, sulla base di “mere” presunzioni, a considerare la mediazione il “patrimonio riservato” (se non esclusivo) di una, o di poche “categorie” ci sarà uno sviluppo, nella migliore delle ipotesi, “carente”.

Come ha giustamente ricordato un amico su Facebook,  William Ury (non credo abbia bisogno di presentazioni) è un antropologo; di mio aggiungo che molti dei riferimenti dottrinari mondiali sulla gestione costruttiva delle controversie sono scritti da persone che hanno una cultura diversa da quella giuridica.
Buona lettura...
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Sono un Mediatore ma non sono un Avvocato

(di Salvatore Primiceri) - Sono un esperto di musica ma non sono un musicista; sono un esperto di fumetti ma non so tenere in mano una matita; sono un mediatore ma non sono un avvocato… Vi renderete conto che si tratta di affermazioni che contengono un grave errore di fondo. L’esperto di musica o fumetti non c’entra a nulla con il musicista o il fumettista. Egli é un ascoltatore o un lettore. Quindi il suo mestiere potrebbe essere piuttosto quello del giornalista, ad esempio, ma non quello del musicista o del disegnatore.
La formazione dei mestieri in questione é diversa. Per fare il giornalista non imparo a suonare la chitarra, così come non imparo a disegnare Dylan Dog o Topolino.

Così quindi, per fare il mediatore occorre una formazione diversa dall’avvocato. Sono due mestieri totalmente diversi e la facoltà di giurisprudenza, così come é oggi impostata, é parzialmente sufficiente per formare un buon avvocato ma quasi totalmente insufficiente per formare un buon mediatore.

Dire che la mediazione deve essere materia di avvocati significa ripetere l’errore che si fece con l’informatica nei primi anni 80. Veniva fatta insegnare ai docenti di matematica. Qualcuno era infatti convinto che in quanto materia tecnica fosse automatico che l’insegnante di matematica avesse più capacità e facilità nell’insegnare anche l’informatica. Fu un disastro. Gli insegnanti di matematica dovettero mettersi a studiare una nuova materia completamente da capo e, spesso, non riuscivano a insegnarla adeguatamente agli studenti.

Idem con la mediazione. Far svolgere il ruolo di mediatore ad un avvocato, in modo automatico, solo perché questo avrebbe una cultura “predisposta” che si individua nella formazione giuridica, é un’assurdità cosmica. Se un avvocato é anche un bravo mediatore lo si deve alla sua capacità di appassionarsi e studiare due materie e mestieri differenti. Non é automatico che tutti siano capaci di farlo. E’ quindi possibile, anzi molto facile, che i mediatori bravi non siano necessariamente avvocati ma persone che hanno scelto un percorso diverso affrontando approfonditi studi col massimo impegno.

L’equivoco in tutto questo nasce dal fatto che la mediazione é un sistema alternativo al giudizio. Essendo l’anticamera di accesso al sistema giudiziario, ecco che una buona parte di soggetti é convinta che i protagonisti della gestione dei sistemi adr debbano essere gli stessi della fase processualistica. Niente di più sbagliato.

La mediazione é uno spazio a dimensione umana dove persone cercano di porre rimedio ad una controversia usando le proprie capacità di relazionarsi con gli altri. Entrano in gioco capacità comunicative, di ascolto, psicologiche, che necessitano della massima “indipendenza” per poter essere applicate correttamente. Ecco perché un avvocato particolarmente abituato alle aule giudiziarie potrebbe male adattarsi al ruolo di “facilitatore del consenso”, richiesto ai mediatori professionisti.

D’altronde, ricordiamo ancora una volta, che é stato uno stesso tribunale ad affermare chel’avvocato é uomo di parte e il mediatore é uomo di pace. Ruoli diversi, mestieri diversi e ambiti di applicazione diversi obbligano ad una formazione che può avere sì punti in comune ma deve essere necessariamente diversificata. Il dibattito é aperto.

martedì 7 maggio 2013

Recensione del film "I Croods"

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Su L'Altra Pagina di ieri (link) è stata pubblicata la mia recensione sul film I Croods, un film che ho visto domenica e che trovo utilissimo per apprendere alcune tematiche legate alla creatività ed alla capacità di cogliere le opportunità legate al cambiamento.

La riporto di seguito...
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Al cinema con "I Croods" per imparare a formare e mediare (L'Altra pagina - 6 maggio 2013)
(di Stefano Cera) 

I formatori che, come me, sono amanti del cinema e ne fanno largo uso nei loro corsi, sanno bene che esistono dei film che hanno una valenza più “simbolica”, ossia che possono essere usati per intero per rappresentare nel suo complesso il tema scelto, ed altri che invece hanno un valore più “letterale”, rispetto ai quali cioè si utilizzano scene – singole o multiple che siano – estrapolate da un contesto generale, il film stesso, che sono tuttavia funzionali al tipo di riflessione che si vuole proporre al gruppo di partecipanti. A proposito del primo tipo, ce n’è uno, molto particolare e divertente, che ho visto ieri e che mi ha colpito molto. Sto parlando de I Croods, il nuovo film d’animazione della DreamWorks Animation, ricco di gag e, soprattutto, di spunti interessanti per chi si occupa di formazione e di mediazione.

Il film inizia con una “situazione” relativa ad una famiglia preistorica (padre – Grug, madre – Ugga, due figli adolescenti – Thunk ed Eep, una piccola “pestifera” e nonna al seguito) che tuttava è ben lontana dall’essere quella (decisamente più evoluta) che abbiamo conosciuto anni fa con i cartoni sui Flintstones. Infatti i Croods sono una famiglia di “cavernicoli” che corrono (talvolta) ancora a quattro zampe, trascorrono la loro esistenza perlopiù all’interno della loro casa-caverna e che stanno fuori solo per il tempo necessario a rimediare il cibo.

Ma la famiglia non si rende conto che sta sull’orlo di una precipizio, rappresentato dalla fine di un’era rispetto alla quale soprattutto il padre, Grug, sembra non essere in grado di fare fronte, preso dalle proprie regole, disegnate tra le comode mura della caverna e che ripete in continuazione anche attraverso le storie che racconta la sera (rigorosamente mai a lieto fine). Regole che, se fino ad ora, hanno permesso di sopravvivere (all’inizio del film infatti si citano altre famiglie che non ce l’hanno per motivi diversi – per il freddo, perchè schiacciate da un mammut o mangiate da serpenti giganti) in questo momento non sembrano garantire un futuro.

Tanto più che all’interno della famiglia non tutti la pensano come il padre; ad es. la figlia Eep, a cui invece la vita di caverna improntata al comandamento “Le novità sono un pericolo; dovete sempre paura, perché è la paura che ci tiene in vita”, spesso citata dal padre, va sempre più stretta, spinta dalla curiosità e dalla voglia di vivere, esplorare e conoscere.

Così, quando la casa-caverna viene distrutta da un terremoto (peraltro, come anticipato da Guy, giovane sapiens errante ed astuto senza famiglia in cui una notte si imbatte Eep, incuriosita dal fuoco che vedeva fuori dalla caverna) la famiglia si trova, per la prima volta, a dover fronteggiare un mondo che non conosce e che non aveva nemmeno mai immaginato; un mondo abitato da creature fantastiche e pericolose, in cui i Croods non riescono ad orientarsi, presi (soprattutto il padre) dalla continua ricerca di una casa-caverna sostitutiva.


Poco a poco nel corso del film emerge la rivalità tra Grug (che rappresenta la “tradizione” e la comoda “àncora” del passato) e Guy (“il nuovo che avanza” o perlomeno che prova ad avanzare in un mondo rispetto al quale le vecchie coordinate non bastano più); anzi a a dire la verità la rivalità è vissuta soprattutto da Grug che nel “vantarsi” di non avere idee (che poi non è neanche vero, considerata la sua bravura nella pittura e nella creatività che essa esprime), si vanta anche di avere una grande forza che è quella che, nel vecchio mondo, ha tenuto in vita la famiglia (e questo è comunque un “fatto“).
Ed è proprio grazie a Guy che i Croods fanno nuove importanti scoperte: il fuoco, nuovi metodi per cacciare, l’uso di utensili e di alcune “protezioni” (ad es. quella delle scarpe, la cui scena è una delle più divertenti del film). Ed è sempre grazie a Guy che la famiglia avrà un obiettivo, anzi potremmo definirlo una “vision”, ossia seguire la luce ed andare verso il domani. Ma è anche grazie a Grug, il padre della famiglia, inizialmente “sordo” all’evidenza della necessità di “pensare in modo nuovo”, che la figlia Eep capisce che “chiunque può cambiare le regole”, ossia il proprio modo di pensare.

Per concludere alcune riflessioni sul film secondo le tecniche di negoziazione e mediazione:
1) l’ambiente e le situazioni in cui viviamo sono profondamente mutevoli per cui ragionare esclusivamente secondo la logica della propria “posizione” non sembra essere una strategia vantaggiosa. Infatti, ragionare sugli “interessi” (che magari potrebbero essere rimodellati sulla base dell’adattamento alle nuove situazioni) potrebbe essere molto più efficace perché ci può permettere di raggiungere risultati inaspettati.
2) E’ fondamentale ragionare secondo idee che siano innovative, oltre che flessibili rispetto ai detti mutamenti. In questo senso il film rappresenta una splendida esemplificazione dell’adagio secondo cui non ci sarà mai vera innovazione se continueremo ad affrontare i problemi con lo stesso modo di pensare che li ha prodotti.
3) C’è una profonda diversità tra la realtà e le percezioni che abbiamo su di essa… vedendo il film e pensando alla casa-caverna dei Croods non può non venire in mente il famoso “mito della caverna” di Platone, peraltro esplicitamente richiamato in più di una scena del film.


Da un bel post di Giovanni Lucarelli (link) sullo stesso film, prendo una bella citazione da William Mc Donough (architetto, designer ed autore noto per il suo lavoro sulla sostenibilità) che sintetizza in maniera efficace il “senso” del film: “L’età della pietra non è finita perchè erano esaurite le pietre, ma perchè era giunto il momento di pensare ad un nuovo modo di vivere“. 

sabato 4 maggio 2013

Per Letta è fondamentale il ripristino della mediazione civile

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Da vocenuova.tv del 30 aprile scorso (link) “rimbalza” una notizia che sembra interessante sul futuro della mediazione nel nostro paese e segue le buone notizie apparse anche nei giorni scorsi...
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"Il Presidente del consiglio, Enrico Letta, ha presentato i punti sui quali fondare il programma di governo. Punti che  non potranno prescindere da quanto raccomandato dai saggi nominati dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Per quanto riguarda la giustizia civile, nell’ottica della riduzione dei tempi della giustizia e al fine di snellire il carico del contenzioso civile, sarà necessario promuovere l’utilizzo di misure alternative di risoluzione delle cause, mediante il ripristino di forme obbligatorie di mediazione.

Contestualmente il neo premier abbraccia anche la politica di potenziamento delle strutture giudiziarie, e, soprattutto, la promozione del principio di moralizzazione della vita pubblica.

Secondo Letta bisogna dunque primariamente combattere la corruzione. Anche sul fronte emergenza-carceri il recente programma ripercorre le indicazioni tracciate dai saggi, e cioè la depenalizzazione e l’utilizzo costante, ove possibile, di misure alternative alla detenzione".

Ringrazio Ilaria per il suggerimento...

Sulla notizia riporto anche l'articolo pubblicato oggi su L'Altra Pagina (link).

mercoledì 27 febbraio 2013

Un Re siliente...


Da l’AltraPagina.it del 24 febbraio 2013 (link), riporto un interessante spunto di riflessione dalla collega Patrizia Bonaca sulla resilienza, caratteristica fondamentale per diversi profili professionali.
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E tu... quanto sei resiliente?
(di Patrizia Bonaca)

La pillola di questa settimana prende spunto da un interrogativo appartenente al sociologo Antonovsky e cioè: Come mai numerosi lavoratori si ammalano sotto i colpi e i dardi di una sorte crudele al lavoro o al di fuori di esso, mentre altri restano sani o godono persino di ottima salute?

Secondo Antonovsky, una delle numerose spiegazioni del fenomeno risiede nel diverso senso di coerenza dei lavoratori e quindi, dico io,  nella diversa  padronanza di buon senso da parte di quest’ultimi.

Il counseling si occupa proprio di questo e cioè di infondere un senso di coerenza e competenza per la vita integrando le competenze proprie della persona con competenze trasversali derivanti dalla psicologia, filosofia, sociologia, antropologia e letteratura. L’aumento del senso di coerenza serve da punto di svolta nella gestione degli eventi negativi. L’acquisizione di tali competenze, a qualsiasi età, e il loro utilizzo nel corso della vita consente all’individuo di far fronte più efficacemente alla maggior parte dei fattori di stress ai quali può essere sottoposto, contribuendo ad aumentare la sua resilienza.

Intendendo per resilienza la capacità dell’individuo di affrontare le avversità della vita, di superarle e di uscirne rinforzato e addirittura trasformato positivamente.

Tramite il counseling si permette all’individuo di tracciare un ponte tra il passato e il futuro,  rielaborando positivamente le esperienze fatte, dandogli la possibilità di mettere a frutto la potenzialità rinnovatrice che è dentro ognuno di noi. L’obiettivo non è risolvere i problemi ma rafforzare le competenze necessarie per affrontare nuove sfide..

L’esercizio che propongo è quello di provare a misurare la propria resilienza…da uno a dieci quanto avete resistito di fronte alle esperienze difficili della vostra vita?…quanto avete aspettato prima di dire: va bene accetto le sue condizioni,  basta che finisce!

Concludo riportando una frase di Hemingway in Addio alle Armi “Il mondo ci spezza tutti quanti, ma solo alcuni diventano più forti la dove sono spezzati”.

venerdì 8 febbraio 2013

La mediazione... a fumetti


Da laltrapagina.it - 8 febbraio 2013 (link)

Fullcomics & Games, l’associazione culturale RegolaKreativa, in collaborazione con Connect24 Consulting e Primiceri Editore é lieta di presentare e proporre il progetto “La Mediazione spiegata a fumetti“. La finalità del contest é quella di divulgare la cultura della mediazione attraverso un media linguaggio facilitatore della conoscenza come é appunto il fumetto, perfetta fusione di parole e disegni.

Il contest prevede due percorsi. Il primo é rivolto agli ADR e/o ai mediatori che vogliano cimentarsi con la scrittura. Essi sono chiamati a scrivere delle brevi sceneggiature (storie) in cui é protagonista la mediazione come metodo alternativo di risoluzione delle controversie. Alle sceneggiature presentate verranno poi abbinati dei disegnatori, selezionati con il secondo percorso rivolto appunto ai fumettisti.

Le migliori sceneggiature verranno disegnate dai fumettisti partecipanti al contest e raccolte in un volume edito da PE Editore e che potrà diventare un vero e proprio veicolo di divulgazione. Ogni ADR, infatti, potrà partecipare al progetto garantendo un minimo di acquisto di copie personalizzabili col proprio marchio e utilizzare il volume anche per promuovere il proprio Organismo di Mediazione.

Le tavole verranno presentate durante la nona edizione di “Fullcomics & Games“, la prima convention italiana dedicata alle professioni nelle arti grafiche che si svolgerà a Milano dal 24 al 26 maggio 2013, col patrocinio del Comune di Milano. Nel corso della convention verrà inoltre svolto il seminario “Imprese creative e risoluzione delle controversie. L’Importanza della Mediazione”.
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martedì 13 novembre 2012

Vietti su Raiuno: “Mediazione via principale per snellire macchina giudiziaria”

Da L'Altra Pagina - 13 novembre 2012 (link)


Il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Michele Vietti, intervistato questa mattina a “UnoMattina” da Paolo Di Giannantonio, non ha dubbi su quali debbano essere le soluzioni per sbloccare gli enormi ritardi della macchina giudiziaria italiana:

Il grave problema dell’ingolfamento e lentezza della giustizia civile ci rende il Paese più 'multato' in Europa e per uscire da questa situazione ci sono due vie: “Lo snellimento dei riti processuali ma soprattutto puntare ai sistemi alternativi per la risoluzione delle controversie quali la mediazione e la conciliazione”.

Michele Vietti non tralascia nemmeno la giustizia penale affermando che occorre una depenalizzazione e che, anche nel campo penale, é necessario utilizzare sempre di più sistemi alternativi al processo.

domenica 11 novembre 2012

Mediazione, si gioca tutto su due emendamenti. Fini riceverà il Forum dei Mediatori


Di Salvatore Primiceri
10 novembre 2012 (link)

Lunedì 12 novembre é la giornata di mobilitazione dei mediatori civili e degli organismi di mediazione. Si ritroveranno in Piazza Montecitorio per esprimere, in una manifestazione, le loro preoccupazioni dopo la recente comunicazione della Corte Costituzionale che annunciava l’illegittimità del D.Lgs. 28/2010 nella parte in cui prevede l’obbligatorietà del tentativo di mediazione.

Arriveranno da tutta Italia, chi con pullman organizzati chi con i propri mezzi, certi che un Paese civile come l’Italia che ambisce ad essere protagonista dell’Europa unita, non possa prescindere dallo sviluppare adeguati sistemi stragiudiziali di risoluzione delle controversie, fra cui la mediazione, metodo che riduce enormemente costi e tempi rispetto ad una causa civile, con evidenti vantaggi per le parti stesse, anche di tipo morale e umano.

Il ministero della Giustizia ha confermato, pochi giorni fa, con i dati ufficiali, che la mediazione é uno strumento che in Italia sta iniziando a funzionare bene. Interrompere proprio oggi questo processo culturale può creare quindi molti problemi, non solo all’ingolfamento conclamato della giustizia civile ordinaria, ma ai lavoratori del mondo della mediazione che avevano investito migliaia e migliaia di euro.

Per far fronte a questa fase di “stallo”, ieri in una conferenza stampa congiunta, il FORUM NAZIONALE DEI MEDIATORI e ASSOMEDIAZIONE hanno confermato che sono stati presentati due emendamenti distinti alla Legge Sviluppo, uno a firma del senatore De Lillo, l’altro a firma dei senatori Bruno e Castiglione.

La sostanziale differenza fra i due emendamenti sta nel termine dell’obbligatorietà della mediazione come condizione di procedibilità. Per De Lillo sarebbe sufficiente pensare al 31 dicembre 2017 come data entro cui “diffondere la cultura della mediazione” attraverso l’obbligatorietà, appunto temporanea, dopodiché la mediazione tornerebbe ad essere volontaria (ferma restando l’altra forma, quella delegata dal giudice). Per Bruno e Castiglione invece, é meglio non inserire termini e lasciare così un’obbligatorietà a tempo indeterminato.

Durante la manifestazione del 12 novembre, verranno distribuiti e raccolti dei moduli attraverso cui, anche i cittadini, potranno esprimersi sull’emendamento che preferiscono al fine di dare al Parlamento ed al Governo una chiara indicazione della volontà popolare sul tipo di “mediazione obbligatoria” da adottare.

La manifestazione si terrà dalle ore 9 alle ore 14. Il Presidente della Camera, On.le Gianfranco Fini, riceverà ufficialmente il Forum Nazionale degli Organismi di Mediazione e dei Mediatori Civili alle ore 16:00.